Con il «monopiatto» è più facile dimagrire

Meglio il piatto unico o un primo più un secondo? Non stiamo parlando di gusti, ma di scelte più vantaggiose sotto il profilo nutrizionale. Che cosa dicono gli studi al riguardo? Dipende dallo scopo che ci si pone. In una ricerca pubblicata su Appetite e condotta alla Pennsylvania State University su 48 persone, si è […]

Meglio il piatto unico o un primo più un secondo? Non stiamo parlando di gusti, ma di scelte più vantaggiose sotto il profilo nutrizionale. Che cosa dicono gli studi al riguardo? Dipende dallo scopo che ci si pone. In una ricerca pubblicata su Appetite e condotta alla Pennsylvania State University su 48 persone, si è visto che quando veniva proposto un menu di quattro portate diverse, gli apporti calorici aumentavano del 60% rispetto a quando veniva servito quattro volte lo stesso piatto. E in un altro studio, condotto dallo stesso gruppo, si è visto che in un pasto bastava variare il formato di pasta offerta (tre tipi, anziché solo uno: quello preferito) per consumarne il 15% in più. Del resto è esperienza comune che quando si mangia un unico cibo, si mangia meno. Si parla in proposito di «sazietà sensoriale specifica»: un declino temporaneo del piacere che deriva dal consumo di un alimento. Questa «noia» potrebbe trovare una ragione biologica nel fatto che, portandoci a cercare cibi diversi, aumenta la gamma di nutrienti introdotti e le probabilità di soddisfare tutti i fabbisogni nutrizionali.

Il piatto unico è dunque utile a chi ha bisogno di mangiar meno, mentre è poco indicato per chi è inappetente come spesso accade agli anziani. Lo conferma anche una ricerca, pubblicata dal Journal of Human Nutrition and Dietetics, condotta nel Regno Unito su un gruppo di anziani. Quando venivano serviti, di seguito, quattro tipi diversi di sandwich il consumo aumentava del 25% rispetto a quando veniva proposto, per quattro volte, lo stesso tramezzino. È chiaro però che il piatto unico, per aiutare a dimagrire, deve avere certe caratteristiche. Meglio una zuppa di verdura che sazia molto, seguita da una seconda portata, rispetto a un piatto unico come l’insalata di riso o certe torte salate, che possono avere un contenuto di calorie e di grassi maggiori rispetto ad un primo più un secondo.

Ma allora, per chi vuole puntare sul piatto unico per tenere a freno le calorie, da quali criteri deve farsi guidare? «Al bar o in mensa, il piatto unico — risponde Paolo Simonetti, professore di Nutrizione delle collettività al DiSTAM, Università degli studi di Milano — consente un pasto rapido, meglio bilanciato e meno costoso. Bisogna però ridurre gli alimenti molto calorici e ricchi di grassi saturi e colesterolo, come carne e uova, prediligendo piatti con cereali (meglio se integrali, con una buona capacità saziante), più verdure, legumi e, a volte, pesce».

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