Come ridurre la dipendenza dal gas russo

Termosifoni e condizionatori alla giusta temperatura. Pompe di calore al posto delle caldaie e gas. E avanti tutta con solare ed eolico

Cinquanta miliardi di metri cubi di gas importati dalla Russia, un pratico un terzo dell’intero rifornimento annuale da parte dell’Unione europea. Un taglio che si può fare subito, in un anno, se soltanto si desse spazio, secondo l’Agenzia internazionale dell’Energia (Aie) a dieci proposte.

COME RIDURRE LA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO

Per ridurre la dipendenza dal gas russo, seguendo la rotta indicata dall’Aie serve la combinazione di azioni a due livelli. Collettivo e individuale, pubblico e privato. Sul primo livello gli esperti dell’Agenzia raccomandano di puntare su rinnovabili ed eolico e di aumentare l’efficienza di tutti gli edifici riconducibili alla proprietà dello Stato. Sul secondo livello, i dieci punti rappresentano un vero appello a usare bene termosifoni, caldaie e condizionatori.

AUMENTARE L’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI

I due terzi degli italiani vivono in condomini, dove gli impianti di riscaldamento sono spesso centralizzati. E hanno caratteristiche insostenibili: energivori, poco efficienti, obsoleti rispetto alle attuali innovazioni tecnologiche. L’efficienza energetica negli edifici pubblici e privati può contare anche su alcune incentivazioni, però insufficienti rispetto ai super bonus per le facciate. Un solo esempio di sprechi energetici negli uffici pubblici: scuole, ospedali e sedi di uffici comunali hanno le luci accese tutto il giorno, a qualsiasi ora.

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INTENSIFICARE EFFICIENZA ENERGETICA NELLE CASE E NELLE IMPRESE

L’efficienza energetica deve diventare un obiettivo prioritario per tutti. Per le imprese e per le famiglie. E il suo rafforzamento va sostenuto anche attraverso politiche di incentivi, come quelli che sono stati introdotti per il cambio di paradigma nella mobilità verso la tecnologia ibrida ed elettrica.

SOSTITUIRE CALDAIE CON POMPE DI CALORE

Le pompe di calore rappresentano un’alternativa alle vecchie caldaie a gas caldeggiata dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie). Sono più efficienti, riducono consumi e sprechi. E possono trasmettere il calore sia attraverso i termosifoni sia con impianti a pavimento.

ABBASSARE I TERMOSIFONI

La temperatura eccessiva dei termosifoni è uno spreco autentico. E anche molto diffuso. In inverno, anche in Italia come negli Stati Uniti, paese energivoro per definizione, abbiamo preso l’abitudine di avere case bollenti durante l’inverno. Eppure, un solo grado in più della temperatura costa il 6 e il 7 per cento di aumenti dei consumi e dei costi di gas in bolletta. In inverno, la temperatura all’interno delle case non dovrebbe andare oltre i 19-20 gradi. E lo stesso discorso vale per i mesi estivi, quando utilizziamo i condizionatori in modo compulsivo.

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NUOVI CONTRATTI CON LA RUSSIA

Molti contratti per le forniture di gas con i produttori russi sono stati sottoscritti, anche dall’Italia, con “il cappio al collo” e sulla base di clausole talvolta capestro e opache. Bisogna rinegoziare appena possibile. E la tragedia dell’invasione in Ucraina compatta il fronte occidentale che potrà presentarsi più unito al tavolo del negoziato con la Russia, e quindi spuntare migliori condizioni.

MASSIMIZZARE FORNITURE DA ALTRE FONTI

Uno degli errori più gravi fatto dai paesi dell’Unione europea, e in particolare dall’Italia, è stato quello di diventare troppo dipendenti dalle forniture del gas russo. Uno sbaglio che adesso pagano i consumatori con bollette esorbitanti, talvolta anche oscure. Per dare un’idea della situazione, più di un terzo delle forniture energetiche dei paesi dell’Unione europea arrivano dalla Russia. L’Italia importa l’85 per cento del suo fabbisogno di gas, e di questo il 70 per cento arriva dalla Russia. Bisogna diversificare le forniture interne e fonti di approvvigionamento interno, incentivando energie rinnovabili prodotte anche con piccoli impianti fotovoltaici da balcone.

Per quanto riguarda la provenienza straniera delle forniture e a proposito del gas, un buon esempio per l’Italia è il consolidato rapporto con l’Algeria. Un rapporto antico, se si pensa che il gasdotto Transmed (dove purtroppo si verificano diverse perdite con relativi sprechi), con il quale il gas dall’Algeria arriva nelle nostre case, è operativo dal 1983. Nel 2020 il gas algerino ha coperto il 22 per cento del fabbisogno italiano, nel 2021 siamo saliti al 28 per cento, e nei primi mesi del 2022, dopo la guerra in Ucraina, l’Algeria è diventata il primo fornitore di gas in Italia. Posizione che va rafforzata, a scapito di un rientro in gioco dei fornitori russi che invece vanno ridimensionati.

ACCELERARE SU SOLARE E EOLICO

Solare ed eolico sono due versanti sui quali l’Italia può fare molto in termini di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Il sole lo abbiamo dappertutto, il vento in diverse aree del Paese. Specie per l’eolico c’è ancora da abbattere il muro della burocrazia: i tempi per l’approvazione di un impianto eolico sono biblici, e scoraggiano questa soluzione.

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SFRUTTARE AL MEGLIO FONTI ENERGETICHE ALTERNATIVE COME RINNOVABILI E NUCLEARE

Sullo sfruttamento delle rinnovabili l’Italia è molto avanti, anche rispetto a tutti gli altri paesi dell’Unione europea. Per quanto riguarda il nucleare la situazione è profondamente diversa. È vero: la tecnologia avanza anche in questo settore, aumentando gli standard di sicurezza degli impiantii, e un dibattito a favore de nucleare si è aperto quasi ovunque in Europa. Ma in Italia ci sono stati due referendum, e nessun governo si sognerà mai, al di là dei soliti, inconsistenti slogan, di riaprire il dossier su questa fonte energetica. Ne verrebbe travolto.

TASSARE EXTRA PROFITTI DELLE COMPAGNIE ENERGETICHE

Non ci si può illudere di avere, come dice un antico proverbio, “la botte piena e la moglie ubriaca” in materia di rifornimenti energetici. Riconvertire fonti, approvvigionamenti e forniture, ha un costo. E per trovare fondi non bisogna escludere la possibilità di attingere al rubinetto degli extra profitti delle compagnie energetiche, che non per questo finirebbero sul lastrico.

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