Spreco alimentare: così sta aumentando

In un sondaggio della Doxa un quarto degli italiani confessa di sprecare cibo solo per “scarsa attenzione”. Così l’obiettivo Onu di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030 diventa irrealizzabile

Lotta allo spreco alimentare

Non è vero, purtroppo, che lo spreco del cibo stia diminuendo. Anzi. Gli ultimi dati, anche i più attendibili arrivano da una ricerca sul campo della Doxa (per conto di Babaco Market). Il primo dato che balza agli occhi è che il 57 per cento degli interpellati ha visto, nella propria casa, un episodio di spreco di cibo nell’ultimo mese. Eppure il 96 per cento degli italiani ha la percezione dello spreco alimentare, anche se soltanto il 46 per cento ne conosce la reale entità.

SPRECO ALIMENTARE

Con queste premesse gli italiani mostrano tutto il loro giusto scetticismo rispetto al target previsto dall’Agenda Onu 2023 per lo Sviluppo sostenibile di arrivare al dimezzamento dello spreco alimentare. Soltanto 4 persone su 10 lo considerano un traguardo realizzabile. Intanto in Italia lo spreco alimentare resta un grande scandalo, anche morale («È come rubare il cibo ai poveri» ha detto Papa Francesco), e vale qualcosa come 1,5 miliardi di euro all’anno, pari all’1 per cento del Pil nazionale.

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SPRECO ALIMENTARE IN ITALIA

Un quarto delle persone che hanno risposto al sondaggio della Doxa confessa di sprecare cibo semplicemente per “scarsa attenzione”. Poi ci sono altri fattori che spiegano un fenomeno di queste proporzioni: la diffidenza nei confronti dei prodotti prossimi alla scadenza oppure con confezioni ammaccate, gli acquisto troppo compulsivi al supermercato, la prassi commerciali delle porzioni singole, che incentivano lo spreco di cibo.

SPRECO ALIMENTARE NEL MONDO

Lo spreco alimentare nel mondo ha toccato la cifra record dei 400 miliardi di dollari all’anno. Lungo tutta la filiera, dalla produzione al consumo sulle nostre tavole, un terzo del cibo ancora commestibile finisce nella spazzatura (circa 1,3 miliardi di tonnellate all’anno). Ma non c’è solo l’aspetto economico. Il cibo sprecato vale l’8 per cento delle emissioni globali di gas serra. E se si trattasse di un Paese, sarebbe il terzo più inquinante del mondo, dopo Cina e Stati Uniti.

QUALI SONO I CIBI PIÙ SPRECATI?

I cibi più sprecati in Italia sono, nell’ordine:

  • Frutta e verdura
  • Pesce
  • Cerali
  • Carne
  • Prodotti lattiero-caseari

MENO RIFIUTI PER RIDURRE SPRECHI ALIMENTARI

Per ridurre gli sprechi alimentari bisogna partire dalla  diminuzione dei rifiuti. Meno imballaggi, meno contenitori, meno carte (pensate in quanti fogli e buste viene incartato un etto di mortadella). Soltanto a Roma, per fare un esempio, si producono 689 chilogrammi di rifiuti all’anno pro-capite, quasi due chili al giorno. A Berlino, per restare al club delle capitali europee, sono 442, a Madrid 377, e tornando in Italia, senza confrontare l’immondizia dei romani con quella dei virtuosi altoatesini, già a Bari la spazzatura pro-capite non supera i 584 chili all’anno.  Differenze così marcate aiutano a capire quanti margini ci sono per ridurre i rifiuti, a partire da quelli di provenienza alimentare, e quindi lo spreco. Con il doppio effetto positivo sia sull’economia in generale sia sulla catena dello smaltimento che, proprio a Roma, fa acqua da tutte le parti.

INIZIATIVE PER RIDURRE LO SPRECO ALIMENTARE

Il secondo ambito di interventi, collegato al primo, riguarda la possibilità di premiare i cittadini, non chiamiamoli virtuosi ma semplicemente forniti di un buon senso civico. Una campagna all’insegna del titolo Basta rifiuti e sprechi, che dovrebbe partire nelle scuole per poi allargarsi nei quartieri, non può non prevedere un principio di buona amministrazione: chi sporca meno, paga meno. Sul nostro sito stiamo raccogliendo l’elenco dei comuni dove già esistono riduzioni di imposte sui rifiuti, bonus per la spesa e per la benzina, e perfino sconti sulle bollette energetiche, per le famiglie che producono meno immondizia e la smaltiscono correttamente. Purtroppo, sono delibere di amministrazioni concentrate nelle regioni del Nord, dall’Alto Adige al Veneto, e del Centro, dall’Emilia alla Toscana. Questa, invece, deve diventare una prassi nazionale che trasformerebbe la lotta allo spreco alimentare anche in un’opportunità di risparmi nei budget domestici.

PER APPROFONDIRE: Spreco di cibo, ecco come evitarlo

COME RIDURRE GLI SPRECHI ALIMENTARI

Infine, e siamo al terzo tassello, va ampliata e sostenuta, dal basso, la rete del volontariato, anche questa già solida, che lavora per recuperare il cibo altrimenti sprecato e donarlo alle associazioni caritatevoli. Per dare un’idea delle potenzialità di questa rete, citiamo il caso dell’associazione più efficace e più attiva nel settore, il Banco Alimentare che coinvolge, nel recupero e poi nella donazione del cibo, quasi mille aziende, 820 punti vendita e 366 mense (208 scolastiche). In Italia ci sono diverse realtà più piccole, ma altrettanto utili, rispetto al Banco Alimentare: si tratta, anche qui, di moltiplicarle, partendo dal territorio e dai singoli quartieri. Tra l’altro, ci siamo anche dotati, finalmente, di una legge che favorisce le donazioni come deterrente allo spreco alimentare, anche se non abbiamo avuto il coraggio di fare come in Francia. Qui, ricordiamolo, i punti vendita della grande distribuzione, con superfici superiori ai 400 metri quadrati, hanno l’obbligo, non la facoltà, di non sprecare i prodotti invenduti e di metterli a disposizione della rete delle associazioni. Se non lo fanno, rischiano multe salatissime. Anche in Danimarca, il paese europeo che ha ottenuto i migliori risultati nella lotta allo spreco alimentare grazie alla campagna capillare Stop Wasting Food, il recupero del cibo parte dall’educazione nelle scuole, passa per i punti vendita della grande distribuzione, e sbarca nelle case dei cittadini. Dove vanno di moda le ricette dei grandi chef danesi che, a differenza di quelli italiani abilissimi a truccarsi da guru e filosofi televisivi del nulla, hanno firmato, con senso pratico e con un briciolo di salutare responsabilità, le loro ricette d’autore, ispirate alla cucina degli avanzi. Che può essere molto gustosa, e decisiva per azzerare lo spreco di cibo nelle case

PER SAPERNE DI PIÙ: Come organizzare la dispensa in cucina, per evitare sprechi di tempo, soldi e cibo

REGOLE PER RIDURRE LO SPRECO ALIMENTARE

Ecco allora un bel decalogo da stampare (ovviamente o su carta riciclata o sul retro di un foglio usato) e appendere sul frigo per evitare di sprecare il cibo e buttare via soldi considerando con noncuranza le vostre risorse alimentari:

  1. Scrivere una lista per pianificare i menù e tenere sotto controllo quello che abbiamo nel frigo.
  2. Seguire la lista, tenerla sempre con sé e non farsi tentare da altro.
  3. Verificare che il frigo faccia il suo lavoro, che sia intatto e che la temperatura segnata sia reale.
  4. Non buttare via il cibo troppo maturo o ammaccato, può essere usato per fare dolci, frullati o zuppe.
  5. Riutilizzare gli avanzi cerando nuove ricette.
  6. Creare una rotazione degli alimenti nel frigo, spostando in avanti quelli più vecchi.
  7. Non servire porzioni troppo abbondanti, chi vuole potrà servirsi una seconda volta.
  8. Comprare solo le quantità di cibo di cui si ha bisogno, preferendo gli alimenti sfusia quelli preconfezionati.
  9. Congelare il cibo fresco o gli avanzi prima che si rovinino, confezionandolo in piccole quantità.
  10. Trasformare gli avanzi in cibo per il nostro giardino attraverso il compostaggio.

LE INIZIATIVE DI SCUOLE E CITTADINI CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE:

  1. Nella scuola primaria Rio Cro­sio di Asti si combatte lo spreco di cibo con le mezze porzioni
  2. Ivana Di Martino corre per mille chilometri contro lo spreco di cibo. Forza Ivana!
  3. Rete Alimentare Cittadina Siticibo: il progetto per il recupero delle eccedenze alimentari
  4. La magia del pallone per combattere gli sprechi, azzerare le distanze e superare le difficoltà

 

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