Meno risse in condominio con le case a consumo zero

Sono stato a visitare un condominio energetico in Toscana, una comunità di vicini di casa che hanno realizzato i loro appartamenti con impianti ad alta efficienza energetica e capaci non solo di essere autosufficienti ma anche di produrre elettricità da vendere al sistema nazionale. Risultato: i vicini di casa devono pagare rate condominiali più basse, […]

Sono stato a visitare un condominio energetico in Toscana, una comunità di vicini di casa che hanno realizzato i loro appartamenti con impianti ad alta efficienza energetica e capaci non solo di essere autosufficienti ma anche di produrre elettricità da vendere al sistema nazionale. Risultato: i vicini di casa devono pagare rate condominiali più basse, grazie ai ricavi per le vendite di energia alla rete nazionale, e possono anche stanziare somme per interventi straordinari, per esempio la nuova pavimentazione dei posti auto esterni. Si litiga meno, fatto eccezionale in Italia, e si sta insieme con più piacere, a partire dalla solita molla della convenienza e della necessità.

Nei condomini italiani, in generale, accade il contrario. I costi energetici dei singoli appartamenti, e degli spazi in comune, sono sempre più alti, e la vita condominiale è condizionata dalla cappa di spese che attizzano la voglia di litigare tra vicini. Soltanto il 5 per cento del patrimonio abitativo nazionale si trova nelle classi energetiche più efficienti (dalla A alla C), mentre l’Unione europea dei burocrati mandarini e dei politici impotenti ha approvato una direttiva con la quale, in teoria, tutte le costruzioni nei paesi dell’Unione, dal 1 gennaio 2021, dovranno essere a consumo energetico “quasi zero”.

Dunque, nelle nostre case sprechiamo energia e litighiamo, inquiniamo l’ambiente e paghiamo bollette stratosferiche, restiamo inchiodati ad appartamenti che per quasi i due terzi sono stati realizzati prima del 1976. E il conto è molto salato. Con una classe energetica efficiente, mediamente, si consumano meno di 75 kilowattora a metro quadrato all’anno, il fabbisogno di una famiglia italiana attualmente è attorno ai 180 chilowattora, record europeo di spreco energetico (la Francia è a quota 140, la Spagna a 160).

Che cosa si può fare per migliorare l’efficienza energetica del patrimonio edilizio italiano? A parte una serie di interventi politici e amministrativi per incentivare l’efficienza energetica, con un piano nazionale che non sia il solito fantasma chiamato “piano casa”, quello che serve è un passo indietro nelle risse tra vicini di casa e un passo avanti, tra condomini, per valutare, magari insieme, la riqualificazione energetica dell’intero palazzo e dei suoi appartamenti. Sapendo che il passaggio di una casa da un classe energetica all’altra vale un risparmio attorno al 25 per cento della bolletta. Insomma: tanti cantieri, piccoli, non invasivi e condivisi, per avere case che sprecano e inquinano meno e dove si vive meglio. Magari evitando di portare il vicino di casa in tribunale perché ha un cane che abbaia troppo o un vecchia zia che ascolta la televisione a tutto volume.

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