
Per necessità o virtù, le città del mondo si stanno trasformando, per cercare di rispondere a esigenze ambientali e di salute dei cittadini, non ulteriormente prorogabili. Un po’ alla volta, dunque, grazie ad amministrazioni virtuose o a seguito delle pressioni di gruppi di cittadini, gli esperimenti “green” si moltiplicano e, almeno su questo fronte, la vecchia Europa sembra ancora mantenere il primato mondiale.
Come ogni anno la società di consulenza internazionale Mercer ha stilato una classifica sulla qualità della vita in 221 metropoli del mondo, analizzate dal punto di vista economico, sociale e politico. Servizi sanitari, infrastrutture, trasporto, ma anche alimentazione, tempo libero e spazi verdi. Per i suoi grandi parchi, che si aprono tra palazzi storici da favola, per la rete di trasporti efficiente ed ecosostenibile, per la sicurezza di cui godono i cittadini, è ancora Vienna, per il terzo anno consecutivo, la città con la miglior qualità della vita. Al secondo posto, come lo scorso anno, Zurigo, dove il 63% delle persone si muove con trasporti pubblici, e al terzo la neozelandese Auckland, che strappa il podio a Ginevra, scesa all’ottavo posto.
È Amburgo invece la “città verde” dell’Unione Europea, che nel 2011 si è aggiudicata il Green Capital Award (premio istituito dalla Commissione Europea) superando Stoccolma, che si era aggiudicata il titolo nel 2010. Tra le 35 città in gara (significativamente assenti quelle italiane), il secondo centro più popoloso della Germania vanta una qualità dell’aria ottima e ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050. Molte altre però sono le iniziative che hanno permesso, alla città tedesca, di raggiungere l’ambito riconoscimento: il 100% dei cittadini ha accesso ai trasporti pubblici in un raggio di 300 metri dalla propria abitazione, gli autobus sono quasi tutti elettrici e l’amministrazione mette a disposizione di commercianti e imprenditori un parco di auto a idrogeno per le commissioni più scomode. Negli ultimi anni, poi, sono stati spesi 18 milioni di euro per installare oltre 600 moderne caldaie a condensazione in sostituzione dei vecchi impianti e oltre 200.000 lampadine a basso consumo illuminano la città oggi. Una buona green economy pubblica, che però non prescinde dal coinvolgimento della popolazione: il Treno delle Idee è un treno raccoglitore di proposte ecologiche per il futuro; ogni vagone è riservato ad un centro urbano che mostra iniziative, risultati e raccoglie nuove idee.
Stoccolma – classifiche a parte – non intende tuttavia essere seconda a nessuno e punta sull’efficienza del trasporto pubblico, su una buona gestione dei rifiuti e sulla riduzione delle emissioni, abbinati a una progettazione e a un monitoraggio costante delle politiche di attuazione. Tantissimo lo spazio verde, fruibile facilmente per il 95% della popolazione. Dal 1990 le emissioni di CO2 pro capite sono state invece abbattute del 25% e fra gli obiettivi futuri c’è quello, entro il 2050, di liberarsi totalmente della dipendenza dai combustibili fossili.
Dal macro al micro: si chiama Hammarby Sjöstad il quartiere sostenibile di Stoccolma che nasce dalla riqualificazione di un’area industriale e che, una volta completato, conterà 11 mila unità residenziali per più di 3 mila persone. Il progetto si sviluppa sulle sponde di un lago e permette alla riserva naturale di Nacka e alla foresta di Arsta di penetrare fin dentro il quartiere attraverso giardini e lungi viali verdi. I materiali sono tutti ecosostenibili, dal vetro alla pietra, e certificati, in quanto privi di sostanze tossiche. Altissima la percentuale di popolazione che usa solo mezzi pubblici o biciclette nel nuovo quartiere, dove, grazie ad una buona organizzazione di consegna delle merci, è stato possibile ridurre da 6 a 1 i furgoni in circolazione. L’energia è solare, gli elettrodomestici sono rigorosamente di classe A e la fitodepurazione consente un utilizzo intelligente delle acque di scarico e la produzione di biogas che, tra le altre cose, serve come combustibile di autobus, autocarri e taxi. Anche i rifiuti organici vengono riutilizzati come biomasse per la produzione di elettricità e riscaldamento.
Il quartiere svedese non rimane tuttavia l’unico esperimento del genere in Europa. Eco-Viikki a Helsinki si trova a 8 km dalla capitale ed è famoso tra gli ambientalisti perché la sua progettazione (fine lavori nel 2004) si è basata su 17 criteri ecologici a tutela dell’ambiente e della qualità della vita dei 2000 residenti.
Poi c’è la “sempreverde” Amsterdam, che ha riqualificato i sei ettari dell’ex area industriale GWL realizzando 600 unità abitative e una bella rete di botteghe e negozi nati negli edifici una volta industriali. Una zona 100% car free, dove sono riservati solo 110 posti auto per i residenti all’estremità ovest del quartiere. Risultato? Il 57% degli abitanti ha rinunciato all’auto; ci sono 4 biciclette ogni 3 abitanti; il 39% dei cittadini ha un abbonamento per il trasporto pubblico e il 10% utilizza il car sharing.
Tra i primi esempi di eco quartieri europei tiene comunque duro, nelle classifiche internazionali, anche Vauban a Friburgo.Vauban era una zona militare ricostruita secondo i parametri della bioedilizia, con edifici collegati a una rete di teleriscaldamento alimentata a biomasse e gas naturale. L’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico copre il 65% del fabbisogno. Ottime infrastrutture ma anche un’importante attenzione all’educazione ambientale: chi pratica la raccolta differenziata ha agevolazioni fiscali e l’utilizzo delle auto private è superato da un buon servizio di car sharing.