Biocarburanti e rinnovabili

Non è una novità: «dal letame nascono i fior», cantava De Andrè, e dalle alghe viene può essere prodotto carburante. “Bio”, naturalmente. In particolare, dalle microalghe, quelle può sottili, si può ricavare il bioetanolo o biodiesel, quello già utilizzato da mezzi pubblici come i vaporetti di Venezia, che meno impattano sull’ambiente. Le alghe di cui […]

Non è una novità: «dal letame nascono i fior», cantava De Andrè, e dalle alghe viene può essere prodotto carburante. “Bio”, naturalmente.

In particolare, dalle microalghe, quelle può sottili, si può ricavare il bioetanolo o biodiesel, quello già utilizzato da mezzi pubblici come i vaporetti di Venezia, che meno impattano sull’ambiente. Le alghe di cui si parla sono organismi unicellulari che hanno le giuste caratteristiche per produrre il carburante e che si riproducono molto velocemente dando nuovi raccolti anche nel giro di pochi giorni.

La novità ora è che, in un futuro non troppo lontano, si darà vita a delle vere e proprie “fattorie oceaniche” in cui si coltiveranno le alghe direttamente sulle pale eoliche, realizzando così una perfetta commistione tra energie rinnovabili.

Secondo gli ultimi dati, i parchi eolici offshore sono in grande espansione: tra quelli operativi, in costruzione, approvati e programmati, si potrà contare su una produzione europea di oltre 141 GW. Un quantitativo di elettricità che, in altre parole, potrà soddisfare il fabbisogno energetico di 130 milioni di famiglie. Mare del Nord e Baltico (Germania, Gran Bretagna e Belgio) sono i luoghi maggiormente interessati dalla costruzione questo tipo di impianti. E si prevede che nel 2020 l’intero settore, compreso l’indotto, garantirà 169.000 posti di lavoro, destinati a diventare 300.000 nel 2030 (dati: Ewea, European Wind Energy Association).

Questo risultato già buono di per sé potrà essere implementato dalla possibilità di unire alla produzione di energia elettrica anche materie prime per la produzione di biocarburante, le alghe appunto.

Rispetto a quanto emerso a Bruxelles durante i lavori della Conferenza European Algae Biomass, gli impianti eolici offshore potrebbero diventare ottimi punti di ancoraggio per la coltivazione di alghe. E il potenziale è davvero buono: questi microrganismi, infatti, hanno una quantità di grasso duemila volte superiore a quello della colza, una pianta utilizzata normalmente per i biocarburanti ed è già stato dimostrato che, come carburante, le alghe sono competitive rispetto al petrolio nel momento in cui il suo prezzo sia di 120 dollari al barile (ma, al momento, sarebbe già superiore).

Negli Stati Uniti stanno già investendo molto in questo nuovo carburante (circa 3 miliardi di dollari), mentre l’Europa è più causa, complice forse la crisi economica.

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