Ambiente ed energia: il forcing di Obama

Barack Obama rilancia. Messo nell’angolo dalla piu’ grave catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti, il presidente americano coglie la balla al balzo per rilanciare il suo piano energetico. E innanzitutto per convincere l’opinione pubblica di una missione nazionale del suo governo: liberare gli Stati Uniti dalla dipendenza del petrolio. E’ una battaglia epocale, condizionata […]

Barack Obama rilancia. Messo nell’angolo dalla piu’ grave catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti, il presidente americano coglie la balla al balzo per rilanciare il suo piano energetico. E innanzitutto per convincere l’opinione pubblica di una missione nazionale del suo governo: liberare gli Stati Uniti dalla dipendenza del petrolio. E’ una battaglia epocale, condizionata innanzitutto dalla legge dei numeri (gli Usa hanno meno del 2 per cento delle riserve mondiali di petrolio e il 20 per cento del consumo mondiale totale): una sfida sulla quale Obama intende giocare una quota determinante della sua popolarita’.
Quali sono le mosse strategiche del presidente americano? In primo luogo l’uso del bastone e della carota con le societa’ petrolifere, da sempre ben protette dalle lobbies congressuali. Se la Bp si e’ impegnata a creare un fondo di 20 miliardi per gli indennizzi per il disastro nel Golfo del Messico, Obama ha archiviato la proposta di una carbon tax per le emissioni nocive, molto sgradita allo schieramento repubblicano. Poi ci sono le puntate sul tavolo delle energie alternative, a partire dal nucleare. Il ministero dell’Energia, nello scorso mese di febbraio, ha concesso un prestito di 8,3 miliardi di dollari alla Southern Company per costruire due nuove centrali nucleari di ultima generazione in America, le prime dopo trent’anni, promettendo impianti “puliti e sicuri”. Altri 25 miliardi di dollari sono stati stanziati per le energie pulite, all’interno di un pacchetto di interventi che, secondo quanto promesso in campagna elettorale, ammonta a 150 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni. L’obiettivo e’ di accelerare sulla strada che porta all’uscita dalla trappola petrolifera e di farlo puntando anche sul fatto che la green economy si traduce in significative opportunita’ per l’occupazione: sono in ballo migliaia di posti di lavoro di manodopera qualificata, uno dei bacini elettorali piu’ importanti di Obama. Forte di queste diverse prospettive, il presidente americano prova a ottenere sul suo piano energetico un voto bipartisan al Congresso: un motivo in piu’ per caricare tutta la sua iniziativa di orgoglio nazionale, con continui e retorici discorsi televisivi e messaggi alla popolazione.
L’impianto della politica energetica di Obama non potra’ non avere riflessi sulle scelte dei governi dell’Unione europea, e ci consegna alcune indicazioni di fondo che segneranno la rotta dei prossimi anni. Primo: l’uscita dalla dipendenza del petrolio e’ una scelta irreversibile, dalla quale non si tornera’ indietro. Secondo: il mix delle fonti alternative viene ricercato senza escludere alcuna opzione, e riaprendo dossier, come appunto quelli sul nucleare, che sembravano definitivamente archiviati. Terzo: il nuovo ambientalismo di stile obamiano e’ molto pragmatico e per nulla ideologico. Quanto basta per renderlo credibile.

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