Magliette, costumi da bagno, abbigliamento sportivo, e anche borse, zaini, accessori. Per non parlare di oggetti di arredamento, come i lampadari, e persino degli skateboard. Le reti da pesca dismesse, o recuperate dai rifiuti marini, sono al centro di diversi progetti di economia circolare. Con un doppio vantaggio: l’eliminazione di un rifiuto che può metterci anche 500 anni per degradarsi completamente, e la creazione di nuovi prodotti con materiale molto resistente. Ma vediamo da vicino alcuni di questi progetti.
Indice degli argomenti
I tessuti ecosostenibili di Carvico
Carvico, un’azienda italiana in provincia di Bergamo, specializzata nella produzione di tessuti tecnici, utilizza le reti da pesca dismesse (insieme ad altri materiali di scarto come fluff di tappeti e plastica industriale) per contribuire alla produzione del filato ECONYL®, un nylon completamente rigenerato e riciclabile all’infinito. Con questo filato vengono realizzati tessuti elasticizzati e resistenti che, a loro volta sono impiegati per produrre:
- Costumi da bagno
- Abbigliamento sportivo e athleisure
- Abbigliamento tecnico per ciclismo, running, triathlon
I tappeti e la moquette di Aquafil
Anche il gruppo Aquafil, la cui sede centrale è ad Arco, in provincia di Trento, punta sul recupero delle reti da pesca dismesse per arrivare, attraverso la rigenerazione fatta in un impianto in Slovenia, all’ECONYL®. Il filo di nylon ottenuto dalle reti da pesca si trasforma in un vero e proprio catalogo di prodotti: dai tappeti e dalla moquette per la casa a t-shirt, calze, biancheria intima, e costumi da bagno.
Le borse e gli zaini di Risacca
Tre giovani di Mazara del Vallo, in Sicilia, sono riusciti a realizzare, con il marchio Risacca, un progetto per trasformare i resti delle reti da pesca, che in quella zona inquinano particolarmente il mare, in borse, zaini, e accessori vari.
Gli occhiali da sole di Bureo
Un’altra iniziativa eco-friendly che contrasta l’inquinamento marino – le reti da pesca dismesse costituiscono il 10% dei rifiuti plastici marini, e cambiandole da 15 a 20 volte l’anno, si genera purtroppo un grave impatto ambientale – è quella dell’azienda cilena Bureo, che le trasforma in prodotti funzionali, come skateboard e occhiali da sole.
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