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Il pranzo ideale inizia con un piatto pieno di verdura

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Cominciare il pasto con una buona dose di verdura, oltre ad aiutare a saziarsi con poche calorie, può contribuire a controllare la glicemia nel diabete di tipo 2. È quanto emerge dagli studi di ricercatori dell’Università di Osaka (Giappone), pubblicati sul Journal of Rehabilitation and Health Sciences. Dopo aver osservato, in un piccolo gruppo di pazienti diabetici, che lo stesso pasto comportava aumenti dei livelli di glucosio e di insulina inferiori quando la verdura veniva mangiata per prima, i ricercatori hanno voluto verificare gli effetti a lungo termine di questa strategia. Un centinaio di adulti con diabete di tipo 2 è stato così diviso in due gruppi: uno ha ricevuto istruzioni sul modello «verdura prima, carboidrati poi», all’altro è stato proposto il metodo più complesso, ma molto usato, delle «razioni di scambio» (si può scegliere, per ogni gruppo di alimenti, fra varie opzioni con apporto simile di calorie e nutrienti).

Lo studio è durato un anno. All’inizio, entrambi gli interventi hanno portato a una simile riduzione dell’emoglobina glicata (un indicatore del controllo a lungo termine della glicemia), ma a distanza di 6 e 12 mesi, la riduzione è risultata significativamente maggiore nel gruppo «della verdura prima dei carboidrati». E anche la pressione e i livelli dei lipidi plasmatici si sono modificati in modo più favorevole nel primo gruppo. In un altro studio, si è poi visto che il metodo «della verdura per prima» portava spontaneamente ad aumentare il consumo di verdura e a ridurre quello di cereali e frutta. Come può un rimedio così semplice rivelarsi tanto efficace? «Iniziare il pasto con delle verdure, molto voluminose ma poco caloriche – risponde Gabriele Riccardi, presidente Società italiana di diabetologia – comporta una dilatazione dello stomaco e, quindi, un importante stimolo alla sazietà che, a sua volta, induce a ridurre la successiva assunzione di cibi più ricchi di energie e causa dell’innalzamento della glicemia soprattutto nelle persone con diabete. Attenzione, però: perché questo segnale arrivi al cervello occorrono almeno 15 minuti Quindi è bene "prendere tempo" tra una portata e l’altra e masticare a lungo ogni boccone. «L’esperienza giapponese è particolarmente rilevante per noi italiani – aggiunge lo specialista – perché, anche se la scelta degli alimenti è diversa, la struttura del pasto è simile: molti carboidrati (come pasta e riso), moderata quantità di proteine (carne, pesce o formaggi) e grassi vegetali».

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