Marea nera, la Bp scarica le colpe

E’ proprio il caso di dirlo, la British Petroleum ha fatto a “scarica barile”. Per la precisazione si sta parlando di 4,9 milioni di barili di greggio rilasciati in mare dallo scorso 20 aprile, data dell’esplosione della piattaforma Deep Horizon e dell’inizio del versamento in mare del greggio. A quasi cinque mesi dal disastro nel […]

E’ proprio il caso di dirlo, la British Petroleum ha fatto a “scarica barile”. Per la precisazione si sta parlando di 4,9 milioni di barili di greggio rilasciati in mare dallo scorso 20 aprile, data dell’esplosione della piattaforma Deep Horizon e dell’inizio del versamento in mare del greggio. A quasi cinque mesi dal disastro nel Golfo del Messico la BP ha pubblicato delle valutazioni interne redatte da un team di 50 esperti in merito alle cause che avrebbero potuto, secondo la societa’ petrolifera, scatenare la fuoriuscita di greggio: “Non e’ stato un singolo fattore a causare il disastro del pozzo Macondo”. Con queste parole la BP cerca quindi di spartire le colpe, puntando il dito contro la Transocean per non aver gestito al meglio la piattaforma, aver commesso una serie di errori durante la trivellazione e aver ignorato chiari segnali di pericolo. Ma le accuse sono anche contro la Halliburton per aver utilizzato un cemento di scarsa qualita’ nella realizzazione del pozzo il cui cedimento e’ alla base del disastro, come se dividere le colpe tra piu’ attori possa diminuire i danni irreversibili di cui e’ stato vittima l’ecosistema marino e il sistema economico.
Sentendosi per questo vittima dell’essersi fidata di due societa’ esperte del settore ha dovuto versare, in poco piu’ di 4 mesi, la somma ingente di 8 miliardi di dollari per gli interventi resisi necessari a bloccare la fuoriuscita di petrolio, cifra che sicuramente salira’ ulteriormente superando a breve i dieci miliardi.

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