«Comuni ricicloni», vince il Nord-Est | Non Sprecare
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«Comuni ricicloni», vince il Nord-Est

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Sette milioni di tonnellate di immondizia in meno finita in discarica. Tre milioni di tonnellate di CO2 risparmiate. Ogni anno. E poi, un’abitudine crescente a guardare dove, cosa, come si butta nel cestino della spazzatura. Il merito è di 1.290 comuni d’Italia, piccoli centri per lo più, che ogni anno fanno della raccolta differenziata molto di più che uno slogan. E allora Legambiente li premia. E stila una classifica dei «Comuni ricicloni 2011», i più virtuosi, quelli cioè che differenziano e riciclano ogni anno più del 60 per cento dei rifiuti prodotti, cioè più di quello che impone lo Stato (la normativa chiede il raggiungimento di almeno il 50%).

I PIU’ RICICLONI – In cima a tutti c’è per il secondo anno consecutivo Ponte nelle Alpi, il comune da 8.533 abitanti in provincia di Belluno che ha una percentuale di raccolta differenziata dell’86,4 per cento. Per riciclare meglio, gli abitanti della cittadina veneta hanno aggiunto un quinto «bidone»: una tanichetta da 5 litri per la raccolta differenziata degli olii di frittura, utile per evitare l’inquinamento delle acque.
Al secondo e terzo posto, Bedollo (Trento) e Ziano di Fiemme (Trento). Ai più virtuosi (quelli del +60% di differenziata), si aggiungono i bravi, quelli cioè che già rispettano la legge differenziando la metà di quello che buttano: in tutto i «ricicloni» arrivano a quota 1.738. Tra le regioni, perde lo scettro la Lombardia che scende al quarto posto, dietro a Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

I BOCCIATI – Ci sono i migliori nella classifica di Legambiente (patrocinata dal ministero dell’Ambiente ). Ma ci sono anche i peggiori. Le grandi città, per esempio. Bocciata Roma, dove, secondo il rapporto, «la raccolta domiciliare col sistema misto continua a non funzionare». Bocciata Napoli, ancora alle prese con l’emergenza e in attesa dell’estensione del porta a porta, prevista da settembre, messa in campo dalla nuova Giunta. Rimandate per buona volontà, Torino e Milano. La raccolta differenziata nel capoluogo piemontese non raggiunge la promozione ma ci si avvicina con il 42% e nei quartieri dove è partito il «porta a porta» è stato superato il 60%. Maluccio Milano che con il 35% di raccolta resta ferma alla percentuale di 15 anni fa. Però fa ben sperare l’esperimento dell’umido su 200mila abitanti: «Il 98% di loro ha effettuato una raccolta perfetta, a dimostrazione che quando vengono date delle indicazioni da seguire, i cittadini rispondono», spiegano da Legambiente.

NORD E SUD – E lo stesso discorso vale per il Nord e il Sud del Belpaese, che se vede al Nord-Est la maggioranza di «Comuni ricicloni» (i primi 45 posti della classifica dei piccoli comuni, i migliori sistemi di gestione dei rifiuti urbani sono tra Veneto e Trentino), e solo 5 capoluoghi virtuosi di Sud e isole, segnala però anche quest’anno la bravura di Salerno, che con il 70, 3% si conferma «gioiello» della raccolta differenziata meridionale avendo ormai collaudato a fondo il sistema di raccolta porta a porta per i suoi 140mila abitanti. «Le immagini di Napoli sommersa dai rifiuti sono un disastro per l’Italia intera – dice il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca -. Alle popolazioni va tutta la mia solidarietà, ma le colpe della classe dirigente sono evidenti. La raccolta differenziata bisogna davvero decidere di farla e bisogna lavorare duro per risolvere i tanti problemi: noi siamo riusciti a farlo e si può farlo altrove a patto di metter da parte ignavia ed incapacità di prendere decisioni operative e coraggiose». Perciò Legambiente insiste: «La differenza tra Nord e Sud non è data dai cittadini più o meno bravi, – continuano da Legambiente – ma dalle amministrazioni che sono indietro e sono incapaci di mettere in atto buone pratiche e politiche per una gestione attenta dei rifiuti».

SOLUZIONI – Classifiche ma anche consigli, suggerimenti e, forse, soluzioni. Così parla il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: «Nonostante i passi avanti compiuti e gli exploit di Salerno e dei capoluoghi sardi, descritti dal dossier, rimangono ancora ampie zone problematiche, soprattutto a carico delle metropoli, sulle quali è urgente investire. La strada da percorrere è evidentemente quella dell’estensione del porta a porta, della costruzione degli impianti di riciclaggio (a partire dall’organico), della diffusione delle politiche di prevenzione e della realizzazione, per i rifiuti residuali non altrimenti riciclabili, degli impianti di smaltimento finale».

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