A Catania 240mila euro per gli scaffali vuoti

Una gestione pubblica farraginosa, che si maschera dietro l’alibi di una burocrazia elefantiaca. Non Sprecare segnala un altro esempio increscioso di uso delle finanze pubbliche: il comune di Catania spende infatti 240mila euro l’anno per l’affitto di uno stabile in Via San Giuseppe La Rena che dovrebbe ospitare gli archivi giudiziari. Peccato che i 27 […]

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Una gestione pubblica farraginosa, che si maschera dietro l’alibi di una burocrazia elefantiaca. Non Sprecare segnala un altro esempio increscioso di uso delle finanze pubbliche: il comune di Catania spende infatti 240mila euro l’anno per l’affitto di uno stabile in Via San Giuseppe La Rena che dovrebbe ospitare gli archivi giudiziari. Peccato che i 27 chilometri di scaffali dell’immobile siano ancora desolatamente vuoti. E ciò nonostante le casse comunali siano così sofferenti da non riuscire ad assicurare per tempo gli stipendi di alcuni dipendenti comunali.

La storia è raccontata da un articolo sul Corriere del Mezzogiorno, dove l’opposizione comunale attacca la maggioranza guidata dall’esponente del Pdl Raffaele Stancanelli. "L’altissimo canone di locazione pagato a vuoto dal Comune – spiega il coordinatore provinciale dei Liberal Pd Paolo Mangione – è scandaloso. Non era possibile cautelarsi nel caso in cui da Roma non avessero avallato la spesa, come poi è accaduto?" Mangione considera che si tratta di "una cifra che va a sommarsi agli oltre sei milioni di euro di fitti passivi pagati ogni anno dal Comune".

Dello stesso avviso i consiglieri comunali del Pd Saro D’Agata, Francesca Raciti, Carmelo Sofia, Pippo Castorina, Giovanni D’Avola, Lanfranco Zappalà: "E’ uno spreco di risorse pubbliche non tollerabile – affermano in coro – di fronte a una situazione finanziaria preoccupante che non permette nemmeno di pagare per tempo gli stipendi ai dipendenti. Non si comprende come mai l’Amministrazione comunale non abbia provveduto a disdire il contratto”.

Il Comune ha spiegato tutto per iscritto, precisando che "nessuno spreco si è verificato ma anzi la concreta testimonianza di come l’Amministrazione abbia agito in piena aderenza alle leggi, dovendo subire scelte non dipendenti dalla propria volontà e purtuttavia agendo per sfruttare al meglio gli oneri contrattuali derivanti”. L’Amministrazione, inoltre, precisa che lo stabile diventerà un polo archivistico per il Comune, e che le chiavi sono già state consegnate alla Segreteria Generale, con un risparmio di 250 mila euro all’anno dalla dismissione di altri immobili in affitto come quelli in via Sant’Agata e in viale XX Settembre. Una parte sarà usata presto dalla Corte di Appello, spendendo 78 mila euro.

Palazzo degli Elefanti ha raccontato la lunga storia dell’affitto di questo stabile: il palazzetto doveva servire alla Corte d’Appello per archiviare i fascicoli di Tribunale, Procura e della stessa Corte. Un "invito impositivo" a cui il Comune aveva risposto con cinque offerte d’affitto «chiavi in mano» scaffali compresi. Il primo tentativo era andato a vuoto, perché la ditta "Orazio Torrisi" non poteva comprare gli scaffali. Il secondo, con la Sila Spa, era stato firmato il 26 luglio dell’anno scorso ma, anche se a dicembre i locali erano pronti, poi era arrivata la notizia che la delibera doveva essere revocata. Un dietrofront causato dal fatto che "la Commissione giudiziaria – spiega il Comune – aveva inopinatamente cambiato orientamento essendo stati istituiti diversi poli archivistici nazionali, tra cui quello per la Sicilia Orientale, e che l’Agenzia del Demanio aveva stipulato i relativi contratti". Secondo l’Avvocatura Comunale il contratto già firmato con la Sila non si poteva rescindere più, così l’Amministrazione aveva deciso di usare il palazzo come archivio comunale.

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