In America l’obesità, con la deriva verso il diabete, è una vera epidemia che sta colpendo in modo drammatico le nuove generazioni. Ma la battaglia contro il junk food, il cibo spazzatura, dalle bevande zuccherate alle patatine fritte, è ancora lontana da qualche significativo traguardo. Falliscono perfino piani di prevenzione, con relativi stanziamenti di fondi, inseriti nella riforma sanitaria di Obama, e divieti ossessivi come quelli imposti a New York.
Al mangiare bene e sano bisogna convincere, non costringere. E così negli Stati Uniti dei predicatori e delle più imprevedibili campagne d’opinione, sta riscuotendo un grande successo il tour di Michael Balley, una sorta di persuasore anti-obesi. Michael non va in giro in televisione, non partecipa a raduni politici, ma ha riscoperto l’efficacia di un’azione capillare porta a porta. Partendo dalla sua città, Oklahoma City, gira l’America in lungo e in largo, entra nelle case della gente comune, e spiega come e perché mangiare bene conviene. E consente di evitare malattie vascolari, ictus, trombosi. Il neo persuasore punta in particolare alla periferia urbana, alla gente più modesta, perché, lo dicono ancora le statistiche, l’obesità colpisce più duramente proprio i ceti medio-bassi, dove l’alimentazione è prigioniera del junk food.
In Italia non abbiamo bisogno di personaggi come Balley, e per mangiare sano basta semplicemente ricordarsi delle buone abitudini a tavola dei nostri genitori, dei nostri nonni. Delle famiglie dove siamo cresciuti.