Come prevenire la polmonite interstiziale

Spesso confusa con la polmonite comune, la polmonite interstiziale è un'infiammazione del tessuto polmonare che può portare a fibrosi. Tra i sintomi tosse secca e affanno. Ecco le cause e come prevenirla.

polmonite interstiziale come si previene

Quando si parla di polmonite, si pensa quasi sempre a un’infezione (batterica o virale) che riempie di pus e liquidi gli alveoli, le piccole sacche d’aria dei polmoni. La polmonite interstiziale è diversa e spesso più insidiosa.

Questa patologia, infatti, non colpisce l’interno degli alveoli, ma l’interstizio: la “struttura portante” del polmone, ovvero il tessuto connettivo che sta attorno agli alveoli e ai vasi sanguigni.

È un’infiammazione che, se non controllata, provoca un irrigidimento e una cicatrizzazione (fibrosi) di questo tessuto.

Un polmone con fibrosi diventa rigido, come una spugna indurita, e perde la sua capacità di espandersi e di scambiare ossigeno.

Quali sono i sintomi

A differenza della polmonite classica (spesso con febbre alta e tosse grassa), i sintomi della polmonite interstiziale sono più sfumati e cronici:

  • Dispnea da sforzo: È il sintomo chiave. Si avverte una crescente “fame d’aria” o affanno, inizialmente solo dopo uno sforzo (come salire le scale), ma nelle fasi avanzate anche a riposo.
  • Tosse secca: Una tosse persistente, stizzosa e che non produce catarro.
  • Stanchezza (Astenia): Un senso generale di affaticamento e debolezza.
  • Dita “a bacchetta”: Nelle forme avanzate, le dita possono assumere un aspetto ingrossato all’estremità (ippocratismo digitale).

Come viene la polmonite interstiziale? 

Questa è una delle differenze cruciali. Mentre la polmonite comune è quasi sempre di natura infettiva (virale o batterica), le cause della polmonite interstiziale sono molto più varie:

  1. Esposizione ambientale e professionale: L’inalazione prolungata di polveri nocive come l’amianto (asbestosi), la silice (silicosi) o polveri organiche (es. polvere di fieno o escrementi di uccelli, che causano la “polmonite da ipersensibilità”).
  2. Malattie autoimmuni: Molte malattie reumatiche (artrite reumatoide, sclerodermia, lupus) possono attaccare l’interstizio polmonare come “effetto collaterale”.
  3. Farmaci e terapie: Alcuni farmaci (chemioterapici, farmaci per il cuore) o la radioterapia al torace possono danneggiare il tessuto polmonare.
  4. Cause infettive: Sebbene meno comune, anche un’infezione virale (come il Citomegalovirus o l’Epstein-Barr) o batterica (come il Mycoplasma pneumoniae) può innescare una reazione infiammatoria interstiziale.
  5. Forme idiopatiche (IPF): Spesso la causa rimane sconosciuta. Si parla in questo caso di “Fibrosi Polmonare Idiopatica” (IPF), la forma più grave e progressiva.
  6. Fumo di sigaretta: È uno dei fattori di rischio principali, sia come causa diretta sia come fattore aggravante.

Covid e polmonite interstiziale

Il COVID-19 ha reso tristemente famosa la polmonite interstiziale. La forma grave dell’infezione da SARS-CoV-2 si manifesta proprio come una polmonite interstiziale virale, spesso acuta e talvolta fulminante.

Il virus scatena una risposta infiammatoria violenta (la “tempesta di citochine”) che danneggia l’interstizio, portando a un’insufficienza respiratoria grave (ARDS).

In molti sopravvissuti, questo danno si è tradotto in una fibrosi polmonare residua, ovvero una cicatrizzazione permanente che continua a causare affanno anche dopo la guarigione dall’infezione.

polmonite interstiziale diagnosi risonanza magnetica come riconoscerla

Come si diagnostica 

Diagnosticare una polmonite interstiziale è complesso. Non basta una semplice radiografia del torace.

  • Auscultazione: Il medico può sentire un rumore tipico, simile a del velcro che si apre (i “rantoli crepitanti secchi”).
  • TAC ad alta risoluzione (HRCT): È l’esame d’oro. Mostra nel dettaglio l’ispessimento dell’interstizio e l’eventuale presenza di fibrosi, spesso con un aspetto caratteristico “a nido d’ape”.
  • Prove di funzionalità respiratoria (Spirometria): Misurano quanto il polmone è rigido e quanto ossigeno riesce a scambiare.
  • Esami del sangue: Servono per cercare gli anticorpi di malattie autoimmuni o segni di infiammazione.
  • Biopsia polmonare: Nei casi dubbi, si preleva un piccolo campione di tessuto polmonare per analizzarne la causa esatta.

Come si cura

La cura dipende interamente dalla causa. L’obiettivo non è quasi mai “guarire” (se la fibrosi è presente, è irreversibile), ma rallentare la progressione della malattia e gestire i sintomi.

  • Forme autoimmuni o infiammatorie: Si usano farmaci che spengono l’infiammazione, come il cortisone (Corticosteroidi) e gli immunosoppressori.
  • Forme Idiopatiche (IPF): Si utilizzano farmaci specifici detti antifibrotici, che hanno dimostrato di rallentare la velocità con cui il polmone si irrigidisce.
  • Ossigenoterapia: Nelle fasi avanzate, per alleviare l’affanno.
  • Riabilitazione respiratoria: Esercizi specifici per imparare a respirare meglio e gestire la dispnea.

Solo e soltanto nei casi più gravi e avanzati, il trapianto di polmone diventa l’opzione finale.

I farmaci: perché lo zitromax non va bene

È fondamentale capire che farmaci come lo Zitromax (Azitromicina) sono antibiotici. Sono totalmente inutili contro la maggior parte delle polmoniti interstiziali, che (come visto) non sono causate da batteri comuni.

L’uso di antibiotici come lo Zitromax è riservato solo a due casi specifici, sempre sotto stretta prescrizione medica:

  1. Se si sospetta che la polmonite interstiziale sia stata scatenata da un batterio atipico (come il Mycoplasma).
  2. Per prevenire o curare una sovrainfezione batterica che può peggiorare una polmonite interstiziale già in atto.

L’abuso di antibiotici in questi casi è inefficace e pericoloso. Inoltre, l’uso sconsiderato degli antibiotici può incidere e peggiorare un fenomeno pericoloso come la antibioticoresitenza.

Si guarisce?

Questa è la domanda più difficile. La risposta è: dipende dalla causa.

  • Si guarisce se la polmonite interstiziale è acuta e causata da un agente che può essere eliminato. Ad esempio, se è scatenata da un farmaco (basta sospenderlo) o dall’esposizione a una polvere (basta allontanarsi dalla fonte, come nel caso della “polmonite da ipersensibilità”).
  • Non si guarisce se si tratta di Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF). In questo caso la malattia è cronica e progressiva. Le terapie, come detto, servono a rallentarla il più possibile.

Come prevenire la polmonite interstiziale

Prevenire la polmonite interstiziale è un concetto complesso, poiché non si tratta di una singola malattia ma di un gruppo di patologie.

La strategia preventiva si concentra su due fronti principali:

  1. Evitare i fattori di rischio noti (prevenzione primaria),
  2. Prevenire le complicazioni acute che possono scatenare o peggiorare la malattia (prevenzione secondaria).

1. Prevenzione primaria: evitare i fattori di rischio

Questa è la prevenzione più efficace e si basa sulla riduzione dell’esposizione a sostanze e condizioni note per danneggiare l’interstizio polmonare.

  • Smettere di fumare (Priorità assoluta): Il fumo di sigaretta è il nemico numero uno. È un fattore di rischio diretto per alcune forme specifiche di polmonite interstiziale (come la DIP e la RB-ILD) ed è un potente aggravante per quasi tutte le altre, inclusa la Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF). Inoltre, è fondamentale anche evitare il fumo passivo.
  • Molte forme di fibrosi polmonare sono malattie professionali, causate dall’inalazione cronica di polveri sottili che il polmone non riesce a smaltire. Parliamo diesposizione a polvere di amianto (asbestosi), silice (silicosi, comune in miniere, cave e nell’industria della ceramica), polveri di metalli pesanti (es. berillio, cobalto), polveri di carbone, polveri di legno e polveri di cotone. Se si lavora in settori a rischio, è obbligatorio e vitale l’uso rigoroso dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), come maschere e respiratori specifici, e aderire ai protocolli di sicurezza aziendali.
  • Inoltre, curare la salubrità dell’ambiente domestico può giocare un ruolo determinante dato che alcune forme di polmonite, come la Polmonite da Ipersensibilità, sono scatenate da reazioni allergiche a sostanze organiche presenti in casa o nell’ambiente. In particolare, l’inalazione di spore di muffe (che prosperano in ambienti umidi, bagni, muri non isolati), proteine da piume di uccelli (comuni in chi alleva pappagalli, canarini o è esposto a piccioni) o batteri presenti in sistemi di condizionamento, umidificatori e vasche idromassaggio non correttamente manutenuti.
  • Trattare il reflusso gastroesofageo (GERD) Questo è un fattore di rischio spesso sottovalutato. La risalita cronica di piccoli e impercettibili acidi dallo stomaco (micro-aspirazioni), specialmente di notte, può infiammare cronicamente i polmoni e contribuire allo sviluppo o al peggioramento della fibrosi.

2. Prevenzione secondaria: vaccinazioni e controlli

Questo tipo di prevenzione è rivolto a chi non può eliminare un fattore di rischio (es. una malattia autoimmune) o a chi vuole evitare complicazioni.

Attualmente non esiste un vaccino specifico che prevenga la polmonite interstiziale autoimmune o idiopatica. Tuttavia, le infezioni polmonari acute rappresentano un “insulto” gravissimo per un polmone già fragile e possono scatenare o accelerare la progressione della malattia.

È fortemente raccomandato vaccinarsi contro le infezioni polmonari più comuni per proteggere l’interstizio:

  • Vaccino anti-pneumococcico: Protegge dalla polmonite batterica “classica” (causata da Streptococcus pneumoniae).
  • Vaccino anti-influenzale (Annuale): L’influenza può causare gravi complicanze polmonari.
  • Vaccino anti-COVID-19: Dato il legame ormai accertato tra il virus e l’insorgenza di gravi polmoniti interstiziali acute (sebbene le varianti stiano presentando un calo nella correlazione).

Al contempo, chi soffre di patologie che aumentano il rischio di polmonite interstiziale deve sottoporsi a controlli proattivi.

In particolare è consigliato per:

  • Pazienti con malattie autoimmuni: Se si soffre di artrite reumatoide, sclerosi sistemica (sclerodermia), lupus o sindrome di Sjögren, è fondamentale effettuare uno screening pneumologico periodico (es. spirometria, visita specialistica) anche in assenza di sintomi respiratori.
  • Pazienti in terapia con farmaci “a rischio”: Alcuni farmaci (come l’amiodarone per il cuore, il metotressato per l’artrite, o alcuni chemioterapici) possono, in rari casi, indurre danno polmonare.

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