Sensi di colpa delle mamme: diritto al me time, tempo da dedicare a se stesse

I genitori che lavorano tutto il giorno faticano a conciliare lavoro e famiglia. Il me time, tempo da dedicare a se stessi, è sempre in discussione. Vi suggeriamo qualche consiglio per vivere il me time senza sensi di colpa.

SENSI DI COLPA DELLE MAMME – Me time. Gli americani, che trovano poche parole per tutto e riescono a dare forma compiuta a concetti generati da società in trasformazione, chiamano me time il tempo che una madre o un padre sceglie di dedicare a se stesso.

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Oltre i figli/oltre il lavoro. Il tempo per andare in palestra, fare shopping (non la spesa), uscire a cena, andare al cinema, frequentare un corso di fotografia, vedere una mostra, chiudersi in una stanza e finirsi finalmente il romanzo di Franzen, impegnarsi nel volontariato come magari si faceva da (più) giovani.  Che sia per una French manicure o per una tela di Caravaggio, poco cambia. E’ comunque tempo che si sottrae ai bambini.

SENSI DI COLPA – diritto al me time Le mamme hanno diritto al me time? La risposta è facile se l’equilibrio tra vita professionale e familiare non è a rischio di crisi e proteste: se, cioè, non si lavora  troppo a lungo e gli spazi affidati a una babysitter – se esistono – rappresentano un’eccezione settimanale e non la regola quotidianalavoro e famiglia. Ma se si lavora fino a tardi ogni sera, se anche durante il fine settimana si fa fatica ad abbattere le telefonate in arrivo, se dunque “uscire” significa allungare di altri giri l’orario della tata già di turno (o di nonni, zii, vicini di casa) allora la questione diventa seria.

SENSI DI COLPA DELLE MAMME – Moderazione Un rapido e non scientifico sondaggio tra mamme e papà che lavorano fino a tardi ha dato come indicazione generale una maggiore propensione delle madri alla lacerazione rispetto ai padri che riescono ancora (ancora per poco? I padri stanno cambiando moltissimo…) a farsene una ragione. Non a caso, ogni rilevazione statistica sui tempi che le donne dedicano alla cura di sé registra un arretramento progressivo del cronometro individuale.

Le discussioni tra amiche e amici si affollano di riflessioni e di episodi, sta anche nascendo un piccolo welfare di sostegno al “me time”. Vi elenchiamo alcune soluzioni:

  1. Cercare le palestre che prevedono uno spazio  per i bambini. Così, sotto lo stesso tetto, voi correte e loro giocano.
  2. Recarsi in ristoranti dove sia prevista l’animazione per minori  in spazi contigui al bancone del vostro brunch.
  3. Andare a mangiare salmone e torta di carote all’Ikea, una delle prime aziende a inventarsi quelle grandi gabbie con palline colorate dove lasciare i più piccoli. Mezz’ora di relax scandinavo al ristorante, nessuna intenzione d’acquisto come alibi.
  4. Organizzare con le altre madri della classe di scuola materna/elementare/media la distribuzione di buoni-tempo da scambiarsi. A rotazione ciascuna ospita i figli di due o tre altre (un patto di sindacato vieta di metterli vigliaccamente davanti alla tv)
  5. Usare le prime ore del mattino, subito dopo l’accompagnamento a scuola, come tempo libero: è il momento migliore per scavarsi una piccola tana, quando ancora tutto nella giornata sembra lungo e possibile. Poi si può sempre recuperare di notte…
  6. Uscire di sera tardi, quando i bambini ormai dormono, in alternanza madri-padri. (Questa è chiaramente la soluzione più pericolosa a lungo termine…)

lavoro e famigliaLa conciliazione e gli spazi da salvaguardare per la cura di sé sembrano, così, possibili da realizzare.

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