Legge contro le microplastiche. Il divieto c’è ma i tempi si allungano

Di questo passo continueranno a invadere i mari. Facciamo un po' di chiarezza su cosa sono, come si formano, dove si trovano e come possiamo evitarle.

Sono micro ma creano un problema macro. Si tratta delle microplastiche, frammenti di plastica che giornalmente invadono i nostri mari. Secondo uno studio presentato durante il “World Economic Forum”, nel 2050 negli oceani ci saranno più plastiche che pesci. Anche la situazione italiana non è delle migliori, ma c’è una buona notizia perlomeno per il Po. Il Manta River Project, primo progetto ufficiale di sperimentazione scientifica di campionamento e provenienza delle microplastiche del Po, realizzato dall’Autorità distrettuale del fiume Po insieme all’Università La Sapienza di Roma, Arpae Daphne dell’Emilia Romagna e l’Agenzia interregionale per il fiume Po, ha rilevato che la loro quantità non è così elevata. E comunque non supera la soglia di criticità con un numero su unità di volume variabile tra 2,06 e 8,22. Questo non significa che il problema non esista ma il valore indica che l’aumento dei depuratori e l’incremento della raccolta differenziata stanno dando i loro frutti.

LEGGE CONTRO LE MICROPLASTICHE

Per arginare questa catastrofe l’associazione ambientalista Marevivo, anni fa, aveva presentato una proposta di legge (numero 3852) contro le microplastiche, con un testo sottoscritto da 40 parlamentari. L’obiettivo era vietare alle grandi aziende di utilizzare i microscopici frammenti all’interno dei loro prodotti. Ma in realtà non si trovano solo nei cosmetici, derivano anche dal deterioramento della plastica in generale. Quindi escluderle dal campo della cosmetica, come ha proposto di fare l’Ue con una legge che ne vieta l’utilizzo (e che dovrebbe attivarsi nel 2022), non è abbastanza. Mentre i tempi si allungano, il problema dell’inquinamento da microplastiche diventa sempre più grave. E sebbene, per arginarlo, occorrano leggi e divieti su scala globale, nel nostro piccolo possiamo imparare a evitarle. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

L’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha proposto di vietare tutte le microplastiche aggiunte a cosmetici, detergenti, vernici e prodotti vari. E l’Ue, constatando che l’inquinamento da microplastiche è sempre più fuori controllo, ne ha annunciato il divieto, impegnandosi a impedirne l’utilizzo nei prodotti cosmetici e nei detergenti.

Ma bisognerà aspettare, affinché la proposta diventi legge, il 2022. E anche allora cambierà poco dato che la legge riguarda nello specifico le microplastiche dei cosmetici, che rappresentano solo lo 0,2% di quelle totali. In questo modo si eviterebbero circa 10.000-60.000 tonnellate di microplastiche disperse nell’ambiente all’anno, una cifra che sembra elevata ma che in realtà è inconsistente.

NANOPLASTICHE INQUINANTI

Senza contare che, secondo le statistiche, di questo passo solo entro il 2028 si potrà registrare una diminuzione della metà delle microplastiche, e del 90% entro il 2030. Dato che però il divieto non riguarda le nanoplastiche, il mercato potrebbe dribblarlo facilmente e le conseguenze potrebbero essere anche peggiori. Le nanoplastiche, infatti, sono potenzialmente ancora più pericolose.

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MICROPLASTICHE: CHE COSA SONO

Le microplastiche sono frammenti di plastica di piccole dimensioni, con diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri. Particolarmente pericolose e nocive perché non possono essere filtrate dagli impianti di depurazione delle acque e hanno libero accesso ai mari, dove vengono scambiate per cibo da diverse specie di pesci. E quando non sono causa di morte immediata, finiscono nel nostro piatto.

DOVE SI TROVANO LE MICROPLASTICHE

Tuttavia le microplastiche non si trovano solo nei mari. Ovunque venga scaricata scorrettamente della plastica si possono formare questi frammenti, che derivano dal suo deterioramento. Anche il lavaggio di capi sintetici produce microplastiche, circa il 35%, e l’abrasione dei pneumatici durante la guida, circa il 28%. Senza contare quelle fabbricate dall’industria cosmetica, che rappresentano circa il 15-31% del totale presente negli oceani.

Solo per i prodotti di bellezza, nel 2013, sono state utilizzate quasi cinquemila tonnellate di questi piccoli frammenti di plastica. Basti pensare che in certi cosmetici come scrub, bagnoschiuma, dentifrici e creme lenitive le microplastiche rappresentano dall’uno al 90 per cento del peso del prodotto stesso. E la quasi totalità dei residui finiscono in mare e di conseguenza nei pesci, anche in quelli di cui ci alimentiamo.

COME SI FORMANO LE MICROPLASTICHE

Le microplastiche derivano dalla frammentazione di pezzi di plastica non riciclabile, dovuta a diversi fattori. In acqua, per esempio, onde, microbi, raggi ultravioletti, vento concorrono tutti alla loro formazione. E al di fuori, è il deterioramento stesso della plastica a crearle, così come l’abrasione dei pneumatici delle auto e il lavaggio dei capi sintetici.
Ma ci sono anche le microplastiche fabbricate dalle industrie, soprattutto dell’ambito cosmetico, frammenti che nascono appositamente piccoli per assolvere a specifiche funzioni.
Dove si trovano

MICROPLASTICHE NELL’ARIA

Soprattutto in acqua ma non solo. Le microplastiche si trovano anche nell’aria, da dove poi finiscono in acqua tramite il vento, e addirittura negli insetti nati in acque contaminate che, mangiati da animali di cui ci nutriamo, le trasportano fino a noi. Per non parlare ovviamente dei pesci che portiamo a tavola, molti dei quali si nutrono delle microplastiche disperse in mari ed oceani. Che non sono poche. Secondo un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, Unep, ogni chilometro quadrato di oceano ne include una media di 63.320. E il nostro Mediterraneo è uno dei più inquinati.

Il motivo per cui sono così diffuse in acqua dipende, fra le altre cose, dalle loro caratteristiche fisiche e chimiche, oltre che dalle dimensioni ridotte, che ne facilitano la dispersione nell’ecosistema marino, impedendo un efficace filtraggio.

MICROPLASTICHE: COME EVITARLE

Sicuramente divieti globali tesi a ridurre la produzione di microplastiche nell’industria cosmetica, e a diminuire l’utilizzo di plastica non riciclabile, sono fondamentali, ma anche nel nostro piccolo possiamo fare la differenza. Innanzitutto dicendo no, in generale, alla plastica. E quindi prestando molta attenzione ai nostri acquisti, evitando confezioni di questo materiale quando non strettamente necessarie, privilegiando, nel fare la spesa, borse di tessuto, evitando l’acquisto di bottiglie di plastica e stoviglie monouso. Perché meno plastica c’è in giro meglio è.

D’altra parte è opportuno verificare se i prodotti cosmetici che utilizziamo contengono o meno microsfere, e ovviamente in tal caso evitarli. E per quanto riguarda gli abiti in fibre artificiali, dovendo lavarli in lavatrice, meglio optare per cicli brevi.

 

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