A Bologna la prima centrale solare “solidale”

Nasce alla Facolta’ di Agraria di Bologna la prima centrale solare solidale, che ha l’obiettivo di accendere la ricerca e di portare energia rinnovabile nei paesi in via di sviluppo. Si tratta di un impianto fotovoltaico che verra’ installato sui tetti della Facolta, con la sua potenza di 150kWp consentira’ di far risparmiare circa 180.000 […]

Nasce alla Facolta’ di Agraria di Bologna la prima centrale solare solidale, che ha l’obiettivo di accendere la ricerca e di portare energia rinnovabile nei paesi in via di sviluppo. Si tratta di un impianto fotovoltaico che verra’ installato sui tetti della Facolta, con la sua potenza di 150kWp consentira’ di far risparmiare circa 180.000 kWh all’anno di energia elettrica evitando l’emissione di 110 tonnellate di anidride carbonica.
Inoltre, il risparmio nella quota di consumi di energia elettrica verra’ reinvestito in ricerca: i circa 40.000 euro in meno nella bolletta dell’Ateneo consentiranno, infatti, di finanziare due assegni di ricerca annuali dimostrando come una fonte di energia rinnovabile gratis e democraticamente distribuita possa illuminare la ricerca scientifica.

Con la realizzazione di questo impianto, sottolinea in una nota il Wwf, l’Ateneo di Bologna vuole dare un primo contributo alla produzione di energia ecocompatibile e impegnarsi nella lotta ai cambiamenti climatici e l’uso consapevole delle risorse. L’impianto sara’ inoltre capofila di una rete virtuale di impianti fotovoltaici per la solidarieta’ tra i popoli ovvero di impianti in cui ognuno avra’ la possibilita’ di “adottare” un quadretto di silicio attraverso una piccola donazione economica (maggiori informazioni nel sito: www.luceevitaenergia.it). In questo modo l’impianto diventera’ una grande tavola che accogliera’ tutti coloro che vogliono partecipare al progetto di solidarieta’: il ricavato della vendita dell’energia sara’ destinato a sostenere progetti di pianificazione energetica in quei Paesi da cui oggi stiamo sottraendo le fonti energetiche impedendo ed ostacolandone la crescita e la possibilita’ di garantirsi un futuro migliore.
L’energia per la prima volta puo’ diventare solidarieta’ diretta – spiega l’associazione ambientalista – utilizzando il Sole come fonte di energia democraticamente distribuita, nel tentativo di alleviare quella trappola energetica che lega il fornitore al consumatore.

questo lo spirito del progetto Free (Fotovoltaico per la Ricerca Eco ed Equo solidale) promosso 3 anni fa dall’associazione Luce&Vitaenergia in cui l’idea, nata dal Prof. Leonardo Setti del Dipartimento di Chimica Industriale e dei Materiali dell’Universita’ di Bologna, e’ quella di permettere a tutti, attraverso un piccolo sforzo economico, di contribuire sia a cambiare il perverso sistema che lega i Paesi produttori a quelli consumatori sia a proteggere l’ambiente minacciato dal riscaldamento globale.

Stiamo cercando di mettere in atto – ha dichiarato il Preside della Facolta’ di Agraria, Andrea Segre’ – una politica energetica che porti al contenimento dei costi energetici ma che ha, al contempo, anche rilevanti aspetti etici. Il mio obiettivo e’ che la nostra Universita’ diventi sostenibile dal punto di vista ambientale, sfruttando le competenze che abbiamo al nostro interno, utilizzando gli incentivi dello Stato e accedendo alle opportunita’ offerte dalle nuove regole del mercato dell’energia. Abbiamo messo la questione energetica e la diminuzione dell’impatto ambientale al centro del nostro programma di lavoro.

Il Wwf Italia che, ha valutato positivamente il progetto, ha deciso di concedere il patrocinio proprio per dimostrare come l’energia possa essere parte delle iniziative di solidarieta’, sulle quali l’Associazione opera con propri progetti in diversi Paesi, compresi tutti gli aspetti educativi e di sensibilizzazione. Il progetto prevede inoltre una giornata simbolica per l’accensione annuale degli impianti del network e durante la quale realizzare incontri, convegni, meeting, in tutte le strutture ospitanti gli impianti in cui l’energia, l’ambiente e l’etica possano trovare un luogo comune di ascolto.

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