A Milano sprecati 4,8 milioni di euro per un sito fantasma sul turismo

di ORIANA LISO e TERESA MONESTIROLI   l costo, finora, è solo la metà del suo fratello maggiore. Ma il flop, pare, è esattamente nello stesso ordine di grandezza. Anche il Comune di Milano, così come il governo, tre anni fa aveva deciso di dotarsi di un sito Internet dedicato al turismo in città: www.turismo.milano.it, […]

di ORIANA LISO e TERESA MONESTIROLI

 

l costo, finora, è solo la metà del suo fratello maggiore. Ma il flop, pare, è esattamente nello stesso ordine di grandezza. Anche il Comune di Milano, così come il governo, tre anni fa aveva deciso di dotarsi di un sito Internet dedicato al turismo in città: www.turismo.milano.it, un portale per raccogliere tutte le informazioni su eventi, teatri, musei, shopping, ristorazione. Niente di strano, per una città che vive anche di turismo, sia pur soprattutto d’affari. Ma finora quel progetto si è mangiato oltre 4 milioni e 800mila euro di investimenti, tra sviluppo, infrastrutture tecnologiche, licenze, gestione, restando però una pagina web quasi carbonara, con un numero di contatti — un milione i visitatori in poco più di otto mesi, niente più che 4mila al giorno — che qualsiasi internauta smaliziato giudicherebbe molto, molto scarso.

Ancor peggio sarebbe il giudizio se il suddetto internauta andasse a guardare il numero di quanti hanno aperto una volta quel sito per poi decidere di non tornarci più — 880mila persone — o il numero di quanti non hanno sentito il bisogno di andare oltre l’homepage: 343mila persone. Risultati scarsini, a fronte di un investimento che l’allora sindaco Moratti e l’allora assessore al Turismo, Massimiliano Orsatti (e il suo successore Alessandro Morelli), avevano evidentemente giudicato congruo. Perché pensare e realizzare il sito (slogan prescelto: “Dentro la città, fuori dai luoghi comuni”) è costato e continua a costare un bel po’.

Nel biennio 2008-2009 — quello in cui è partita la fase di progettazione — il Comune ha messo a bilancio 2 milioni e 626mila euro: 867mila per il capitolo sviluppo, 161mila per le infrastrutture tecnologiche, 212.539 per la manutenzione, 829.265 per la gestione onerosa, 555.468 per le licenze. Nonostante i soldi spesi già allora si partì con ritardo: il portale doveva essere presentato alla Bit, la fiera del turismo, nel 2009, ma slittò di un anno perché i motori di ricerca da installare erano molto sofisticati. È andata di poco meglio per le casse comunali l’anno dopo: tolti i capitoli di avviamento del progetto, sono rimasti quelli della gestione (796mila euro) e delle licenze (altri 585mila). E per l’anno in corso? Oltre 800mila euro sono già andati, spesi. Ma la nuova amministrazione ha bloccato la gara — già in fase avanzatissima, dopo la consegna delle offerte — che metteva sul piatto altri 770mila euro per la “redazione e supporto alla progettazione dei portali del Comune”, che riguardava soprattutto il portale del turismo.

Perché, si sono chiesti a Palazzo Marino, a cosa serve un portale che quasi nessuno conosce e che assorbe non solo risorse economiche, ma anche un buon numero di persone impegnate nella sua gestione e che, invece, potrebbero essere utilizzate in altri settori? Ecco perché anche il nuovo assessore Franco D’Alfonso, che ha ereditato la pratica, ha deciso la cura da cavallo: un “piano vegetativo” a breve scadenza — spiega — e poi una decisione radicale sul futuro del portale. «Buttare via tutti quei soldi non si può, non solo perché non ce ne sono, ma perché è assurdo», sintetizza. Così per qualche mese il portale verrà aggiornato senza impiegarci più di un paio di persone. E poi si capirà cosa fare: se, con un nuovo bando, affidarlo a una società che lo gestisca in economia o se lasciare che il turista che viene a Milano trovi le informazioni che gli servono sulle decine di altre piattaforme online che parlano della città.

 

 

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