Disfagia: cause, rimedi e prevenzione

La difficoltà a deglutire può essere legata a un dolore, ma anche ad alcune malattie. Specie quelle che colpiscono gli anziani. Primo rimedio: mangiare seduti e con la schiena dritta.

disfagia
La disfagia è la difficoltà oggettiva di deglutire cibi solidi, liquidi o semiliquidi. Può essere una disfagia temporanea, legata a condizioni transitorie e particolare (una fase di particolare stress) oppure persistente, legata a un’altra patologia in corso o a condizioni psicofisiche fragili.

DISFAGIA

La disfagia è una condizione per cui deglutire, anche liquidi, diventa faticoso. Sono in tanti a sottovalutanre questo disturbo che, nei casi più gravi, può sfociare in patologie croniche o perfino portare a rischio di soffocamento, con esiti fatali. La disfagia, di fatto, espone a rischio di malnutrizione, disidratazione e patologie respiratorie. In quest’ultimo caso, questo può avvenire per un passaggio errato del cibo nelle vie respiratorie piuttosto che in quelle digestive, dando origine ad una polmonite da aspirazione.
La difficoltà di deglutire può rendere difficili anche le relazioni sociali, rischiando che il soggetto si isoli e sperimenti condizioni psicologiche come ansia e depressione.

DISFAGIA IN ITALIA

La disfagia in Italia colpisce prevalentemente persone anziane, ma tutti possono soffrirne. In Italia, circa 1 persona su 5, una volta superati i 50 anni, sperimenta difficoltà nella deglutizione di cibi solidi e liquidi. Ma il 90 per cento della popolazione affetta da questo disturbo minimizza la patologia, senza ricorrere a rimedi. Bisogna sapere che nel nostro Paese sono dislocati diversi ambulatori ospedalieri in grado di trattare questa patologia e aiutare i pazienti a migliorare le capacità di deglutizione. Da tempo, purtroppo la disfagia non riguarda soltanto gli anziani, ma ne soffre anche il 35 per cento dei bambini.

disfagia

CAUSE

La disfagia è una patologia riscontrata prevalentemente tra gli anziani, ma può sorgere anche in persone più giovani poiché è una condizione che può colpire chiunque. Bisogna considerare, infatti, che in alcuni casi, questo tipo di disturbo può presentarsi anche in assenza di malattie specifiche.
Una delle cause più accreditate è l’avanzare dell’età. Dai 50 anni in poi, di fatti, inizia ad insorgere una condizione nota come sarcopenia. Questa è legata al naturale sviluppo vitale dell’individuo per cui i muscoli del nostro organismo cominciano ad indebolirsi, progressivamente e irreversibilmente.
Prima di questa età, ad ogni modo, il disturbo può manifestarsi a causa di problemi che riguardano alcuni organi deputati alla digestione, come l’esofago. Ma possono anche dipendere da fasi transitorie dovute a livelli di stress elevati.

MALATTIE ASSOCIATE

I disturbi della deglutizione possono presentarsi in caso di malattie neurologiche e neurodegenerative come la sclerosi multipla, il parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, demenza o Alzheimer. Ma non solo.
I soggetti più a rischio sono anche coloro che hanno subito traumi, ictus o tumori che coinvolgessero il sistema nervoso e le strutture anatomiche direttamente interessate alla deglutizione.

SINTOMI

I sintomi della disfagia possono essere diversi e non sempre molto evidenti.
  • Deglutizioni continue
  • Rigurgito di cibo dal naso
  • Inappetenza per l’ansia legata all’assunzione di cibo o di bevande
  • Senso di soffocamento
  • Bisogno di trattenere il boccone in bocca per diverso tempo
  • Tosse durante e dopo la deglutizione

DIAGNOSI

Per scoprire se un paziente è disfagico è possibile ricorrere ad un test medico: la manometria esofagea. Questo esame clinico consente di misurare, grazie a dei sensori, il numero di contrazioni muscolari ritmiche che si verificano nell’esofago proprio quando si mangia. In questo modo, si valuta in che modo avviene l’intero processo, dalla masticazione alla deglutizione, per capire l’efficacia della motilità del cibo attraverso l’esofago.
Il medico competente, in genere un otorinolaringoiatra, può anche scegliere di procedere con lo studio della deglutizione. Per face ciò, riveste del cibo con del bario, un elemento visibile ai raggi X, così da verificare durante il processo di masticazione quali sono i problemi che incorrono.
Un’altra opzione è l’esofagogastroduodenoscopia, EGD. Questa è un’endoscopia effettuata nel tratto gastrointestinale superiore. Il medico inserisce un piccolo tubo flessibile munita di una telecamera all’estremità. Lasciando scorrere il tubicino nell’esofago, riesce a valutare i sintomi e appurare, con mano, quale può essere il problema.

RIMEDI

La prima strategia da attuare è quella di abbracciare una dieta adeguata, affiancata da un esercizio regolare, come ad esempio la logopedia.

Per l’alimentazione, si raccomanda di mangiare seguendo alcune semplici regole:

  • Mangiare seduti
  • Schiena appoggiata allo schienale
  • Cercare di portare il mento verso il torace durante la deglutizione
  • Restare in silenzio mentre si mangia e non parlare, soprattutto mentre si mastica
  • Evitare distrazioni come TV o smartphone
  • Masticare lentamente
  • Mandare giù il boccone solo una volta ben masticato
  • Evitare consistenze miste (come la pastina in brodo)
  • Bere liquidi con l’aiuto di una cannuccia
  • Abbassare il mento verso lo sterno al momento della deglutizione, in modo da favorire il corretto transito del cibo.

In aggiunta, è possibile associare terapie consigliate dal logopedista per aiutare nella rieducazione per imparare di nuovo a deglutire.

CIBI ADATTI PER DISFAGIA

Le tipologie di dieta consigliate sono tre:
  • Fluida
  • Tritata
  • Addensante

La prima è fondata sulla preparazione di frullati. Tutti gli ingredienti vengono prima cotti, per ammorbidirli, e poi frullati. Si possono usare liquidi come succhi di frutta, latte o brodo per mescolare il tutto. In questo caso, si possono consumare più pasti al giorno con meno sforzo.

La dieta tritata, invece, è ideale per coloro che hanno una dentatura compromessa o assente e, quindi, sperimentano difficoltà nella masticazione. Il cibo viene sminuzzato e triturato per facilitare la deglutizione. Meglio pane morbido, pasta cotta oltre i tempi di cottura consigliati, con molto condimento, verdure cotte, budini e creme.

La dieta addensante, d’altro canto, predilige l’aggiunta di addensanti specifici per ottenere una consistenza simile a quella di un budino e, quindi, più facile da deglutire. Questa si rende abbastanza utile nel caso in cui il paziente abbia difficoltà ad ingerire liquidi.

CIBI DA EVITARE CON LA DISFAGIA

Evitare cibi duri come frutta secca, verdura cruda, verdura filacciosa, tagli di carne resistenti. Sono sconsigliati anche cibi liquidi mescolati con cibi solidi. Ad esempio, è meglio evitare yogurt con pezzi di frutta o cereali, semolino con verdure a pezzi o del genere. Questi cibi possono essere mangiati se i pezzi solidi vengono tritati o frullati.
In assoluto, sono da evitare i cibi che si appiccicano al palato, come gnocchi o pane gommoso. Anche le spezie o cibi in polvere possono causare non pochi problemi quando inducono a tossire, rendendo difficile la deglutizione. Vi sarà di sicuro capitato di tossire per il troppo cacao in polvere su un tiramisù o la troppa cannella su un dolce. In alternativa, esistono cibi specifici in commercio che permettono di ricostituire la polvere rendendola più densa.

FASI DELLA DEGLUTIZIONE

La deglutizione è un processo complesso che si distingue in tre fasi principali:
  • Orale
  • Faringea
  • Esofagea

Questo processo coinvolge la cavità orale, la faringe, la laringe e l’esofago.

La fase orale è caratterizzata dall’inserimento del cibo nella bocca che, grazie alla masticazione, alla salivazione e alla lingua, viene trasformato in bolo. Questo viene spostato dalla lingua verso il basso, ossia verso la faringe, da cui inizia la seconda fase.

La fase faringea è la via intermedia. Quando tutto prosegue nel modo giusto, il bolo scende lungo la faringe e l’epiglottide. La valvola che conduce alla laringe e in seguito ai polmoni, si chiude e provoca quella che è nota come l’apnea da deglutizione. Questo è necessario per evitare che il cibo penetri nelle vie respiratorie e rischi di terminare con un soffocamento. Nel caso, invece, in cui il cibo dovesse penetrare nelle vie respiratorie, si innesca un meccanismo protettivo di riflessi che provocano tosse, salvando i polmoni.

Nell’ultima fase della deglutizione, la fase esofagea, la valvola superiore dell’esofago si apre per far transitare il bolo, chiudendosi in seguito al suo passaggio. È qui che ricominciamo a respirare. Grazie alla forza di gravità e all’apertura della valvola inferiore dell’esofago, il bolo completa la fase deglutiva, terminando nello stomaco.

QUANDO PREOCCUPARSI PER LA DISFAGIA?

Bisogna iniziarsi a preoccupare quando e se le terapie non funzionano, la dieta applicata non migliora o porta ad un peggioramento, e se si cominciano a sperimentare quadri clinici a rischio come malnutrizione o polmonite frequente. In particolare, se gli alimenti prendono la strada sbagliata e finiscono nelle vie aeree, si rischia proprio la polmonite. Un’altra conseguenza grave della disfagia è la malnutrizione: ci si abitua a mangiare poco e male.

CHI È LO SPECIALISTA PER CURARE LA DISFAGIA?

Lo specialista a cui rivolgersi in caso di disturbi della deglutizione è l’otorinolaringoiatra. Il medico è specializzato nel trattamento di patologie connesse al tratto digestivo superiore, prevalentemente gli organi presenti nella gola, faringe, laringe ed esofago. Ma le sue competenze comprendono anche lo studio delle orecchie.

PREVENZIONE

In buona parte dei casi, i consigli per prevenire la disfagia prevedono l’applicazione dei rimedi citati in precedenza, con alcune accortezze aggiuntive:

  • Fare dei colpi di tosse, una volta che il boccone è giù, per verificare e liberare la gola da residui di cibo
  • Mantenere una buona e adeguata igiene del cavo orale
  • Mangiare seduti su una sedia con schiena dritta

DISFAGIA NERVOSA

La disfagia nervosa, che non ha alcuna origine organica, è una forma di fobia. Una paura intensa e persistente di deglutire. Anche semplicemente l’ansia può scatenare la disfagia nervosa, impedendo ai muscoli di fare il loro lavoro per una corretta deglutizione. La disfagia nervosa, indicata come bolo isterico, colpisce tipicamente chi ha avuto un fortissimo stress psicologico oppure chi soffre di depressione, e anche per questo tende a non mangiare.
E’ chiaro che il percorso per guarire dalla disfagia nervosa, in questo caso,  passa per l’aiuto di uno psicologo, di un terapista o di uno psicoanalista.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:

Torna in alto