da Marina
Secondo Coldiretti dalle agroenergie potrebbero arrivare entro il 2020 circa 15,80 Mtep, milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, di energia, pari a quanto produrrebbero 3 centrali nucleari.
Scrive Coldiretti nel suo comunicato stampa che si arriva a tale risultato poiché:
E’ la somma dei 4,3 Mtep prodotti attualmente dal settore con i 11,50 Mtep che potenzialmente potrebbero aggiungersi nei prossimi dieci anni. Il risultato è un contributo pari all’8 per cento del bilancio energetico nazionale al 2020 (2,2 per cento attuale più la quota di espansione potenziale del 5,9 per cento). Sul piano ambientale sviluppando le rinnovabili con il coinvolgimento diretto del mondo agricolo e senza causare danni al territorio, si potrebbero evitare emissioni paria a 26,37 milioni di tonnellate all’anno di anidride carbonica (CO2), con un impatto occupazionale al 2020 di poco meno di 100.000 unità. Tuttavia, per attivare questo processo è necessaria un politica mirata, poichè, se è vero che oggi l’agroenergia rappresenta una opportunità il rapporto tra la tutela del territorio agricolo e lo sviluppo delle energie rinnovabili richiede la determinazione di puntuali criteri di bilanciamento.
Insomma Coldiretti propone che il sostegno alle agroenergie, che incasella nelle rinnovabili, arrivi dagli incentivi statali e anzi sollecita i decreti emanativi al Dlgs 3 marzo 2011, n.28.
Ma cosa sono le agroenergie? Biodiesel, bioetanolo, biogas e biomasse. Ossia tutto quello che è prodotto o sottoprodotto agricolo da bruciare. Inclusa la pollina, ossia escrementi dei polli raccolti dagli allevamenti intensivi, che bruciano male e poco ma che accumulano interessanti incentivi. In proposito vi invito a rispolverare una puntata di Report del 2010