L’età giusta per avere un figlio

L'età media della maternità è salita da 24 a 31 anni. Ma oggi un figlio si può avere tranquillamente anche a 40 e 50 anni. Questo non significa rimandare sempre. Piuttosto le donne possono sentirsi libere di fare figli a qualsiasi età.

ETÀ GIUSTA PER AVERE UN FIGLIO
Il tasso di natalità degli italiani è sempre più basso. Siamo sempre più un paese per vecchi con le culle vuote. Anche per un motivo: aspettiamo troppo, per mille ragioni, alcune sacrosante altre esagerate, per avere un figlio. Superiamo gli anni dello “stato di grazia”, quando la fertilità della donna è ai massimi livelli, ed entriamo nel circolo vizioso dei dubbi, delle incertezze e anche di qualche problema fisico.

Quando bisogna avere un figlio? La vita si allunga, gli stili di vita migliorano, e anche i tempi della maternità cambiano. E se fino a qualche anno fa l’età media delle donne che avevano un figlio era di 24 anni, adesso siamo saliti a 32 anni. Al fattore biologico, nell’allungarsi dei tempi, si aggiunge poi l’elemento sociale ed economico. Una maggiore incertezza di autonomia, dal lavoro al sostegno dello Stato per crescere un bebè, spinge ad allungare i tempi della maternità, fino purtroppo a farla evaporare.

E il fattore B,  che sta per Benessere, rischia di creare nuove discriminazioni tra le donne. Una ricerca appena pubblicata sul New York Times definisce due variabili che distanziano l’età delle nuove madri. Le donne che abitano nelle città della costa, più ricche e con migliori servizi pubblici, hanno il primo bambino attorno ai 31-32 anni. Più tardi rispetto alla media. Le donne che invece vivono in aree interne e rurali invece hanno il primo figlio attorno ai 20 anni. Una seconda differenza, invece, riguarda il fattore educazione: le ragazze, anche ventenni, senza titoli di studio superiore considerano la maternità una sorta di via di fuga e di emancipazione, e quindi fanno figli prima. In entrambi i casi, come potete notare, la differenza taglia in due l’universo femminile, spingendo donne meno benestanti (dal luogo nel quale vivono agli studi fatti) a scelte più affrettate e meno solide. Una discriminazione piuttosto odiosa, segnale di tempi che dividono sempre di più le persone sulla base delle forbici del reddito. Perfino rispetto a una scelta così emotiva come la maternità.

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ETÀ MIGLIORE PER AVERE UN FIGLIO

Tornando all’aspetto più personale e meno sociale, la ricerca scientifica più attendibile sull’età giusta per avere un figlio resta quella pubblicata sul Health and Social Behaviour Journal, nella quale il periodo è ristretto tra i 25 e i 30 anni. Un periodo nel quale la donna ha la maturità giusta per fare scelte così importanti e il corpo è nelle migliori condizioni per concepire un bambino. Quando la coppia è in buona salute, e con ci sono condizioni di infertilità, se entrambi hanno meno di 30 anni, la possibilità di avere un bambino è attorno al 95 per cento. Dopo i 30 anni questa probabilità diminuisce del 3 per cento all’anno. Mentre dopo i 40 anni le probabilità di concepire un bambino scendono al 10 per cento.

ETÀ GIUSTA PER AVERE UN FIGLIO

E dopo? Il grande cambiamento sta nel fatto che oggi le donne possono sentirsi libere di fare un figlio a qualsiasi età, anche a 40 e 50 anni, target improponibili fino a qualche tempo fa. Questo non significa rinviare troppo e prendere tempo continuamente, dando sempre priorità ad altro, come per esempio la carriera. Ma certamente è un elemento che rende la donna più libera e più forte nel fare le sue scelte, senza sentire quel fiocco sulla porta come la facile via di fuga da una famiglia oppressiva o da uno status non convincente.

Piuttosto, più che all’età biologica, le donne nel fare figli dovrebbero pensare ad altri fattori. La consapevolezza di introdurre nella propria vita un elemento di responsabilità che durerà per sempre. Il figlio è un atto di amore (eterno), una scelta che cambia tutto, un progetto di vita che si incarna in una persona. Da qui il secondo fattore decisivo: la scelta del partner. La donna può sbagliare il fidanzato, l’amante, il marito: capita e c’è solo da cicatrizzare le ferite e ripartire. Ma non può sbagliare il padre dei suoi figli: il prezzo poi diventa molto più alto e si rischia di pagarlo per tutta la vita. Sentirsi libere e responsabili nella scelta del momento nel quale fare un figlio, al netto di questi due fattori (responsabilità e scelta giusta dell’uomo), non deve trascinare la donna troppo oltre. Il rischio è peggiore di qualsiasi scommessa, e si traduce nel non conoscere il piacere assoluto della maternità. Un piacere che divide in due il mondo femminile: donne che hanno figli e donne che non ne hanno.

QUANTI MESI CI VOGLIONO PER AVERE UN FIGLIO?

Tra i 20 e i 30 anni dovrebbero essere sufficienti circa quattro mesi di tentativi epr arrivare al concepimento di un bambino. Tra i 30 e i 35 anni, i mesi che servono salgono a sette-dieci. E dopo i 35 anni, le donne che riescono ad avere una gravidanza, quando la vogliono, sono ancora attorno al 65 per cento, ma i tempi si allungano a un anno di tentativi, e anche oltre.

QUANDO È TROPPO TARDI PER AVERE UN FIGLIO?

Finora abbiamo visto l’età ideale per avere un figlio da un punto di vista biologico. Ma esistono anche altri fattori, innanzitutto psicologici, che possono spingere la donna a ritardare questa scelta di vita così importante. Non si sente sicura, non lo è del suo partner ( e i figli bisogna provare a farli sempre con la persona giusta). Ha una precarietà economica e lavorativa che la inducono a non assumersi responsabilità eccessive. E’ in carriera, e non ha voglia, per il momento, di una pausa nel suo percorso professionale. Ma quando, all’interno di queste e di altre possibilità diventa troppo tardi per avere un figlio? La medicina è andata molto avanti e, come abbiamo visto, le donne possono avere figli anche in età avanzata. Ma esiste una controindicazione importante, per non esagerare, e qui torniamo all’aspetto biologico: il calo della fertilità: inizia attorno ai 28 anni  e si accentua, fino a una caduta attorno al 50 per cento, tra i 35 e i 43 anni. Questo ovviamente non impedisce alla donna di provarci comunque, come e quando vuole, anche perché, al contrario dell’aspetto biologico, avere un figlio in età avanzata presenta un vantaggio interessante sul piano psicologico. La donna può crescerlo facendo affidamento su una maggiore sicurezza e consapevolezza delle proprie possibilità.

ETÀ MEDIA DELLE MAMME IN ITALIA

Gli ultimi dati sull’età media delle mamme italiane e dei rispettivi parti, ufficialmente presentati dal Ministero della Salute, risalgono al 2019. E dunque andrebbero aggiornati con un probabile ulteriore aumento dell’età media della gravidanza delle donne italiane. Secondo questa statistica l’età media delle madri italiane è di 33 anni per le italiane e scende a 30,7 anni per  le cittadine straniere. Quanto al primo figlio, alle donne italiane arriva dopo i 31 anni, con significative differenze tra le regioni del Nord e quelle del Sud, mentre le cittadine straniere partoriscono il primo figlio, in media, a 28,7 anni.

CHE FARE SE IL FIGLIO NON ARRIVA 

Tra i fattori che hanno innalzato l’età media della maternità delle donne italiane c’è anche l’infertilità che ormai riguarda il 15 per cento delle coppie italiane, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma non bisogna scoraggiarsi: ormai i trattamenti sono molto avanzati, e quindi l’obiettivo di avere un figlio è più facile da raggiungere rispetto a un tempo. Piuttosto contro l’infertilità è importante la prevenzione, come indicato da questi suggerimenti degli esperti.
  1. Evitare l’uso della spirale nel periodo precedente alla possibile gravidanza.
  2. Tra i fattori di rischio dell’infertilità ci sono il fumo, l’obesità, l’alcol e la dipendenza da qualsiasi droga.
  3. Ridurre all’indispensabile l’uso degli antibiotici nel periodo della fecondazione.
  4. Non cercare la maternità e la paternità in modo ossessivo.
  5. Se un figlio non arriva dopo un anno di tentativi, è importante non perdere tempo, rivolgersi al medico e concordare un percorso terapeutico.
  6. Non considerare indispensabile il ricorso alle tecniche di procreazione assistita.
  7. L’assunzione di testosterone quando si desidera un figlio che non arriva può ridurre la produzione di spermatozoi.
  8. Una diagnosi di infertilità dell’uomo non può basarsi soltanto sull’esito dell’esame del liquido seminale.

INFERTILITÀ E AMBIENTE

Anche i fattori ambientali possono avere un impatto negativo sulla fertilità. Tra i fattori più coinvolti ci sono gli interferenti endocrini, sostanze chimiche che comprendono antiparassitari e pesticidi, o anche additivi di prodotti industriali e di largo consumo. Queste sostanze si ritrovano nell’ambiente attraverso l’inquinamento, o nelle acque, e nei suoli, in oggetti di uso comune: secondo stime attendibili, il 20 per cento delle malattie riproduttive, a partire dall’infertilità, nascono proprio dai fattori ambientali.

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