Occhi: una retina artificiale biocompatibile per chi soffre di gravi problemi di vista

Prodotta con materiali organici, è l’ultima frontiera nel campo delle innovazioni riguardanti la salute funziona come una minuscola cella solare

Una retina artificiale per chi soffre di retinite pigmentosa o degenerazione maculare prodotta con materiali organici e quindi biocompatibili. L’ultima frontiera nel campo delle innovazioni riguardanti la salute funziona come una minuscola cella solare ed è frutto di una scoperta tutta italiana dell’Istituto italiano di Tecnologia di Genova.

RETINA ARTIFICIALE

L’utilizzo della retina artificiale per il momento è ancora in fase di sperimentazione in laboratorio ma, se i risultati saranno positivi, fra qualche anno si potrebbe già passare ai primi studi pilota sulle persone.

Una novità il tipo di materiale organico usato per realizzare la retina: un polimero semiconduttore utilizzato comunemente nelle celle solari organiche, il P3HT, dalla sua struttura molto simile a quella della proteina che nella retina è sensibile alla luce. Lo strato di polimero colpito dalla luce funziona come un fotorecettore artificiale e stimola i neuroni della retina.

LEGGI ANCHE: Semplici regole per prenderci cura dei nostri occhi

PROBLEMI DI VISTA RETINA ARTIFICIALE

Per il momento la retina non ha ancora una sufficiente sensibilità in tutte le condizione di luce naturale ma la sua sperimentazione ha fornito risultati positivi che fanno ben sperare in un futuro miglioramento che potrebbe portarla a superare in efficienza anche le attuali retine artificiali basate sul silicio che presentano ancora numerosi inconvenienti.

Come spiega Fabio Benfenati, coordinatore del gruppo di ricerca dell’Istituto di tecnologia di Genova che ha messo a punto la retina, quelle al silicio “funzionano con microtelecamere che acquisiscono le immagini, le informazioni devono essere elaborate da un computer e inviate alla retina artificiale. Infine devono essere alimentate da batterie. La retina artificiale realizzata a Genova, invece non necessita di batterie, riesce a stimolare i neuroni e non produce calore, a differenza delle altre protesi retiniche”.

Torna in alto