Sabbia: ne consumiamo troppa

Arriva dai fondali dei fiumi e del mare con molti danni per l’ecosistema. E invece si potrebbero recuperare gli scarti delle cave e degli edifici demoliti

CONSUMIAMO TROPPA SABBIA

Consumiamo troppa sabbia e il suo sfruttamento non è sostenibile: il ritmo dei prelievi è tra 40 e 50 miliardi di tonnellate all’anno, decisamente superiore ai nuovi depositi di sabbia lungo le coste. Così anche la sabbia sta diventando un materiale prezioso. Ne serve tanta per costruire palazzi e infrastrutture, e ne abbiamo sempre meno considerando l’enorme consumo che se fa nell’intera filiera del settore delle costruzioni. Solo due esempi: il calcestruzzo è composto per l’80 per cento da sabbia, mentre al percentuale sale al 94 per cento nel caso dell’asfalto.

TROPPI CONSUMI DI SABBIA

Con queste percentuali di impiego, soltanto per il calcestruzzo ogni anno vanno via 3,2 miliardi di tonnellate di sabbia, che, secondo le previsioni, diventeranno 4,6 miliardi di tonnellate nel 2060 per l’aumento della popolazione e della sua concentrazione nelle aree urbane.  Ma il problema ambientale della sabbia non si limita alla quantità che serve: ci sono anche i danni causati all’ecosistema dalla sua estrazione.

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PERCHE’ LA SABBIA E’ IMPORTANTE

La sabbia è importante per l’uso che ne viene fatto in diversi settori industriali: non solo l’edilizia, ma anche la cosmetica, i prodotti per l’igiene personale e i chip per i computer. Ma la sabbia ha anche una sua importanza ambientale: protegge le coste, contribuisce al microclima e rappresenta la seconda risorsa naturale più usata al mondo.

SABBIA E DANNI ALL’ECOSISTEMA

Da dove arriva la sabbia che si usa? Non certo dai deserti (in questo caso il problema sarebbe risolto): la loro sabbia infatti è formata da granelli levigati dal vento, che si legano bene tra di loro e dunque non possono essere utilizzati per il calcestruzzo o per l’asfalto.  Motivo per cui la sabbia che viene utilizzata si estrae dai fiumi e dai fondali marini con un impatto negativo per gli ecosistemi.

ALTERNATIVE ALLA SABBIA

Esistono alternative alla sabbia che, diventando sempre più rara, sta contribuendo a danneggiare l’ambiente? Se passa l’idea, come è auspicabile, che anche la sabbia è una risorsa strategica ma limitata, allora bisognerebbe spingere, anche grazie alla tecnologia, sulle alternative. La cenere che arriva dagli inceneritori dei rifiuti. La segatura, a partire da quella che viene smaltita dai mobilifici: in questo caso il calcestruzzo sarà più fragile, ma andrà benissimo per i muri interni e in compenso avrà un ottimo isolamento termico.

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RICICLO DELLA SABBIA

C’è poi la soluzione più potente e anche più efficace in termini di sostenibilità: il riciclo della sabbia. Questo è il futuro, un tipico caso di economia circolare, come ricorda Pascal Pedruzzi, direttore del Global Resource Information Database dell’Unep (il programma ambientale dell’Onu). Ci sono gli scarti delle cave, che valgono 13 miliardi di tonnellate all’anno: oggi sono rifiuti. E ci sono gli scarti dei palazzi demoliti: il 30 per cento del materiale viene perso come polvere. In Olanda il riciclo della sabbia dalle demolizioni urbane è già una realtà, e consente di riutilizzare quasi il 100 per cento del calcestruzzo utilizzato nel palazzo che si va ad abbattere.

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