A meno di guerre, carestie apocalittiche, gravi incidenti nucleari in Paesi con miliardi di abitanti e altre cose che non è bello prefigurare nel 2050 gli abitanti della Terra dovrebbero superare quota nove miliardi. Diventerà complicato riuscire a nutrire e far stare decentemente tutti se non si pensa ad un assetto completamente diverso del pianeta. A consumi più sensati e sobri.
Certo potrebbero e dovrebbero intervenire soluzioni e innovazioni capaci di rendere più facile la conquista di un nuovo equilibrio, ma le scoperte rivoluzionarie e sensazionali non entrano nel conto quando si portano avanti studi tesi ad immaginare come sarà il mondo nel futuro prossimo venturo.
Le Nazioni Unite si sono poste innanzi tutto il problema del cibo. Nei prossimi quarant’anni sarebbe necessario raddoppiare la produzione mondiale di cibo, per nutrire 2 miliardi di persone in più. Ma non si tratta di una sfida facile visto che già oggi circa un miliardo di persone soffre la fame, mancano le terre su cui espandere le coltivazioni, nel mare c’è sempre meno pesce, l’acqua diventerà un bene sempre più prezioso.
E così le soluzioni più probabili che sono emerse in una prospettiva di inevitabile, relativa scarsità – secondo analisi accreditate – sono quelle di un allargamento dello spazio in tavola a pietanze e cibi anche molto diversi da quelli attuali. Cosa mangeremo nel 2050? Le ricerche dicono che un ruolo chiave lo avranno le alghe, ma anche gli insetti oltre che una serie di cibi proteici come la carne prodotti però artificialmente.
Le alghe sono una sorta di uovo di Colombo: crescono rapidamente, anche in condizioni difficili e possono essere utilizzate, oltre che come alimento per gli umani anche come cibo per animali, fertilizzanti naturali, carburante.
Sono già largamente usate in Oriente avranno successo – inevitabile – anche ad Occidente. Altra soluzione individuata dalle Nazioni Unite, il consumo sempre più allargato di insetti. Se ci sarà l’invasione delle cavallette – in sostanza – ci sarà solo da festeggiare, immaginandole poi fritte e bene condite in tavola. Anche in questo caso si tratta di una tipologia di piatto che noi occidentali non frequentiamo, ma che è ben noto in Africa, Asia e America Latina.
Molti insetti contengono proteine, calcio ed hanno un basso contenuto calorico. E come le alghe sono piccoli e la loro produzione su larga scala è a bassissimo impatto. L’Unione Europea ha stanziato un finanziamento di 3 milioni di euro per ogni Paese membro che incoraggi l’uso degli insetti in cucina.
Ultima risorsa messa in conto – ma meglio non considerarla più di tanto – la carne prodotta in laboratorio e i cibi geneticamente modificati e rinforzati: cereali, verdura e frutta con un sovrappiù di elementi in grado di renderle nutritive come un pasto più completo.
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