Ambiente: l’accordo di Cancun e’ un bluff

Dicono che, almeno, hanno salvato la faccia. Ma non é vero. L’accordo raggiunto in extremis a Cancun, nell’ultimo vertice mondiale sull’Ambiente, in realtà é una scatola vuota che non sposta di un millimetro la lotta contro l’inquinamento. La riduzione delle emissioni di anidride carbonica, del 25-40 per cento entro il 2020 per ridurre così di […]

Dicono che, almeno, hanno salvato la faccia. Ma non é vero. L’accordo raggiunto in extremis a Cancun, nell’ultimo vertice mondiale sull’Ambiente, in realtà é una scatola vuota che non sposta di un millimetro la lotta contro l’inquinamento. La riduzione delle emissioni di anidride carbonica, del 25-40 per cento entro il 2020 per ridurre così di due gradi la temperatura, era già stata fissata in passato, ma resta un obiettivo sospeso nel vuoto in quanto non é né vincolante né impegnativo per nessun governo. Un "impegno programmatico", lo hanno definito, che serve solo a dare in pasto all’opinione pubblica la parvenza di un’intesa tra i 194 governi seduti al tavolo di Cancun. 
Ancora più nebulosa é la parte finanziaria del pacchetto sottoscritto in Messico, dove é prevista la creazione di un fondo di 30 miliardi di dollari l’anno per il periodo 2010-2012 per i paesi in via di sviluppo, destinati a diventare poi 100 miliardi di dollari l’anno. A parte il nome suggestivo, Green Climate Fund, e il soggetto titolare dell’iniziativa, la Banca Mondiale, non é affatto chiarito chi, come e quando pagherà questo conto. D’altra parte con i problemi che tutti i paesi hanno in materia di bilanci sovrani e con una crisi finanziaria ancora in atto, é facile prevedere che molte nazioni non si presenteranno all’appello con le scadenze previste, e ancora una volta non vincolanti, dall’accordo di Cancun. In caso contrario, per esempio, l’Italia dovrebbe tirare fuori, entro il 2012, 410 milioni di dollari che il ministro Giulio Tremonti non ha alcuna possibilità di reperire. Infine il protocollo di Kyoto che resta finora l’unica intesa concreta e vincolate: c’é un impegno a prevedere una seconda fase,  a partire dal 2012. Ma con la Cina e gli Stati Uniti che continuano a fare orecchie da mercanti. 
L’unica consolazione di questo vertice e dell’accordo bluff é che nessuno si aspettava grandi cose dalla riunione di Cancun, dopo il fallimento di Copenhaghen, e quindi é stato più facile, in questo gioco al ribasso, arrivare comunque a un documento condiviso. Un documento, però, che vale meno di un pezzo di carta straccia.  
 
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