Armadio dei poveri: con i social si raccolgono cibo e vestiti e si passano a famiglie in difficoltà

Due donne al centro di un progetto che raccoglie un gruppo di 6.100 donatori in Brianza. Nato in pieno lockdown e adesso diventato definitivo

l'armadio dei poveri monza

“Ne usciremo migliori”: ce lo dicevamo all’inizio della pandemia, lo abbiamo appeso ai nostri balconi, fatto disegnare dai bambini. Ma la verità è che, davanti alle difficoltà, non sempre riusciamo a pensare a chi ci sta accanto, e sono pochi coloro che sanno essere autenticamente solidali. Spesso, lo slancio verso chi ha bisogno arriva dalle donne e dalla loro inclinazione alla cura, ed è proprio da una donna che partiamo per raccontare il lato migliore dell’emergenza Covid-19.

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L’ARMADIO DEI POVERI MONZA

Roberta Campani, 55 anni, il motto “andrà tutto bene” lo ha fatto suo come un mantra, ed è per questo che ha deciso di estenderlo anche a chiunque si rivolga a lei per ottenere un aiuto per vestiti, cibo, e beni di prima necessità. Lei, infatti, è l’anima del gruppo Facebook  L’armadio dei poveri di Monza, un gruppo di mutuo aiuto e solidarietà sempre pronto a rispondere alle richieste di sostegno e ai SOS lanciati tramite la piattaforma. A Roberta, e alla sua migliore amica Teresa Amelio, co-fondatrice di questa miniera di solidarietà nata grazie ai social, si rivolgono senza sosta una trentina di famiglie.

Da marzo, ogni mattina Roberta si sveglia e come prima cosa apre lo smartphone per controllare se siano arrivate nella notte richieste di sostegno o di aiuti, poi si mette in auto per le consegne: Monza, la Brianza, Cinisello Balsamo. Km e km di solidarietà percorsi in modo instancabile, in qualsiasi condizione meteorologica, con il sole, con la pioggia, persino con la neve. Pacchi alimentari, abiti pesanti, coperte, beni di prima necessità, presidi sanitari, persino mobilio, come racconta in un’intervista al quotidiano Il Giorno: «Ci sono famiglie con il marito in cassa integrazione che hanno bisogno di piatti e bicchieri perché i bambini li hanno rotti; malati che non possono alzarsi dal letto ai quali servono traversine aggiuntive rispetto a quelle assegnate dall’Ats, invalidi che mangiano a letto o sulla poltrona e che hanno bisogno di un tavolino».

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ROBERTA CAMPANI VOLONTARIA MONZA

La pandemia ha peggiorato le criticità, e sono in aumento le richieste di cibo, anche in via emergenziale.  le persone hanno bisogno soprattutto di cibo.  «Pochi giorni fa – racconta Campani nella stessa intervista- ho fatto scorta di petti di pollo per una mamma abbandonata dal marito con tre bambini piccoli. Erano felicissimi di mangiare la carne che da tempo non consumavano».

Il punto di forza del gruppo L’Armadio dei Poveri, però, non è solo l’instancabile altruismo di Roberta e Teresa, ma, soprattutto, una vera e propria rete solidale che si è creata attorno a questo spazio virtuale. Dal primo lockdown, quando è stato pensato, il gruppo ha raggiunto 6.100 iscritti e messo in piedi sinergie importanti. Come quella con chi dona il pane invenduto, permettendone la distribuzione serale alle famiglie assistite.

Ma in pagina, come in una vera e propria bacheca, vengono fissate anche le offerte di aiuto e donazione. “Tranne soldi”, precisa Roberta, che oggi è aiutata da altre 4 volontarie e che in dieci mesi di attività ha raccolto e distribuito 1.700 donazioni fatte: dagli abiti alla biancheria per la casa, dal sostegno alimentare ai prodotti per l’infanzia. Attualmente L’Armadio dei Poveri cerca una casa: uno spazio più grande e organizzato dei due garage di appoggio di via Cederna, a Monza. Un vero e proprio magazzino di un centinaio di metri quadrati per poter dare vita all’altro ambizioso progetto del gruppo, che attende soltanto una firma notarile per trasformarsi in associazione, cioè quello di costituire un vero armadio a disposizione di chi ha bisogno, dove prendere liberamente abiti pesanti o biancheria per la casa.

(Immagine in evidenza tratta dal quotidiano Il Giorno // Photocredits: Il Giorno)

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