L’inutile ossessione per la pelle perfetta

Uno spreco alimentato dal martellante marketing dell'industria dei cosmetici. Risultato: aumentano acne, irritazioni, dermatiti. E la pelle peggiora invece di migliorare.

dermorexia come prevenire

La nuova ossessione del presunto e fasullo benessere è quella della pelle perfetta, ovvero una forma di compulsione e di ricerca continua di nuovi prodotti per prevenire oppure eliminare minime e irrilevanti imperfezioni della cute.

Una corsa senza fine verso un ideale estetico irrealistico, spesso amplificato da filtri, ritocchi e immagini patinate che non corrispondono alla realtà.

Con un danno enorme per la stessa pelle, oltre allo spreco di soldi per l’acquisto di prodotti superflui e spesso controproducenti: aumentano irritazioni, acne e persino dermatiti.

 Il risultato è il contrario dell’obiettivo per il quale si è pensato di intervenire: la pelle peggiora, talvolta anche in modo duraturo, invece di migliorare. In alcuni casi questo eccesso di cure, trattamenti e cambi continui di prodotti può alimentare ansia, frustrazione e un rapporto sempre più conflittuale con la propria immagine.

Dermorexia

La dermorexia (o dermorexía), questo è il nome con il quale si definisce la compulsione per la cura della cute, è considerata un disturbo psicologico legato all’immagine corporea, caratterizzato da un’ossessione per la pelle “perfetta” e dalla percezione esagerata o distorta di imperfezioni cutanee, anche minime o inesistenti.

Il termine è nato come costola dermatologica dell’ortoressia, l’ossessione per il cibo sano: in entrambi i casi, qualcosa che in origine è positivo (prendersi cura della salute, dell’alimentazione o della pelle) viene portato all’eccesso, fino a diventare un problema che toglie libertà invece di aggiungerla.

Nella dermorexia, il pensiero della pelle occupa uno spazio sproporzionato nella mente: ci si concentra sui pori, sulle piccole rughe, sulle lievi discromie, sulle imperfezioni quasi invisibili, fino a trasformarle in una fonte costante di preoccupazione. Questo può interferire con la vita sociale, con il benessere emotivo e con la capacità di accettare il naturale aspetto del proprio volto.

Sintomi

I comportamenti tipici di questo disturbo possono includere:

  • Controllarsi allo specchio molte volte al giorno
  • Passare molto tempo a osservare la pelle (anche con luci particolari o ingrandimenti)
  • Cambiare spesso prodotti o routine, nella speranza di “trovare quello giusto”
  • Ricercare continuamente creme, sieri e trattamenti che promettono la perfezione della pelle
  • Usare in modo compulsivo trattamenti aggressivi (peeling forti, esfoliazioni eccessive, maschere irritanti)
  • Spremere o toccare continuamente la pelle, peggiorando spesso infiammazioni e cicatrici
  • Evitare di uscire senza trucco o filtri, come se il volto naturale fosse “inaccettabile”
  • Cercare rassicurazioni continue dagli altri su come appare la propria pelle
  • Provare ansia eccessiva anche per minime imperfezioni: pori dilatati, piccole rughe, lievi arrossamenti, brufoletti passeggeri

Spesso queste abitudini non vengono riconosciute subito come problematiche, perché sono camuffate da “cura di sé” o “self-care”.

In realtà, quando la skincare diventa fonte di preoccupazione costante, di senso di colpa o di insoddisfazione cronica, non siamo più nell’ambito del benessere, ma del disagio.

Il ruolo del marketing e dei social

A alimentare questa ossessione non è solo una fragilità individuale, ma anche un contesto culturale in cui:

  • l’industria cosmetica propone continuamente nuovi prodotti “indispensabili”;
  • il marketing sfrutta il linguaggio della scienza e della salute per vendere promesse di perfezione;
  • i social mostrano volti levigati, filtrati, apparentemente senza pori né difetti, come se quella fosse la normalità.

Le campagne pubblicitarie e i contenuti di influencer e creator, spesso sponsorizzati, contribuiscono a creare l’idea che una pelle “normale” non esista più: bisogna essere sempre “glowy”, “glass skin”, “porcelain skin”.

La pelle reale – con pori, texture, piccole imperfezioni, segni dell’età – viene relegata a qualcosa da nascondere o correggere.

Questa pressione estetica costante può trasformare un semplice interesse per la skincare in un vero e proprio terreno fertile per la dermorexia, soprattutto nelle persone più giovani e vulnerabili.

Danni dell’ossessione per la pelle perfetta

L’over-skincare, tipica della dermorexia, può:

  • Danneggiare la barriera cutanea, cioè lo strato protettivo che mantiene la pelle idratata e la difende dagli agenti esterni
  • Aumentare acne, rossori, irritazioni e dermatiti, soprattutto quando si usano prodotti troppo aggressivi o combinazioni non adatte al proprio tipo di pelle
  • Causare sensibilizzazioni e allergie da contatto dovute all’uso continuo di nuove sostanze e attivi
  • Creare un circolo vizioso di controllo e frustrazione: più si interviene, più la pelle si irrita, più ci si sente in difetto, più si cercano nuovi prodotti “risolutivi”

A livello psicologico, questa dinamica può generare:

  • Senso di inadeguatezza quando la pelle non risponde “come dovrebbe”
  • Vergogna per il proprio aspetto al naturale
  • Dipendenza emotiva da prodotti e trattamenti estetici
  • Riduzione della spontaneità nella vita sociale (non uscire senza trucco, rinunciare a sport o attività per paura di “sudare il make-up”, ecc.)

Paradossalmente, la pelle peggiora proprio perché la si “cura troppo” e male, senza ascoltare realmente i suoi bisogni e senza un criterio scientifico o medico, ma seguendo trend, consigli casuali e promesse pubblicitarie.

Fasce di età più colpite

Numerosi reportage e dermatologi segnalano che gli adolescenti e persino pre-adolescenti (intorno agli 11-14 anni) sono tra le fasce più a rischio di sviluppare comportamenti ossessivi legati alla skincare e alla “pelle perfetta”.

A spingerli in questa direzione sono soprattutto modelli e routine promosse da influencer e creator beauty, che dilagano in particolare su Instagram e TikTok.

Video di “morning routine” e “night routine” con decine di passaggi, layering di sieri, maschere e trattamenti stratificati vengono presentati come normali anche per pelli giovanissime che, spesso, avrebbero bisogno di molto meno.

Proprio durante l’adolescenza si sviluppano molti disturbi legati all’immagine corporea, perché è un periodo in cui si è particolarmente sensibili al giudizio altrui e all’aspetto estetico.

L’acne fisiologica, le prime imperfezioni, i cambiamenti ormonali possono diventare terreno fertile per il senso di vergogna e per il desiderio di “cancellare tutto”, ingenuamente, con il prodotto giusto.

Come si previene

Innanzitutto, per prevenire ed evitare l’ossessione per la pelle perfetta, è fondamentale recuperare una verità semplice, ma spesso dimenticata: l’epidermide ha una sua capacità innata di rigenerarsi, proteggersi e difendersi dalle aggressioni esterne.

Questo vale anche in un contesto di inquinamento, sbalzi di temperatura e stress: la pelle è un organo attivo, non un foglio bianco da correggere di continuo.

Applicare in modo compulsivo troppi prodotti non fa che alterare l’equilibrio del microbiota cutaneo, indebolire la barriera protettiva e ottenere un effetto boomerang: più la pelle si “cura” in modo eccessivo e disordinato, più tende a infiammarsi e peggiorare.

Forti di questa consapevolezza, possiamo:

  • Spostare l’obiettivo da “pelle perfetta” a “pelle sana”: accettare che la pelle reale ha pori, piccole imperfezioni, variazioni nel corso del mese, e che la salute viene prima dell’effetto filtro.
  • Ridurre gli stimoli ossessivi (specchi, social, confronti continui): limitare il tempo passato a zoomare sul proprio viso o confrontarsi con immagini ritoccate, disattivare filtri abituali, seguire profili più realistici e meno ossessionati dalla perfezione.
  • Seguire routine semplici e stabili: pochi prodotti, scelti bene. Una detersione delicata mattina e sera, evitando detergenti troppo sgrassanti. In caso di impurità, una leggera esfoliazione periodica, non quotidiana e non aggressiva.
  • Mantenere una costante e buona idratazione della pelle: scegliere una crema adatta al proprio tipo di pelle (secca, mista, grassa, sensibile) e applicarla con regolarità, senza inseguire ogni settimana l’ingrediente di moda.
  • In età più matura, usare con costanza filtri solari: la protezione solare è uno dei pochi “attivi” realmente fondamentali per prevenire danni da foto-invecchiamento, macchie e rischio di tumori cutanei. Meglio un buon prodotto usato ogni giorno che venti prodotti cambiati di continuo.

Quando serve un aiuto in più

Se la preoccupazione per la pelle occupa gran parte dei pensieri, se si prova ansia all’idea di mostrarsi al naturale, se si passa molto tempo e denaro in prodotti senza mai sentirsi “abbastanza”, può essere utile parlarne con:

  • un dermatologo, per valutare lo stato di salute della pelle e semplificare la routine;
  • uno psicologo o psicoterapeuta, per affrontare la componente ossessiva e il rapporto con l’immagine corporea.

Chiedere aiuto non significa essere “superficiali” o “vanitosi”, ma riconoscere che il corpo e la mente sono strettamente collegati e che la pelle è spesso un luogo su cui scriviamo ansie e insicurezze.

Leggi anche:

Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?