PESCA ILLEGALE
Tutte le volte in cui andiamo in pescheria, facciamo attenzione: rifiutiamo pesci troppo piccoli, anche se ci viene promesso che il loro sapore è particolare. Aragostine, cerniette, alici-mini, ricciole minuscole: sono state pescate in modo illegale. E il nostro consumo irresponsabile contribuisce a questa strage occulta.
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Nelle reti circolari, utilizzate ormai dappertutto per la pesca su scala industriale, finiscono 150 specie di pesci che poi, una volta uccisi, tornano a mare. Buttati via, sprecati, che vengono per i motivi più svariati: dalla taglia inferiore, alla specie non consentita o indesiderata. Nel 2015, sono stati eliminati in questo modo assurdo 40 milioni di tonnellate di pesci, e il dato non tiene conto né della pesca illegale (molto diffusa specie nel Sud Italia) né delle catture accidentali, che andrebbero da un minimo di 18 a un massimo di 40 tonnellate. Il record negativo, nel nostro paese, riguarda le acciughe, in testa alle classifiche di pesci gettati via. Tanto che al Comitato scientifico ed economico sulla pesca è allo studio l’introduzione di una quota, come per il tonno rosso, anche per questa particolare specie ittica. Non sarebbe una scelta sbagliata.
PESCI CATTURATI E GETTATI IN MARE
Del fenomeno della pesca sprecona e omicida conosciamo quasi tutto. Dove avviene, chi la protegge, quali sono i meccanismi e le quantità. Ma nella catena delle possibili reazioni manca l’anello principale: la nostra consapevolezza. Ovvero l’idea che non possiamo più consumare pesci piccoli con leggerezza, come se fosse un fatto normale, e dobbiamo imparare a rifiutare, quando ci vengono offerte, le specie di piccola taglia. Sapendo bene che per mangiare buon pesce in futuro, dobbiamo oggi conoscere come consumarlo in modo corretto.
REGOLAMENTO EUROPEO PESCA ILLEGALE
Intanto, dal primo gennaio 2019, è entrato in vigore un nuovo regolamento dell’Unione Europea, che vieta severamente di gettare in mare il pesce pescato. Che sia fuori taglia, indesiderato o altro, tutto ciò che finisce nelle reti, diventa parte del cosiddetto obbligo di sbarco, e non può essere rigettato in mare. La misura, con la speranza che vengano stanziati i finanziamenti necessari per garantirne l’attuazione, costringerà i pescherecci a prendersi le proprie responsabilità e a pagare multe salate nel caso in cui il pescato sia frutto di pratiche illegali.
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