Alle donne hanno fatto la festa: eliminate dal lavoro, con uno spreco del 7 per cento del pil

Oggi è la festa della donna, e noi la ricordiamo con un enorme spreco al femminile: la discriminazione che le donne subiscono nel mondo del lavoro. Un danno che vale il 7 per cento del prodotto interno lordo. La partecipazione delle donne italiane al mondo del lavoro è tra le più basse del mondo: appena il […]

Oggi è la festa della donna, e noi la ricordiamo con un enorme spreco al femminile: la discriminazione che le donne subiscono nel mondo del lavoro. Un danno che vale il 7 per cento del prodotto interno lordo. La partecipazione delle donne italiane al mondo del lavoro è tra le più basse del mondo: appena il 51 per cento, tra i 18 e i 64 anni, rispetto a una media Ocse del 65 per cento. Siamo il fanalino di coda in Europa, dove l’occupazione femminile tocca il 69 per cento in Spagna, il 66 in Francia, il 72 in Germania e il 77 in Svezia. Uno spreco enorme di risorse umane e anche di potenziale crescita. La Banca d’Italia, infatti, ha documentato che se solo riuscissimo a portare la quota del lavoro femminile al 60 per cento, come fissato dagli accordi europei di Lisbona, il Pil farebbe un balzo in avanti del 7 per cento. Non avremmo bisogno di manovre aggiuntive per tenere i conti pubblici sotto controllo.

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Che cosa si può fare, in concreto, per affrontare di petto la questione femminile? I professori Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, dalle colonne del Corriere della Sera, lanciano due proposte molto nette: una forte detassazione a favore del lavoro femminile, e un piano part-time per conciliare lavoro e gestione della famiglia, dove il carico degli impegni è troppo sbilanciato a favore dell’uomo. Ci sarà qualcuno, tra i partiti, che vorrà mettere nella sua agenda queste proposte per avere più donne al lavoro in Italia?

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