Facebook crea dipendenza: cosa fare se i ragazzi ne abusano - Non Sprecare
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Facebook crea dipendenza: cosa fare se i ragazzi ne abusano

Facebook crea dipendenza: il 12% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni naviga per più di 2 ore al giorno e il 15% sta per lo stesso tempo di fronte ai videogiochi. Se si parla di adolescenti, la percentuale sale al di sopra del 40%. Dati allarmanti che fanno pensare al ruolo degli adulti nell'educazione all'utilizzo della rete per i ragazzi.

FACEBOOK CREA DIPENDENZA – Quasi un bambino su sei e un adolescente su due è a rischio del “mal di facebook”: in pratica questi ragazzi abusano della rete, passando almeno due ore al giorno davanti al tablet e al pc e spesso continuando a pensare a quello che hanno fatto o faranno su internet anche dopo aver schiacciato il tasto off.

Leggiamo in un articolo su Repubblica che i Sert italiani, i servizi delle Asl tradizionalmente dedicati a chi ha problemi con droghe “classiche” come eroina e cocaina, iniziano a vedere anche i giovani che non riescono a staccarsi da Facebook e dai videogiochi come dei possibili dipendenti. Non sono tanti quanto i malati di azzardo ma gli esperti li danno in aumento a ritmi preoccupanti.

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FACEBOOK CREA DIPENDENZA – Premi per chi facebook fa malesmette Negli Usa, a Boston, un padre è arrivato ad offrire alla figlia di 14 anni un premio in denaro per farla smettere di andare su Facebook per cinque mesi e sui blog si segnalano molti casi di persone che hanno deciso di prendere una pausa dal social network. Da noi è auspicabile che qualche giovane stacchi un po’ , al limite diminuisca le ore di fronte al pc.

FACEBOOK CREA DIPENDENZA – Dati allarmanti I dati raccolti dall’ Eurispes nel 2012 rivelano che il 12% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni naviga per più di 2 ore al giorno e il 15% sta per lo stesso tempo di fronte ai videogiochi, generalmente consolle portatili.  «Ti capita quando sei connesso a internet di non riuscire a staccarti anche se vorresti?». A questa domanda il 47 per cento degli adolescenti ha risposto che succede “qualche volta”, il 14,5% per cento “spesso”e il 7,2 per cento “mai”. Alfio Lucchini, presidente di Federserd, la società che riunisce gli operatori dei Sert italiani spiega che «gli interventi su giovani che abusano di internet sono in aumento nelle nostre strutture. Il numero dei pazienti è ancora ridotto ma dai luoghi di aggregazione giovanile, dalle famiglie e dalle scuole ci arrivano segnali enormi. Del resto l’ 85 per cento dei giovani tra 12 e 19 anni hanno un profilo Facebook».

FACEBOOK FA MALE – Il compito degli adulti Il ruolo dei genitori è fondamentale per non far cadere i ragazzi nella dipendenza. «Non si devono limitare a negare o a vigilare su quello che fannoi figli in rete– spiega sempre Lucchini – Bisogna cercare di capire quello che avviene quando sono collegati. Ad esempio quello che vanno a cercare. Spesso però i genitori non hanno molte competenze tecniche. Per questo anche loro devono cambiare e adeguarsi a uno strumento legato alla modernità, anche per intercettare il disagio dei figli». Il tempo trascorso online è importante ma non va valutato solo quello. «Bisogna vedere se per stare sui social network si trascurano le normali attività della vita e le relazioni interpersonali. Le spie che rivelano un problema di dipendenza possono essere disturbi dell’ alimentazione o del sonno. In quel caso c’ è bisogno dell’ intervento dello psichiatra o dello psicologo», continua Lucchini.

FACEBOOK FA MALE – Il parere medico A volte il medico si trova davanti pazienti giovanissimi. Al centro per la cura delle dipendenze da internet del Policlinico Gemelli di Roma (il primo creato in Italia), il dottor Federico Tonioni ha curato un ragazzino di 11 anni. «Dobbiamo partire dal presupposto che per i nostri figli, i nativi digitali – spiega – la relazione con gli altri si sviluppa online. Con i social network e in certi casi, quelli più regrediti, con il gaming online, che porta al ritiro sociale. Siamo tutti più compulsivi, anche noi adulti siamo sempre attaccati a strumenti tecnologici e abbiamo una minore disponibilità affettiva nei confronti dei figli». Si torna sempre lì, al ruolo che devono avere i genitori. «Bisogna partecipare a quello che fanno online i bambini e i giovani, comunque abituarli a esprimere le proprie emozioni, a non chiudersi davanti a uno schermo, che rende la realtà distante e ovattata».

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