Il relax da vacanza dura solo 2 settimane

"SE UNO PASSASSE un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare", diceva l’Enrico IV di Shakespeare. Quattro secoli non sono bastati a smentirlo: tra problemi di budget e organizzativi, le ferie spesso sono motivo di stress e, per quanto sia allettante "staccare la spina", non sempre il relax dura quanto sperato. Anzi, secondo […]

"SE UNO PASSASSE un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare", diceva l’Enrico IV di Shakespeare. Quattro secoli non sono bastati a smentirlo: tra problemi di budget e organizzativi, le ferie spesso sono motivo di stress e, per quanto sia allettante "staccare la spina", non sempre il relax dura quanto sperato. Anzi, secondo uno studio olandese, gli effetti benefici delle vacanze durano poco, da un minimo di due a un massimo di 14 giorni. Poi tutto ripiomba nel caos, tra arrabbiature, insonnia e mal di testa.

A demolire le nostre aspettative di rinvigorimento psicofisico è una ricerca della Radboud University diretta dalla dottoressa Jessica de Bloom, che ha chiesto a dei volontari di descrivere il proprio stato di benessere due settimane prima delle ferie, poi in vacanza, e infine due settimane dopo il rientro al lavoro. Dalle risposte è emerso che il livello di appagamento raggiunge il culmine lontano da casa e lavoro, per poi precipitare una volta tornati alla normalità.

"Sono rimasta sorpresa – spiega la de Bloom – nel riscontrare quanto velocemente sbiadiscano i benefici delle vacanze. Sembra addirittura che chi lavora si senta peggio quando ripensa ai momenti felici appena trascorsi. Non solo: se il rientro è frenetico, c’è anche il rischio che le persone siano ancora più stressate di quando sono partite e che si facciano deprimere dal tempo che deve passare in attesa della prossima vacanza".

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Granada, in Spagna, ha definito "post vacation blues" questa sorta di "sindrome da fine ferie" (di cui, secondo l’Istat, soffrirebbe un italiano su 10), mettendo a punto alcuni semplici accorgimenti per sfuggirle. Sarebbe ad esempio preferibile andare in vacanza per periodi brevi ma più frequentemente, oppure dedicarsi al rientro a fare cose rimaste in arretrato durante l’anno, o concedersi una buona dose di attività fisica per "dimenticare" la vacanza appena finita.

"L’effetto benefico – spiega il sociologo Carlo Pruneti, esperto di stress e responsabile della sezione di psicologia clinica dell’Università degli studi di Parma – dipende in gran parte da cosa una persona fa prima di partire: se ad esempio lavoriamo tantissimo tutto l’anno e poi all’improvviso stacchiamo, andare in ferie provoca una specie di trauma, sia a livello fisico che psicologico. Il nostro organismo ubbidisce alla legge dell’economia che lo porta a cercare il miglior livello di rendimento con il minor dispendio di energie. Ma non sempre funziona".

Tecnicamente si parla di "stress postumo", ovvero di quella dose di stanchezza fisica e mentale che subentra quando andiamo in ferie, nel momento in cui nell’organismo si crea il cosiddetto "breakdown". "La rottura, l’interruzione improvvisa delle attività provoca un’enorme dose di stress – continua Pruneti – e la vacanza, a seconda di com’è organizzata e di quanto dura, può far più male che bene". Le più a rischio sarebbero quelle brevi: meglio due settimane che una, altrimenti si accumulano due interruzioni in pochi giorni.

Altra possibilità è quella di fare 3 o 4 mini vacanze l’anno, in modo da non creare nell’organismo una drastica interruzione di tutte le attività in un colpo solo. "Il benessere in vacanza – conclude l’esperto – nasce dal trovarsi nel posto giusto al momento giusto con le persone giuste. Ma quanti di noi hanno avuto questo privilegio almeno una volta nella vita?".

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