L’afa, in questi giorni, e’ diventata insopportabile e tutti facciamo fatica a resistere. La soluzione piu’ ovvia al problema e’ quella raffreddare case e uffici con un uso sfrenato dell’aria condizionata: ma e’ anche la scelta piu’ rischiosa, e per diversi motivi. Innanzitutto i condizionatori divorano energia e sono in prima fila tra gli imputati per l’inquinamento atmosferico. Un normale split per l’aria fredda ha un consumo di corrente pari a quattro volte quello di un frigorifero ed emette 650 grammi di anidride carbonica all’ora. Il risultato puo’ essere devastante, come dimostra il fatto che in queste ore negli Stati Uniti si ripetono i black out elettrici nelle grandi metropoli come New York e Washington. Gli americani sono particolarmente spreconi in materia di energia e nelle loro case si gira d’estate con il pullover e d’inverno con la maglietta a maniche corte: uno stile di vita assolutamente insostenibile. Inoltre l’abuso di aria condizionata, come segnalano gli esperti dell’Organizzazione mondiale della Sanita’ nei loro rapporti per combattere l’afa, e’ una delle principali cause dell’obesita’ (una delle patologie piu’ diffuse, non a caso, proprio in America) e i continui sbalzi di temperatura possono provocare tosse e disturbi alle vie respiratorie, fino alla polmonite.
Esistono alternative possibili ai danni dei condizionatori? Una prima risposta arriva, in casa, dall’antico espediente utilizzato dai nostri nonni e dai nostri genitori per rinfrescare l’ambiente: creare correnti d’aria attraverso la triangolazione delle finestre nelle camere. E’ un gesto semplice, di buon senso, ma molto efficace, come dimostra il fatto che ha funzionato per secoli. Quanto agli uffici, qui gli sprechi di energia si possono evitare con un abbigliamento casual, leggero, rinunciando per esempio all’uso ossessivo della cravatta. La tecnica e’ stata collaudata in Giappone, dove il governo ha portato avanti delle autentiche campagne contro l’eccessivo uso dei condizionatori, con il risultato di una riduzione di circa 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica. In Italia l’iniziativa e’ stata ripresa dall’Eni, una delle aziende piu’ impegnate sul fronte dell’efficienza energetica, e i consumi di elettricita’ nelle varie sedi del gruppo, in seguito all’appello a non indossare la cravatta, sono diminuiti del 9 per cento.
Sicuramente il Grande Caldo e’ uno degli indicatori di quanto sia peggiorato l’equilibrio climatico del pianeta, e purtroppo le prospettive nel breve periodo non ispirano ottimismo. Ma in attesa di politiche energetiche efficaci, di vertici internazionali che non si concludano nelle fallimentari enunciazioni che abbiamo visto in tutti i summit di questi ultimi anni, l’unica strada da percorrere e’ quella dell’autodifesa, che si traduce in comportamenti individuali piu’ responsabili. Per migliorare l’ambiente, e la qualita’ della vita, a volte basta veramente poco. E tanto vale provarci.
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