
QUANTO COSTA CRESCERE UN FIGLIO IN ITALIA –
Facciamo pochi figli: questo è sicuro. Nel 2016 abbiamo toccato il record negativo dal dopoguerra, con appena 474mila nuove nasciste, un livello che rischia di mandare l’Italia in corto circuito sul piano demografico. Ma tra i primi motivi della bassa natalità sicuramente bisogna mettere il costo del mantenimento di un figlio, a partire dal primo anno di vita. Culla, passeggiano, salviette, pannolini, visite del pediatra, latte e pappa, giocattoli, seggiolino per l’auto, farmaci: già con queste voci la spesa bebè, solo per il primo anno di vita, oscilla tra i 7 e i 15mila euro, e ovviamente molto dipende dal luogo di residenza. In ogni caso, stiamo parlando di uno stipendio per arrivare solo al primo compleanno del figlio.
Ma quanto costa in generale crescere e mantenere un figlio? Da zero a 18 anni, alla fine dei conti, si arriva fino a 300mila euro. Con un aumento generale della spesa pari a oltre il 25 per cento negli ultimi vent’anni. Ecco perché le iniziative di baratto destinate anche ai bambini sono sempre più apprezzate.
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I COSTI SOSTENUTI DALLE FAMIGLIE PER I FIGLI, DALLA CULLA ALL’UNIVERSITÀ –
La stangata per le famiglie italiane va dalla culla all’università e non conosce tregue. Durante il primo anno di vita, per esempio, un bebè assorbe 460 euro per la culla, oltre mille euro per i pannolini, 3.400 euro per latte e pappe, 2.500 euro per vestiti e calze.
COME MANTENERE UN FIGLIO –
Poi ci sono i costi dell’educazione e dell’assistenza, a partire dalla scuola, i viaggi, lo sport, i trasporti. Ovviamente le differenze sono enormi sulla base del reddito e anche in questo senso la Grande Crisi ha allargato la forbice tra i più ricchi, una ristretta minoranza, e la maggioranza delle famiglie. Nel 1996 le famiglie più ricche spendevano per i figli il doppio di quelle meno fortunate; oggi il rapporto è schizzato a 2,7 a 1.
GLI AIUTI DELLO STATO ALLE FAMIGLIE –
Quanto agli aiuti pubblici per le famiglie l’Italia, nonostante le tante promesse dei vari governi, è agli ultimi posti della classifica europea: appena l’16 per cento del prodotto interno lordo. Record negativo tra i paesi dell’Unione.
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