Pentedattilo: alla scoperta del suggestivo e misterioso borgo calabrese

Piccolo solo in apparenza, Pentedattilo racchiude un’anima ricca di mistero e memoria. Lo abbiamo visitato e ne siamo rimasti incantati!

Pentedattilo

Un’enorme mano che ricorda, nella sua maestosità, quella dei Ciclopi fa da ingresso al suggestivo e misterioso borgo fantasma di Pentedattilo, situato ai piedi del Monte Calvario, nell’estremo sud della Calabria. Lo si definisce “fantasma” perché il borgo ha conosciuto un progressivo e inesorabile spopolamento, fino a essere quasi completamente abbandonato. Negli anni successivi, tuttavia, grazie all’impegno di alcune associazioni locali, Pentedattilo ha iniziato lentamente a rifiorire. Oggi conta appena tre abitanti stabili, ma con l’arrivo della bella stagione si anima di artigiani, visitatori e iniziative culturali. Lo abbiamo raggiunto e ne siamo rimasti letteralmente incantati!

Origini

Il suo nome deriva dal greco “Pentadàktylos” (Penta= cinque daKtilos=dita) perché il borgo sorge ai piedi di una gigantesca roccia a cinque dita, simile a un mano. La sua storia si perde nella notte dei tempi e la prima menzione, come spiega il sito ufficiale, è contenuta in un passo della vita di S.Elia il Giovane del IX secolo d.c., ma si ritiene che già in epoca preistorica ci fossero presenze antropiche.

In epoca greca divenne probabilmente un piccolo insediamento strategico militare difensivo, mentre in epoca romana da insediamento rupestre/militare si trasformò in una cittadella arroccata. In seguito divenne feudo dei Francoperta, degli Alberti e infine dei Clemente – Filangeri. Negli anni 60′, a causa della massiccia emigrazione verso il nord Italia, iniziò a spopolarsi completamente.

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Foto di Laura De Rosa

La Strage degli Alberti

Pentedattilo purtroppo è famoso anche per la “Strage degli Alberti“: bisogna tornare al 1686, durante i festeggiamenti pasquali che si svolsero nel castello di Pentedattilo. In quell’occasione, il Marchese Lorenzo Alberti promise in sposa la sorella Antonia al cognato Don Petrillo Cortez, infastidito dalla relazione clandestina tra la giovane e il Barone di Montebello, Bernardino Abenavoli del Franco. Tra le famiglie Alberti e Abenavoli, difatti, non correva buon sangue, a causa di profonde rivalità. Ferito nell’orgoglio e nel cuore, Bernardino reagì con ferocia: pochi giorni dopo rapì l’amata e si vendicò di Lorenzo, uccidendolo, e massacrando l’intera famiglia. Riuscì infine a sposare Antonia, ma il destino li separò per sempre.

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Foto di Laura De Rosa

Cosa vedere

All’ingresso del borgo ci si imbatte in una simpatica colonia felina, quasi a fare da sentinella a un gioioso atelier. Qui l’artista Domenica Pizzi, insieme al simpaticissimo marito Giorgio, accoglie i visitatori con le sue creazioni: piccole e grandi opere d’arte, tra cui deliziosi magneti dipinti a mano… su gusci di cozze! Una vera chicca da non perdere.

Imperdibile è anche la visita all’antica Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con il suo campanile a base quadrata, la cupola in stile bizantino e il pinnacolo ricoperto di ceramiche colorate. All’interno si trovano anche le tombe della famiglia Alberti.

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Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo/Foto di Laura De Rosa

Un’altra chiesa da non lasciarsi sfuggire è quella di Santa Maria della Candelora, dedicata alla “Madonna della Purificazione”, conosciuta anche come Candelora.

Tra le tappe più suggestive c’è il Castello, o meglio ciò che resta dell’antica costruzione: in epoca romana fu una fortezza militare, trasformata poi in castello dai feudatari Alberti. Proprio qui ebbe luogo la celebre e tragica “Tragedia degli Alberti”.

Durante la passeggiata, non dimenticate di scattare una foto sulla romantica panchina dei baci, realizzata con materiali di riciclo dal volontario Alvin Tripodi. Il tutto con uno sfondo d’eccezione: un panorama mozzafiato che resterà impresso nella memoria.

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Foto di Laura De Rosa

Botteghe artigianali

Una più bella dell’altra! Si passa dal laboratorio Danisia di Daniela Lorenzi, dove nascono accessori e complementi d’arredo in macramè e altre tecniche, frutto di un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, al suggestivo laboratorio hobbistico dedicato all’intaglio del legno e alla creazione di saponi artigianali. E poi c’è la profumatissima Casa del Bergamotto, gestita da Francesco Malaspina, un’esperienza sensoriale che racconta il territorio attraverso il suo agrume più prezioso.

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Laboratorio Danisia di Daniela Lorenzi/Foto di Laura De Rosa

All’ingresso del borgo, non dimenticate di fare tappa anche all’atelier di Domenica Pizzi, dove vi accoglieranno opere coloratissime e originali gadget. Inoltre, insieme al marito Giorgio, Domenica sostiene una nutrita colonia felina situata proprio intorno alla bottega.

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Colonia felina e Atelier di Domenica Pizzi/Foto di Laura De Rosa

La visita di Escher

Pentedattilo ha affascinato nei secoli anche grandi personalità, tra cui il celebre scrittore e viaggiatore Edward Lear e il rinomato incisore e grafico olandese Maurits Cornelis Escher. Quest’ultimo visitò il borgo nel 1930, accompagnato da Giuseppe Haas Triverio, Robert Schiess e dallo storico Jean Rousset.
Colpito dalla bellezza suggestiva del luogo, Escher dedicò a Pentedattilo ben quattro magnifiche incisioni, che ne catturano l’anima sospesa tra roccia e silenzio.

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Foto di Laura De Rosa

Dove dormire

Oggi Pentedattilo, grazie all’impegno delle associazioni locali, è rinato come un vero e proprio albergo diffuso, dove è possibile soggiornare per qualche giorno immersi nella quiete e nella magia del borgo. Tra le soluzioni disponibili ci sono:

  • le Case Rurali, gestite con passione da Francesco Praticò e sua moglie Francesca
  • la Casa Vacanze Rossella, perfetta per chi cerca un’accoglienza familiare e autentica.

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