Carne coltivata: come si produce e tutti i dubbi

Sapore poco attraente. Costi elevati. Non salva gli animali. E non riduce l’inquinamento. Ma allora perché produrla o importarla?

Carne coltivata: come si produce e tutti i dubbi

COME SI PRODUCE LA CARNE COLTIVATA

Gli esperimenti vanno avanti da più di vent’anni, ma ormai in alcuni paesi del mondo, come gli Stati Uniti, la carne artificiale, detta anche carne coltivata, è un’industria, con tanto di mercato e di speculazioni. In altri paesi, come l’Italia, invece è stata proibita.

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CARNE COLTIVATA

La carne coltivata si produce attraverso le cellule staminali che vengono prelevate da animali utilizzati normalmente per produrre carne e usate poi per far crescere la carne al di fuori dell’animale. Coltivandola, appunto. Una singola cellula staminale muscolare, prelevata da un bovino e coltivata in appositi bioreattori, riesce a produrre fino a 10 mila chilogrammi di carne, pari a 80mila hamburger. Per la produzione di un chilo di carne coltivata servono 400-500 litri di acqua, rispetto agli 11 mila litri di carne bovina.


ELEMENTI A FAVORE DELLA CARNE COLTIVATA

Tra gli elementi a favore della carne artificiale ci sono alcuni fattori, come questi:

  • Introdotta su larga scala, riduce l’inquinamento e l’effetto serra. Gli allevamenti di bovini e di suini generano il 14,5 per cento dei gas serra
  • Abbassa i rischi di epidemia
  • Riduce il consumo di acqua e di suolo
  • Libera terreni agricoli
  • Diminuisce il ricorso agli antibiotici con i relativi effetti di resistenza batterica

ELEMENTI CONTRO LA CARNE COLTIVATA

Gli elementi negativi della carne artificiale sono:

  • Il sapore è poco attraente e gustoso
  • Il costo di produzione, e poi al consumo, è molto alto: mediamente otto volte quello della carne tradizionale
  • L’introduzione della carne artificiale penalizza tutta la filiera della carne made in Italy
  • Si perdono posti di lavoro nel settore dell’allevamento
  • Non si salvano animali, in quanto comunque viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche
  • Consuma più acqua di molti allevamenti tradizionali
  • L’impronta di carbonio della carne coltivata risulta essere cinque volte quella del pollo
  • Non esiste una documentazione scientifica, completa e attendibile, sui 150 ingredienti della carne in laboratorio

CARNE COLTIVATA IN AMERICA

In America c’è il boom della carne artificiale. Centinaia di investitori hanno fiutato la possibilità di un gigantesco affare (un’industria con investimenti da 1.500 miliardi di dollari) e sono nate diverse startup. Tra gli investitori non mancano i soliti nomi dei miliardari dell’informatica, come Bill Gates e Sergey Brin; star di Hollywood, come Leonardo di Caprio e del turismo spaziale, come Richiard Branson. Ma anche le potenti multinazionali alimentari, come Tyson Foods, Jbs e Kellog’s hanno messo i soldi nelle società che producono carne coltivata, per non restare fuori dagli affari. Innanzitutto Beyod meat.

CARNE ARTIFICIALE A SINGAPORE

Il primo paese al mondo a introdurre la carne artificiale nei menù dei ristoranti, specie quelli stellati, è stato Singapore. La carne artificiale, in piatti che partono da 25 euro a porzione, si consuma, sotto forma di crocchette da cellule staminali, nel lussuoso ristorante 1880, diventato molto di moda proprio per il suo menù.

CARNE COLTIVATA IN ITALIA

Per il momento la carne coltivata in Italia è considerata una produzione vietata. Stessa cosa per l’importazione. Ed è anche proibito l’uso della parola “carne” per indicare alimenti derivati da proteine vegetali (soia, ceci e fagioli). Bisognerà vedere se l’Unione Europea non contesterà le norme italiane, ma intanto, a chi parla del rischio di non entrare nel giro dell’innovazione della carne coltivata, va fatto notare che ne siamo già fuori. Da sempre. Da quando è nato il primo hamburger in laboratorio, nel 2013 all’Università di Maastricht, a tempi più recenti nei quali le circa 150 aziende che operano nel settore della carne coltivata sono quasi tutte non europee.

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