Aspettando Copenaghen

A qualcuno piace calda ecco come salvare la terra Mille punti di disaccordo sparsi nelle 170 pagine della bozza di documento finale. A 41 giorni dall’inizio della conferenza di Copenaghen il quadro formale della situazione non potrebbe essere peggiore. Per evitare che il caos climatico assuma proporzioni devastanti, bisogna tagliare le emissioni serra, cioe’ il […]

A qualcuno piace calda ecco come salvare la terra

Mille punti di disaccordo sparsi nelle 170 pagine della bozza di documento finale. A 41 giorni dall’inizio della conferenza di Copenaghen il quadro formale della situazione non potrebbe essere peggiore. Per evitare che il caos climatico assuma proporzioni devastanti, bisogna tagliare le emissioni serra, cioe’ il consumo di combustibili fossili e la deforestazione, dell’80 per cento a meta’ secolo.

Una scelta che e’ anche privata. E il nostro sito, in collaborazione con il Wwf, lancia oggi una nuova iniziativa.

Lo scenario politico. L’Europa, che ha sostenuto e vinto la battaglia per la ratifica del protocollo di Kyoto, non puo’ continuare ad andare avanti da sola anche per la seconda fase degli impegni, quelli per il periodo successivo al 2012. Ma Stati Uniti da una parte e il Bric (Brasile, Russia, India, Cina) dall’altra restano in stallo: nessuno dei due blocchi puo’ muoversi senza avere la garanzia che anche l’altro faccia lo stesso ed entrambi hanno problemi politici seri. Il braccio di ferro sulla sanita’ ha ridotto i margini della Casa Bianca per la trattativa sul clima che vede forti resistenze interne. E i paesi emergenti, dopo aver calcolato quanta dell’anidride carbonica attualmente in atmosfera e’ venuta dai paesi di prima industrializzazione, ripetono la formula delle “responsabilita’ comuni ma differenziate”.

Dunque, restando fermi al quadro degli equilibri politici attuali, la partita dovrebbe essere data per persa. Ma c’e’ un fattore che rompe gli schemi e che sta diventando sempre piu’ importante: il ruolo dell’opinione pubblica mondiale non disponibile ad accettare di veder sparire nell’arco di un secolo l’equilibrio climatico che ci accompagna dal momento in cui il primo essere umano ha piantato un seme nella terra. I due Nobel consecutivi all’uomo politico americano che si e’ piu’ impegnato per la pace con la natura (prima Gore, ora Obama) rappresentano un segnale chiaro in questa direzione.

E infatti qualcosa comincia a muoversi. L’Europa ha deciso di tagliare le emissioni serra di una quota compresa tra l’80 e il 95 per cento entro il 2050 e potrebbe spingere al 30 per cento l’abbattimento dell’anidride carbonica al 2020. Obama sta accelerando il pressing per ottenere una legge che obblighi gli americani a tagliare le emissioni del 17 per cento al 2020. Il Brasile si e’ dichiarato disponibile a fermare l’80 per cento della deforestazione in Amazzonia al 2020 e l’Indonesia del 26 per cento. Anche la Cina per la prima volta ha accettato di collegare le emissioni di carbonio al parametro climatico invece che a quello energetico. L’accordo non e’ impossibile. Ma deve comprendere un impegno che riguardi il prossimo decennio: essere virtuosi al 2050, nel governo dei nipoti, e’ troppo facile.

La nostra iniziativa. E i nostri comportamenti quotidiani? Repubblica.it e Wwf pubblicano da oggi un calcolatore per misurare la vostra impronta di carbonio. Provatelo anche voi. “Capire il proprio legame con la produzione di C02 – afferma il Wwf – e’ essenziale per poter iniziare una salutare dieta”.

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