Usiamo troppo la macchina in città e sprechiamo tempo, soldi e salute

Il 65 per cento degli italiani si dichiara "dipendente dall'automobile". Eppure le alternative non mancano.

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Ogni volta che arriva una statistica sull’uso dell’automobile da parte degli italiani, c’è sempre la conferma di un grande spreco di tempo, soldi e salute: la usiamo troppo, innanzitutto in città. Eppure ormai conosciamo a memoria gli effetti di questo stile di vita: l’aria è sempre più avvelenata, i costi di gestione e manutenzione dell’auto sono sempre più alti, le ore che perdiamo imbottigliati nel traffico o alla ricerca di un parcheggio rasentano l’iperbole del tempo infinito. 

L’Istituto Piepoli con una recentissima ricerca sul campo ha scolpito questi numeri: il 65 per cento degli italiani confessa di “dipendere dall’automobile”, il 77 per cento la utilizza per tutti gli spostamenti frequenti (quindi anche se si tratta di andare al bar oppure a fare la spesa), e il 92 per cento è in auto almeno una volta alla settimana. Un altro dato interessante è che Roma è saldamente in testa nella classifica delle capitali europee per il numero di automobili per abitante: se ne contano circa 650 ogni 1.000 abitanti. E questa proporzione, incredibile ma vero, non accenna a diminuire, ma anzi aumenta, come se i romani non potessero fare altro che circolare in automobile, per qualsiasi destinazione all’interno della cinta urbana. Piccolo dettaglio, le auto dei romani (complessivamente 1,77 milioni di autovetture, praticamente più di tutta la popolazione di Milano, con i suoi 1,3 milioni di abitanti) hanno un’età media di 13 anni, e quindi sono dei perfetti veicoli inquinanti, con tutto ciò che questo comporta anche sul piano della sicurezza stradale (a Roma si viaggia sulla media di 150 morti all’anno per incidenti stradali in città).

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Prima di puntare il dito, giustamente, sugli enormi ritardi che ci sono in Italia in materia di politiche per la mobilità sostenibile c’è una domanda che potremmo farci guardandoci allo specchio. Siamo sicuri che usiamo ancora tanto l’auto per mancanza di alternative? O c’è qualcosa che ancora non riusciamo a fare entrare dalla porta principale dei nostri stili di vita?

Forse potremmo iniziare a smontare una serie di luoghi comuni, riconoscendo che l’auto, per esempio, non è più uno status symbol, se non per una ristretta minoranza di affezionati, e i giovani la considerano come una qualsiasi commodity, non come “l’oggetto del desiderio”, o anche lo scalpo per dimostrare di “avercela fatta nella vita”. Altre fake news: l’auto in città non aumenta la comodità di poter fare più cose nel corso della stessa giornata (accompagnare un figlio a scuola, la spesa, portare un vestito in lavanderia, etc…): semmai è vero il contrario. A ciascuna di queste tappe, raggiunte attraverso la presunta “comodità” dell’auto, corrisponde ormai lo strazio di trovare un parcheggio, scendere e salire dalla macchina evitando di essere travolti se la strada è tra quelle che gli automobilisti considerano un autodromo, scansare gli agguati dei vigili urbani pronti a fare multe. Dunque, alla prova dei fatti la “comodità” dell’uso dell’auto privata in città si riduce a zero, ovviamente escludendo i casi nei quali la macchina diventa davvero indispensabile.

Piuttosto: avete mai provato a studiare i vostri tradizionali percorsi a tappe in città per capire se potete coprirli con una gradevole e salutare camminata, alternata magari all’uso di un mezzo pubblico? E qui entriamo nel perimetro dei veri ostacoli, questi assolutamente fondati e non inventati dalle cattive abitudini, che inducono a un uso così compulsivo e sprecone dell’auto in città. Soltanto il 19 per cento degli italiani si muove abitualmente con i mezzi pubblici, che tra l’altro sono nella stragrande maggioranza dei casi obsoleti e inquinanti. 

Ci sono città (pensiamo a Roma o Napoli) dove il trasporto pubblico funziona molto male, con intere zone e quartieri di fatto isolati (la periferia di Roma, in termini di collegamenti con i mezzi pubblici verso il centro, è la fotografia di una capitale che per decenni è stata devastata dalla corruzione e dal malgoverno), ma in tantissime città (da Milano a Bologna, solo per fare degli esempi, ma la lista potrebbe essere molto lunga) i trasporti pubblici funzionano in modo eccellente. Non sarà che la storia dei mezzi pubblici, pochi e sempre in ritardo, sia anche un alibi per giustificare la pigrizia che a sua volta porta all’uso così sciagurato dell’automobile in città?

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L’altra fonte di alternative all’auto privata in città riguarda i servizi di sharing. Anche qui, l’Italia non è unica, e ci sono differenze geografiche davvero enormi, per cui in alcune città, purtroppo specie al Sud, i servizi di sharing (auto, bici e moto) sono più virtuali che reali. Però: cerchiamo anche in questo caso di non rincorrere alibi e giustificazioni, e magari alziamo la nostra voce di cittadini, per chiedere, come un sacrosanto diritto, anche a tanti sindaci che sembrano più impegnati a curare la loro immagine in vista di una carriera politica che non i servizi sul territorio, di avere disponibili tutte le alternative, sulla carta sono tantissime, per usare meno l’auto. Almeno in città. 

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