Quanto costa l’inquinamento atmosferico

Lo rivela un rapporto di Greenpeace, secondo il quale ogni anno il 3,3% del Pil viene bruciato a causa della combustione di carbone, petrolio e gas

INQUINAMENTO EFFETTI ECONOMIA

QUANTO COSTA INQUINAMENTO ATMOSFERICO

Ci sono diversi studi che calcolano i danni economici, anche in termini di spesa sanitaria nazionale, dell’inquinamento atmosferico. Secondo uno studio dell’Agenzia europea dell’Ambiente (EEA), i costi sociali ed economici oscillano tra i 277 e i 433 miliardi di euro, ovvero tra il 2 e il 3 per cento del pil europeo. Tra i paesi che più contribuiscono alla formazione di questa cifra ci sono la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Polonia e la Spagna.

QUALI SONO I SETTORI PIÙ INQUINANTI

Quanto alla suddivisione territoriale, i danni dell’inquinamento, e in particolare delle emissioni dei gas serra, sono causati dai consumi energetici (77 per cento), dall’agricoltura (10,55 per cento), dai processi industriali (9 per cento) e dalla gestione dei rifiuti 3,5 per cento).

LEGGI ANCHE: Inquinamento elettromagnetico: come difendersi

COSTO INQUINAMENTO ATMOSFERICO SECONDO GREENPEACE

Secondo il rapporto ‘Aria tossica: il costo dei combustibili fossili’ di Greenpeace ogni anno la combustione di carbone, petrolio e gas comporta la distruzione del 3,3% del Pil mondiale (2900 miliardi di dollari all’anno), ovvero 8 miliardi al giorno.

Nello specifico questa forma di inquinamento, secondo l’ong, provoca circa 1,8 miliardi di giorni di assenza dal lavoro per malattia all’anno, a cui si sommano le morti, che contribuiscono inevitabilmente a un’ingente perdita economica. Basti pensare che, stando a quanto calcolato dal rapporto, l’aria insalubre provoca 4,5 milioni di morti premature ogni anno. Un numero enorme che trova conferme anche in Italia, dove ogni dodici mesi perdono la vita ben 56mila persone.

COSTO SMOG

Greenpeace mette in guardia anche sulle prospettive future. In molti Paesi, infatti, invece di puntare tutto sulle energie rinnovabili e su sistemi di trasporto che fanno affidamento su energia pulita le industrie dei trasporti e dei combustibili fossili continuano a investire su tecnologie superate. Una scelta che la nostra salute e le nostre comunità pagano a caro prezzo. A tal proposito, secondo Federico Spadini, della Campagna Trasporti di Greenpeace Italia, “è essenziale che il governo italiano non faccia passi indietro sull’abbandono del carbone al 2025, come invece l’ultima versione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) sembrerebbe suggerire”.

INQUINAMENTO AGENDA 2030

L’abbandono della combustione di carbone, petrolio e gas in favore di energie rinnovabili e a basso impatto, non solo ridurrebbero l’inquinamento atmosferico, ma hanno anche un ruolo centrale nel mantenimento dell’aumento della temperatura globale entro la soglia di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’Agenda Onu 2030. Tutti obiettivi che consentirebbero meno morti, meno costi per la salute pubblica, meno catastrofi naturali e quindi un Pianeta più giusto e sicuro oltre che un’economia mondiale più florida.

LE PICCOLE E GRANDI BATTAGLIE PER SALVARE IL PIANETA

Torna in alto