POLITICA AMBIENTALE IN ITALIA
Qualche tempo fa un ex ministro dell’Ambiente, dopo avermi fatto i complimenti per i contenuti del sito Non sprecare, mi ha detto, quasi con rammarico: <Peccato, purtroppo l’ambientalismo agli italiani non interessa più. È passato di moda…>. Non ho replicato, non avevo tempo da sprecare per spiegare a un ex ministro quanto oggi ambiente e sostenibilità siano centrali non solo nell’opinione pubblica (nelle aspettative vengono prima perfino della sicurezza) ma nell’agenda di un qualsiasi governo che si rispetti.
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POLITICA AMBIENTALE ITALIANA
Questo scoraggiante siparietto mi è tornato in mente leggendo il duro rimprovero che Walter Veltroni, il fondatore, poi dimessosi, del Partito democratico, ha fatto agli attuali dirigenti del Pd e in generale della sinistra. Secondo Veltroni, infatti, la sinistra italiana ha dimenticato e azzerato la battaglia ambientalista. Cancellata, anche se nominalmente tutti, ma proprio tutti, si dichiarano green. Veltroni aggiunge che con questa rimozione, un grave errore politico, la sinistra ha ammainato una sua bandiera, l’ambientalismo appunto.
E qui credo che valga la pena di riflettere, anche attraverso i segnali che arrivano dalla nostra comunità Non sprecare, molto trasversale in tutti i sensi (sesso, età, area geografica, orientamenti politici, etc..) e significativa per rappresentanza, oltre 260mila persone che qualsiasi partito oggi farebbe molta fatica a mettere insieme. A meno non provi, cosa che avviene spesso tra i nostri partiti “personali”, a falsificare le tessere.
Dalla nostra comunità, dal basso del Paese, arriva un messaggio chiaro e forte: l’ambientalismo, come la sostenibilità e tutti i temi che ne derivano, non solo è vivo e vegeto, ma non è mai stato in condizioni migliori di salute. Essere sostenibili, proteggere e valorizzare l’ambiente, significa, nel quotidiano, modificare gli stili di vita, rispetto alle abitudini sprecone, a 360 gradi. Ed è ciò che gli italiani stanno facendo, tutti i santi giorni.
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Ne volete qualche prova concreta? Vado a memoria, ma l’elenco dei fatti potrebbe essere quasi interminabile. Gli italiani vogliono e praticano una nuova mobilità, dove tutte le alternative ai mezzi inquinanti (dal car sharing, alla bici, dall’andare a piedi a preferire i mezzi pubblici, se solo funzionassero) sono in campo. Gli sprechi più vistosi e anche più scandalosi, dal cibo all’acqua, dagli acquisti compulsivi alla patologica accumulazione seriale di oggetti inutili, sono in netta diminuzione. Le tre R dell’ambientalismo e della sostenibilità (Riciclare, riusare e riutilizzare) stanno dilagando in tutti i settori, dall’economia all’artigianato, dai comportamenti domestici all’innovazione industriale, passando per un ritorno all’agricoltura abbinata al turismo e alla qualità dei prodotti made in Italy. E ciò significa una sorta di politica ambientale fai-da-te, ispirata all’idea che la sostenibilità non è sinonimo di pauperismo, spesso elitario e da salotto, ma al contrario è una leva essenziale ed efficace di nuova crescita economica, nuovo lavoro, nuovi consumi (responsabili e non spreconi). Benessere, insomma, e per tutti: non per i soliti noti la cui concentrazione di ricchezza, oggi intollerabile e insostenibile, genera rancore, paura e invidia sociale.
Gli italiani vogliono piste ciclabili in sicurezza, più alberi, più parchi, meno suolo divorato, meno aria avvelenata, meno sporcizia ovunque: e per questo applicano i paradigmi quotidiani del Non sprecare. Fanno la loro battaglia, anche avanzando, come associazioni e gruppi di volontari, rispetto ai ritardi e all’indifferenza delle pubbliche amministrazioni.
Vogliamo parlare del grande spreco del dissesto idrogeologico o dell’uso dissennato del territorio che espone l’Italia a rischi enormi per una qualsiasi giornata di pioggia eccezionale? Gli italiani hanno capito perfettamente che qui, in questa possibile agenda da ambientalismo autentico e realista, un ambientalismo del fare e non del declinare da anime belle e pure, c’è una chiave decisiva per fare uscire il Paese dal tunnel del suo malessere e dei suoi guai. Lo sanno, lo vogliono, e sono indignati, se non imbufaliti, con la politica che non riesce proprio a rappresentare la forza vitale di questo incredibile, quanto necessario, cambiamento.
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POLITICA AMBIENTALE
Così, tornando al rimprovero di Veltroni, risulta chiaro come l’ambientalismo oggi non abbia, e non potrebbe avere, nulla a che fare con quello nato negli anni Settanta e poi evaporato in Italia sotto i colpi anche degli scandali (vi dice niente l’ex ministro “verde” Pecoraro Scanio?). E ha ragione Francesco Rutelli, ambientalista doc, con alle spalle una storia autentica in questo universo, quando, in aperto contrasto con la tesi veltroniana dell’ambientalismo uguale battaglia della sinistra, dice che non si può neanche immaginare di descrivere un Paese dove <a destra ci sono solo inquinatori e cinici pro-abusivi mentre a sinistra solo persone sensibili>.
Questa è un’idea distorta della realtà, come a noi di Non sprecare risulta ogni giorno. Piuttosto, attraverso la lente dell’ambientalismo e della sostenibilità così poco praticati, se non a parole, dalla sinistra italiana, viene fuori in controluce un’altra tendenza, ormai più che consolidata. È il divorzio tra il ceto politico e la società italiana. Due mondi che non comunicano più, se non attraverso slogan e annunci (la politica) contrapposti a fatti ed emozioni (la società). E in questa separazione, non consensuale, c’è uno dei grandi buchi neri della modernizzazione italiana, la nostra incompiuta nazionale da qualche decina d’anni.
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