Dal 1999 al 2018, in Italia gli eventi meteorologici estremi hanno causato 20mila morti

Lo rivela il Climate Risk Index di Germanwatch, secondo il quale il nostro Paese è il sesto con più decessi al mondo e diciottesimo per numero di perdite economiche pro capite. Il Giappone è lo Stato più colpito nel 2018

Negli ultimi due decenni in Italia ci sono stati 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi. È quanto emerge dal Climate Risk Index di Germanwatch, secondo il quale il nostro Paese, tra il 1999 e il 2018, è risultato essere il sesto al mondo per numero di vittime e diciottesimo per numero di perdite economiche pro capite (in totale 32,92 miliardi di dollari).

MORTI CLIMA ITALIA

Numeri sempre più allarmanti che danno il metro di quanto le condizioni meteorologiche estreme, legate ai cambiamenti climatici, siano un problema per tutti gli Stati, nessuno escluso. Inondazioni, incendi e tifoni stanno colpendo in modo indifferente, in termini di perdite economiche ma anche e soprattutto di vite umane, sia i Paesi più poveri che le economie più avanzate come, appunto, l’Italia. A confermare questa evidenza anche il fatto che nel 2018 il Giappone, che è stato falcidiato da piogge eccezionali, ondate di calore e tifoni, è stato il Paese che ha dovuto pagare il conto più salato.

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MORTI DOVUTE ALL’INQUINAMENTO

Nel complesso, per il Climate Risk Index di Germanwatch, negli ultimi venti anni l’Italia è il ventiseiesimo Paese più colpito dagli eventi estremi. Mentre per quanto riguarda lo scorso anno, il 2018, c’è stato un peggioramento rispetto alla media con il ventunesimo posto. Una situazione che ha posizionato il nostro Paese ottavo per perdite economiche pro-capite, e ventottesimo per morti. Oltre il Giappone, ai primi posti negli scorsi dodici mesi ci sono: Filippine, Germania, Madagascar, India, Sri Lanka, Kenya, Ruanda, Canada e Fiji. In termini assoluti, sottolinea il rapporto di Germanwatch, diffuso a Madrid in occasione della Cop25, l’India è prima sia per numero di vittime (2.081, davanti alle 1.282 giapponesi e alle 1.246 tedesche), sia per perdite economiche: (37,8 miliardi, cui seguono i 35,8 miliardi del Giappone).

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