Autostrada Maremma, ambientalisti in trincea

Autostrada della Maremma, riparte la battaglia. All’indomani dell’annuncio dell’accordo governo – Regione su un tracciato che si sovrappone a quello della vecchia Aurelia 1, si riaccendono le polemiche. I comitati locali hanno lanciato una raccolta di firme e minacciano di scendere in piazza, Italia Nostra parla di "paesaggio ed economia a rischio", il Wwf rilancia […]

Autostrada della Maremma, riparte la battaglia. All’indomani dell’annuncio dell’accordo governo – Regione su un tracciato che si sovrappone a quello della vecchia Aurelia 1, si riaccendono le polemiche. I comitati locali hanno lanciato una raccolta di firme e minacciano di scendere in piazza, Italia Nostra parla di "paesaggio ed economia a rischio", il Wwf rilancia la sua opposizione denunciando una "soluzione inutile e costosa".

Eppure l’impatto dell’opera che si prospetta è molto minore rispetto alle due opzioni autostradali rimaste per decenni in lizza: i vecchi piani prevedevano il passaggio all’interno, in una zona praticamente incontaminata, tra vigneti, oliveti, agriturismi, in pieno parco; oppure sei nuove corsie vicine alla costa. Adesso per la prima volta la Sat, Societa autostrada tirrenica, accetta di utilizzare come base del percorso la vecchia Aurelia. Un’ipotesi vicina a quella sostenuta dagli ambientalisti.

"Restano differenze sostanziali", obietta Nicola Caracciolo,  vicepresidente di Italia Nostra. "Mettere in sicurezza l’Aurelia allargandola costerebbe attorno a un miliardo di euro, questo progetto raddoppia la cifra: perché spendere tanto quando non ci sono le risorse per la Casa del gladiatore a Pompei o la Domus aurea al Foro romano? E poi c’è l’impatto degli svincoli e delle cosiddette complanari, le strade necessarie ad assicurare la viabilità a chi non vuole pagare il pedaggio autostradale. Parliamo di un tratto di costa stretto tra le colline e il mare, in alcuni punti sono appena 2 o 3 chilometri già occupati dalla ferrovia e dall’Aurelia: non si può aggiungere altro asfalto. Non vorrei che tanta insistenza si legasse all’idea di una centrale nucleare a Montalto di Castro, che richiederebbe una via di fuga rapida per l’evacuazione".

Anche Gaetano Benedetto, del Wwf, prende le distanze dal progetto sostenendo che "la scelta autostradale avrà impatti pesanti su ambienti fragili e di grande valore naturalistico e ripercussioni negative non solo in Maremma, ma anche a maggiori distanze, come sul punto di connessione con il raccordo di Roma". E Vittorio Emiliani precisa: "Non sono favorevole al progetto, perché il progetto non esiste ancora. E’ positiva la scelta di utilizzare il tracciato dell’Aurelia, ma finché non ci sono le carte non si può valutare l’impatto ambientale, vedremo".

Una volta ristretto il campo delle opzioni a un percorso che si sovrappone all’Aurelia, quali sono i nodi del conflitto? "Un’autostrada si può realizzare in molti modi", spiega Anna Donati, uno dei due tecnici che ha seguito la querelle. "Se si crea un sistema completamente chiuso scatta l’obbligo delle complanari e una grande quantità di svincoli: in questo caso l’impatto è pesante. Se invece si lascia la percorrenza libera sui brevi tratti creando un pedaggio proporzionale alla distanza si può ridurre al minimo il nuovo asfalto. E in ogni caso serve, sul modello francese, un forte investimento sulla riqualificazione del paesaggio attraversato dalla nuova struttura".

A ben guardare, insomma, la differenza tra le due posizioni che ancora si contrappongono – da una parte chi vuole l’allargamento dell’Aurelia, dall’altra chi sostiene la trasformazione dell’Aurelia in autostrada – potrebbe ridursi sensibilmente. Un tracciato autostradale senza il peso delle complanari e di un gran numero di svincoli ridurrebbe l’impatto ambientale e trasferirebbe sulla società costruttrice l’onere della spesa. Anche la riduzione delle dimensioni del progetto, del resto, ha una ragione economica che gli ambientalisti avevano sottolineato da tempo: il flusso di auto previsto non basta per ripagare un investimento come quello ipotizzato in un primo momento che arrivava ai 3-4 miliardi di euro per la variante più impegnativa.

"Io sono fiducioso: le complanari non ci saranno, non sono previste", assicura Edoardo Zanchini, responsabile mobilità della Legambiente. "Certo, prima di dire l’ultima parola bisognerà aspettare che il progetto venga reso ufficiale. Ma al momento quella che si prospetta è un’autostrada leggera e a basso impatto ambientale, aver bloccato le alternative più devastanti è una bella soddisfazione".

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