Treviso: differenziata record e tassa sui rifiuti più bassa d’Italia

La lezione che arriva dalla città veneta, dove l'86 per cento dell'immondizia viene differenziata. Gli incentivi funzionano. E anche il porta a porta. Con circa 500 mezzi, piccoli, per il ritiro

modello treviso raccolta differenziata
In Italia esiste un modello Treviso. Il capoluogo di provincia, secondo i dati dell’Arpav (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale in Veneto), ha la più alta percentuale di raccolta differenziata di tutto il Paese: 86,8 per cento, con una produzione di secco residuo pari a 60,1 chilogrammi ad abitante. Allo stesso tempo Treviso ha un altro record che si abbina al boom della raccolta differenziata: una tassa per la spazzatura molto bassa. La media in Italia è di  312 euro a famiglia (in Campania si arriva a 412 euro), un terzo in più rispetto ai 219 euro pagati ogni anno dai nuclei familiari di Treviso.

RACCOLTA DIFFERENZIATA TREVISO

Discariche a cielo aperto, come quelle che l’Unione europea ci chiede inutilmente, da anni, di chiudere e che invece continuano a funzionare, se così si può dire, a pieni giri sulla pelle dei residenti nelle zone interessate. A Treviso, invece, grazie all’alta percentuale di differenziata, a un buon funzionamento del servizio di raccolta e di smaltimento, a piccoli impianti di compostaggio, i rifiuti vengono quasi tutti riciclati e riusati. Con l’umido vegetale si produce il compost che poi viene venduto ai vivaisti; mentre vetro, plastica e lattine finiscono ai consorzi di filiera per essere trasformati in prodotti industriali da vendere sul mercato. Per strada non c’è traccia di immondizia. Da nessuna parte.

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TASSA PER LA SPAZZATURA A TREVISO

Come mai tante distanze nello stesso Paese? Possiamo pensare di allinearci tutti verso la parte alta della classifica in fatto di rifiuti e differenziata? Dalle risposte a queste domande, più che da una infinita e sterile polemica sugli impianti da fare e non fare, da annunciare e boicottare, da sostenere come la salvezza oppure da abbattere come il demonio, nasce l’unico percorso che possiamo fare, noi cittadini, per uscire da questo inferno dell’immondizia che ci invade e della salute che viene messa in pericolo.

Primo: dobbiamo produrre meno rifiuti. Siamo, come media nazionale, a 497 chilogrammi a testa, per ciascun abitante, all’anno. Venti punti in più rispetto alla media europea: una differenza insostenibile, che alimenta sprechi e rabbia, inefficienze e sporcizia. Diminuire la spazzatura che apportiamo ovunque, possiamo e dobbiamo farlo tutti, a prescindere dal luogo dove viviamo, grande città o piccolo comune, area urbana o campagna. Torno al modello Treviso, dove l’altissima differenziata si abbina a una produzione di immondizia decisamente più bassa rispetto alla media nazionale, e cioè 386 chili a testa. E con credo che in trevigiani giochino a nascondino con la spazzatura. Meno rifiuti significa, per esempio, meno imballaggi e più oggetti sfusi (quando è possibile), e meno confezioni voluminose per contenere piccoli oggetti. Ha senso che un semplice pupazzo finisca in una gigantesca scatola di cartone che poi finisce in qualche contenitore di spazzatura o, peggio, in strada?

Secondo: le amministrazioni comunali, il governo e il Parlamento, attraverso fondi europei e stanziamenti in bilancio dei vari ministeri interessati (Ambiente, Agricoltura, Istruzione, Industria), devono spingere a tavoletta sugli incentivi ai cittadini che non sono virtuosi, come dice qualcuno, ma semplicemente responsabili e civili. Ovvero: chi sporca meno, paga anche meno. Che cosa? Innanzitutto la tassa sui rifiuti, ma può essere premiato attraverso uno sconto sulla spesa con un network di punti vendita convenzionati, o perfino con una riduzione della bolletta elettrica, come accade in tanti, piccoli comuni italiani. Molto impegnati nell’incentivare i cittadini ci sono, in prima fila, centinaia di sindaci di piccoli comuni, come raccontiamo spesso, con le loro storie, sul nostro sito. Vogliamo provare ad allargare la platea di questi efficaci meccanismi? Vogliamo farli diventare più diffusi e più radicati? Ognuno di noi sa bene che, se riceve un incentivo, anche non eccessivo, è portato a fare cose utili per tutta la collettività, come per esempio produrre meno spazzatura.

Non sprecare

Terzo: finiamola con lo sterile lamento, cosa diversa da una sacrosanta protesta e indignazione. Non serve a nulla, e aiuta solo a peggiorare le cose. Inutile stare sempre a prendersela con gli altri, sia con le amministrazioni che funzionano male sia con i cittadini sporcaccioni, con loro possiamo regolare i conti in altra sede (per esempio alle elezioni, non votando chi amministra male il comune dove viviamo): pensiamo, rispetto al tema dei rifiuti, in modo positivo e costruttivo. Tra l’altro, a fronte di tanta sporcizia che ci sommerge, a fronte delle discariche dei veleni, ci sono alcuni dati più che confortanti. L’Italia, in generale, sulla raccolta differenziata ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Abbiamo praticamente raddoppiato, dal 2006, la percentuale di spazzatura raccolta in modo corretto, e non solo a Treviso, una piccola cittadina. Nella metropoli Milano, per esempio, non a caso l’unica città davvero europea che abbiamo, la raccolta differenziata è a livelli superiori rispetto alla civilissima Vienna. In ben 505 comuni italiani è stato già tagliato il traguardo «zero rifiuti». Sì, avete capito bene: intere località dove i cittadini producono appena 75 chilogrammi di secco all’anno. Tutto il resto è raccolto in modo differenziato, riciclato e riusato. Quindi, zero rifiuti.

MODELLO TREVISO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

Del modello Treviso fanno parte tre cose che andrebbero prese in considerazione per tutti i comuni italiani. Una buona politica di incentivazione. Chi fa bene la differenziata, risparmia: è questo il messaggio che da anni governa il sistema di smaltimento sul territorio. A partire dalla tassa dei rifiuti. E gli incentivi vanno persino a toccare singoli prodotti, quelli più a rischio per l’effetto inquinamento che possono provocare. Come nel caso dei pannolini: il comune, per le famiglie più disagiate, incentiva l’acquisto di pannolini lavabili.
Un secondo tassello del modello Treviso riguarda l’efficienza della rete di raccolta. C’è il porta a porta, ma ci sono in campo innanzitutto 530 mezzi per il ritiro della spazzatura, dei quali più della metà, esattamente 280, sono dedicati proprio alla raccolta a domicilio. Mezzi piccoli, efficienti, in grado di non creare caos nella circolazione e di svolgere bene la loro funzione. Tenendo Treviso sempre pulita. Infine, non sottovalutiamo il senso civico dei cittadini: senza la loro collaborazione qualsiasi intervento amministrativo resta lettera morta.

RACCOLTA DIFFERENZIATA IN ITALIA

Il vero problema è che, anche per la differenziata, siamo un Paese a macchia di leopardo, con zone dove i dati sono da Europa del Nord e territori dove invece scivoliamo in fondo a tutte le classifiche. E queste differenze non sono solo tra Nord e Sud (anche se la maggioranza dei comuni con la raccolta differenziata più alta è nelle regioni settentrionali), ma anche all’interno di una stessa provincia. Napoli è al 38 per cento (e tra l’altro, anche se di poco, sta crescendo), ma nel vicinissimo comune di Melito si supera abbondantemente il 50 per cento. Forse in distanze così abissali, in due zone così vicine, contano in modo determinante i comportamenti quotidiani degli abitanti.

Dunque, la palla della spazzatura è tra i nostri piedi. Tocca a noi decidere se scaraventarla in tribuna o in fallo laterale, oppure se provare a fare goal, o almeno una bella azione, in questo caso utile per tutti, non solo per la nostra squadra. E a proposito di gioco di squadra e di sistema Italia, dobbiamo portare questi obiettivi (meno rifiuti, più differenziata; meno lamentele e più incentivi) nelle scuole, e ovunque ci sia spazio per condividerli. Ne sono sicuro: saranno le nuove generazioni a regalarci un’Italia più pulita. Ovunque.

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