La cenere dell’Etna, come avviene spesso nel caso di aree vulcaniche, crea molti disagi e problemi ambientali agli abitanti dei 20 comuni siciliani, tutti in provincia di Catania, che si trovano all’interno del Parco naturale dell’Etna. Ma la stessa cenere, in enorme quantità, grazie a una ricerca realizzata dall’Università di Catania può diventare, con un processo di riutilizzo industriale, una preziosa materia prima per diversi prodotti dell’edilizia. Piastrelle, pannelli isolanti, materiali per costruire gallerie stradali e sottopassi pedonali: tutto fabbricato con la cenere recuperata, che da potenziale e inquinante rifiuto diventa, non sprecandola ma semmai valorizzandola, una straordinaria risorsa da economia circolare.

Il progetto di ricerca si intitola “Valorizzazione della cenere vulcanica come materiale sostenibile per l’edilizia” e mette a fuoco la possibilità di realizzare, partendo dagli scarti della cenere etnea, materiali per un’edilizia ecocompatibile, resiliente e a basse emissioni di carbonio. Le ricadute di cenere dell’Etna (le cui pendici più basse sono ad appena 10 chilometri di distanza dal mar Ionio), che interessano periodicamente la città di Catania e i comuni limitrofi, generano disagi alla popolazione, costi elevati di gestione per lo smaltimento e la pulizia e criticità ambientali. Già in epoca romana la cenere vulcanica veniva impiegata per la produzione di malte idrauliche, apprezzate per la loro durabilità. Oggi, grazie alle sue proprietà pozzolaniche, questo materiale torna al centro della ricerca scientifica, potendo reagire con la calce e l’acqua per formare composti cementizi resistenti e durevoli. Al punto che la cenere dell’Etna, grazie agli studi dell’Università di Catania, ha ricevuto lo status normativo di “materia prima seconda”, la premessa giuridica per essere prodotta e convertita su scala industriale.
Sotto la supervisione della professoressa Loredana Contrafatto e in collaborazione con i professori Francesco Nocera e Gianpiero Evola e con il dottorando Carmelo D’Amico presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università degli Studi di Catania, il progetto si è focalizzato sulla realizzazione di prodotti con proprietà isolanti, in particolare acustiche, utilizzando miscele a base di cenere vulcanica e leganti naturali, sono state realizzate piastrelle (30×30×5 centimetri) e sottoposte a test acustici per valutarne le prestazioni fonoassorbenti. I risultati preliminari mostrano un coefficiente di assorbimento sonoro fino a 0,75 nella banda di frequenze 500–2000 Hz, valori del tutto comparabili a quelli dei materiali commerciali più performanti. Questi risultati dimostrano come la cenere vulcanica possa diventare un materiale innovativo, locale e sostenibile per l’isolamento acustico, contribuendo a migliorare il comfort degli ambienti costruiti e a ridurre l’impronta ecologica dei processi edilizi.

Il progetto apre così la strada a nuove prospettive di ricerca e sviluppo, promuovendo un modello di economia circolare che unisce scienza, territorio e responsabilità ambientale.
Le potenzialità applicative dei materiali sviluppati nell’ambito del progetto sono ampie e riguardano sia l’edilizia sostenibile sia la progettazione acustica. Il materiale sviluppato è composto esclusivamente da cenere vulcanica, senza l’aggiunta di leganti chimici o resine sintetiche: la sua coesione è ottenuta mediante processi fisici di compattazione e modellazione a freddo, che ne mantengono la completa naturalità, riciclabilità e atossicità. Grazie alle sue caratteristiche di leggerezza, porosità e resistenza, la cenere vulcanica, opportunamente trattata e combinata con leganti naturali, può essere utilizzata come componente chiave di materiali fonoassorbenti destinati a migliorare la qualità acustica e il comfort degli ambienti costruiti. Nel settore edilizio, i pannelli sviluppati si prestano alla realizzazione di contropareti modulari e controsoffitti fonoassorbenti, facilmente integrabili in edifici nuovi o esistenti.
Ottimizzati per le frequenze del parlato, questi elementi consentono di ridurre il tempo di riverbero e le riflessioni sonore, migliorando in modo significativo la fruibilità acustica di aule scolastiche, uffici, sale riunioni, biblioteche e spazi culturali. Si tratta di una soluzione leggera, ecocompatibile e ad alte prestazioni, ideale per interventi di riqualificazione acustica in edifici pubblici e privati.

Ulteriori sviluppi applicativi riguardano il contesto urbano: gallerie stradali, sottopassaggi pedonali, passaggi coperti e fermate di trasporto pubblico sono ambienti in cui i pannelli a base di cenere vulcanica possono ridurre fenomeni di eco e riverbero, contribuendo al benessere acustico collettivo e alla riqualificazione estetica di spazi spesso degradati. L’elevata resistenza meccanica e durabilità del materiale ne consente l’uso anche in ambienti semiaperti o esposti agli agenti atmosferici, garantendo bassi costi di manutenzione. Grazie alla disponibilità locale della materia prima e alla semplicità del processo produttivo, il progetto presenta un alto potenziale di scalabilità e trasferibilità, sia in altri territori vulcanici (Campania, Canarie, Islanda, Giappone) sia in contesti urbani non vulcanici, dove la cenere può essere sostituita da materiali naturali o industriali di recupero. In questa prospettiva, la ricerca apre la strada a una nuova filiera circolare dei materiali per l’edilizia, in grado di coniugare innovazione, tradizione e futuro, sostenibilità e valorizzazione del territorio.
Il progetto è candidato al Premio Non Sprecare 2025, nella sezione “Associazioni”. Per candidare i vostri progetti, seguite le istruzioni fornite qui.
Le iniziative in concorso per l’edizione 2025 del Premio non sprecare:
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