Ludwig van Beethoven parlava da solo ad alta voce mentre camminava, e in quei momenti riusciva anche a comporre musica, specie se le passeggiate erano molto lunghe.
Albert Einstein preoccupava colleghi e allievi perché faceva lunghi e complessi ragionamenti ad alta voce, mentre passeggiava nei giardini: in realtà quei dialoghi interiori erano la premessa di qualche formula che poi veniva messa a punto in modo definitivo dal grande scienziato.
Non è necessario essere dei geni per cogliere, e non sprecare, i benefici psicologici e cognitivi, dimostrati anche da alcune ricerche scientifiche, del parlare da soli, ad alta voce.
Indice degli argomenti
I pensieri si organizzano
Parlare ad alta voce aiuta a chiarire e organizzare i propri pensieri. A volte, quando si riflette solo nella propria mente, le idee possono sembrare caotiche o confuse, accavallandosi l’una sull’altra senza un ordine preciso.
Dirle ad alta voce rallenta questo processo, costringendo il cervello a dare una struttura logica e sequenziale alle frasi.
Questo atto di “messa in parola” permette di distanziare il pensiero da sé, rendendolo un oggetto concreto da analizzare, e fa emergere una visione più chiara e coerente della situazione che si sta vivendo.
La memoria si rafforza
Esprimere i pensieri ad alta voce aiuta a fissare meglio le informazioni nella memoria. È un modo per “rinforzare” ciò che stai cercando di ricordare, come se stessi insegnando a te stesso.
Questo meccanismo è noto come “effetto produzione”: pronunciare una parola ad alta voce crea una traccia di memoria più distinta rispetto alla lettura silenziosa, perché coinvolge non solo la mente ma anche l’apparato motorio e uditivo, “salvando” l’informazione su più livelli.
La concentrazione aumenta
Parlare da soli può essere utile per rimanere concentrati su un compito o un obiettivo, escludendo le distrazioni esterne.
Può aiutarti a non distrarti e a rimanere focalizzato su quello che stai facendo. Questa tesi è stata confermata da uno studio psicologico pubblicato sul “Quarterly Journal of Experimental Psychology” dagli psicologi Gary Lupyan e Daniel Swingley.
L’esperimento ha messo alcune persone davanti a immagini complesse (simili a una mappa o agli scaffali di un supermercato) chiedendo loro di trovare un oggetto specifico (ad esempio una banana).
I risultati hanno dimostrato che le persone che dicevano ad alta voce il nome dell’oggetto lo trovavano molto più rapidamente rispetto a chi lo pensava soltanto.
La parola, in questo caso, agisce come un “evidenziatore” per il cervello, attivando le aree visive e rendendo l’oggetto cercato più saliente.
I problemi diventano più chiari
Quando ci si trova di fronte a un problema, parlare ad alta voce può essere un metodo utile per esplorare diverse soluzioni.
È come un processo di brainstorming che aiuta a trovare idee o a vedere la situazione da una nuova prospettiva.
Verbalizzare la difficoltà ci permette di distaccarcene leggermente, come se stessimo consigliando un amico esterno: questo distacco emotivo favorisce l’oggettività e la capacità di problem-solving, permettendoci di avere anche più senso critico.
Si gestiscono meglio stress ed emozioni
Esprimere verbalmente le proprie emozioni, anche se solo a sé stessi, può essere un modo per liberarli e gestire lo stress.
È come un modo per esternare la propria frustrazione, ansia o felicità, il che può portare a una sensazione di sollievo catartico.
Dare un nome a ciò che proviamo (ad esempio dicendo “sono molto arrabbiato in questo momento”) aiuta a ridurre l’attività dell’amigdala, il centro della paura nel cervello, restituendo il controllo alla parte razionale della mente.
Si capisce che cosa “non va”
Quando ci sentiamo stressati o troppo emozionati, percepiamo soltanto che “qualcosa non va”, un malessere di fondo indistinto.
Ma non sappiamo dire se si tratta di una rabbia transitoria, di un malumore, di un’arrabbiatura o di una vera e propria depressione.
Parlando da soli, ad alta voce, possiamo esplorare il nostro mondo interiore, fare ordine nel caos emotivo e capire bene la genesi di ciò che istintivamente sentiamo come “qualcosa che non va”, identificando la causa scatenante.
Aumenta l’autostima
Parlare a sé stessi in modo positivo o motivazionale può rafforzare l’autostima e la performance sportiva o lavorativa.
Frasi come “Ce la posso fare”, “Sono capace” o l’uso della seconda o terza persona (chiamarsi per nome dicendo “Giorgio, puoi superare questo ostacolo”) possono aumentare la fiducia e migliorare l’atteggiamento mentale.
Questo self-talk positivo agisce come un incoraggiamento interno che riduce l’ansia da prestazione.
Una forma di meditazione
In alcuni casi, parlare da soli può anche essere una forma di meditazione o mindfulness, aiutando a calmarsi e a focalizzarsi sul momento presente.
Ripetere frasi calmanti o descrivere semplicemente le azioni che si stanno compiendo (“ora sto bevendo un bicchiere d’acqua”, “ora sto camminando”) aiuta a fermare il rimuginio mentale sul passato o sul futuro, ancorando la mente al “qui e ora”.
Quando preoccuparsi?
Sebbene parlare da soli sia generalmente segno di un buon funzionamento cognitivo, è giusto fare una distinzione.
Il soliloquio è sano quando è un atto volontario volto a elaborare la realtà.
Diventa un segnale di disagio psichico o patologia quando non si ha più il controllo di questo flusso, quando si risponde a voci inesistenti (allucinazioni uditive) o quando il discorso è totalmente disconnesso dalla realtà e incoerente.
Leggi anche:
- Conversazione: perché è tanto importante?
- Meglio tacere e apparire stupidi (Pensiero forte)
- Come farsi ascoltare
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.

