Anche Versace scropre il low cost

Il conto alla rovescia è già scattato. Tra sette giorni la collezione super lusso del marchio Versace, in versione low cost, arriva nei negozi H&M, la catena svedese che è riuscita a rendere democratica la moda delle grandi griffe. E in attesa dello sbarco in 300 negozi sui 2.300 che H&M ha in tutto il […]

Il conto alla rovescia è già scattato. Tra sette giorni la collezione super lusso del marchio Versace, in versione low cost, arriva nei negozi H&M, la catena svedese che è riuscita a rendere democratica la moda delle grandi griffe. E in attesa dello sbarco in 300 negozi sui 2.300 che H&M ha in tutto il mondo, l’ altra sera a New York è stato organizzato un mega evento per celebrare il mondo Versace. Prince ha fatto un concerto di un’ ora con una versione di "Purple rain" che ha mandato in visibilio Donatella Versace, circondata da Sofia Coppola, Uma Thurman ed Helena Christensen. In platea più di mille persone, riunite in un capannone industriale sull’ Hudson River, trasformato in un salone da defilè, con pareti, tutte a specchi, greche e oblò con l’ occhio di Donatella Versace, stile "grande fratello". Per mandare in porto questo processo di "democratizzazione" di Versace c’ è voluto un anno di lavoro. «Il risultato è un grande omaggio a Gianni, al suo talento e al nostro passato» racconta Donatella Versace, in compagnia della figlia Allegra e dell’ ex marito Paul Beck. «Ora voglio avvicinare i giovani alla moda Versace. Questa collaborazione mi è stata offerta anni fa e non me la sono sentita – spiega – poi a farmi cambiare idea è stato l’ incontro con Lady Gaga». L’ icona pop voleva abiti speciali della maison e così Donatella ha deciso di metterle a disposizione gli archivi. Gli abiti che Lady Gaga ha poi indossato al Gay Pride di Roma hanno scatenato un interesse tale che, come dice la stilista: «ho capito che era arrivato il momento per riproporre tuttii nostri capi icona». Quelli in pelle nera con le borchie oro, le stampe barocche con palme stile "Miami beach", i pepli da dea greca in maglia metallizzata oro e argento e le mini tuniche con stampe coloratissime da portare con leggings e sandali dal tacco alto. Tutti abiti che hanno sfilato ieri sera in versione "low cost", prodotti, con grande cura, in Cina e Romania, "rispettando i diritti dei lavoratori e i codici etici" come ricorda Margareta van den Bosch, la figura chiave del gruppo H&M. È lei la mente creativa del colosso svedese che, nella classifica mondiale dei brand di successo, guidata da Louis Vuitton, sta al 21esimo posto con 16.45 miliardi di dollari di fatturato, contro gli 8,06 miliardi di Zara. «I vestiti sono come il pane, ne hai sempre bisogno – dice Margareta van den Bosch – ma non possono costare come l’ affitto di una casa. Noi garantiamo prezzi bassi, qualità e moda». L’ unione di H&M con le grandi griffe è iniziata nel 2004 con Karl Lagerfeld e, di anno in anno, l’ elenco si è arricchito. Sino a Donatella Versace. I suoi abiti low cost (dai 19.90 euro per una t-shirt ai 299) sono piaciuti e nell’ anteprima delle vendite c’ era chi si strappava di mano vestiti, leggings e giubbini borchiati.

Torna in alto