Che cosa succede quando si ammala la donna

Crolla un mondo, perché in famiglia sono tutti abituati ad avere le sue cure. E invece adesso tocca agli uomini

sostegno alle donne malate

CHE COSA SUCCEDE QUANDO SI AMMALA LA DONNA

Che cosa succede in famiglia quando si ammala una donna, magari di una patologia grave, come un cancro? La risposta è chiara: crolla un mondo. E tocca agli uomini fare la parte che di solito viene interpretata dalle donne: curare, rassicurare, assistere, consolare. Gli uomini mariti, compagni, figli ma anche fratelli e amici – si prendono carico delle donne, quando queste si ammalano per una patologia grave o cronica. Probabilmente fa più notizia la minoranza composta da quegli uomini che scappano di fronte alla malattia della compagna, ma secondo le donne coinvolte in un’indagine Doxa, quasi nove uomini su dieci assistono la donna durante il percorso di malattia e di cura.

La ricerca, promossa da Salute Donna Onlus e Salute Uomo Onlus, ha coinvolto 422 donne con tumore afferenti a undici Centri distribuiti su tutto il territorio nazionale, smentendo largamente lo stereotipo dell’uomo in fuga.

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SOSTEGNO ALLE DONNE MALATE

Nel racconto delle donne la figura maschile è una costante nei vari momenti del percorso oncologico, presente alle visite mediche e nei giorni degli interventi chirurgici. Il ruolo dell’uomo che viene maggiormente riconosciuto dalle donne è di supporto e di sostegno, perché aiuta la donna ad affrontare le attese, le incertezze, a sopportare gli effetti collaterali delle terapie, placa l’ansia e le paure, alleggerisce l’atmosfera in casa.

«Il dato più bello e interessante dell’indagine è la presenza costante di un uomo che assiste la donna durante il percorso diagnostico-terapeutico della paziente, che proprio da questo sostegno trae più forza nell’affrontare la malattia e i trattamenti» commenta Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna Onlus.

MALATTIA E VITA DI COPPIA

Il ruolo del compagno durante la malattia della donna, quindi, non investe soltanto il lato quotidiano e pratico nella gestione della patologia. La malattia è anche un banco di prova che il rapporto di coppia deve affrontare. «Nella malattia – e noi oncologi lo vediamo tutti i giorni – si mettono in discussione gli equilibri delle relazioni pre-esistenti: le più fragili rischiano di essere distrutte, mentre ne escono rafforzate e consolidate quelle profonde, che in qualche modo sanno adattarsi alla nuova condizione» avverte Mario Clerico, Presidente di Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri.

In più, la malattia può rappresentare per l’uomo una fase per avviare un processo di auto-miglioramento. «L’uomo può riscoprire le sue risorse nella gestione quotidiana di numerose problematiche, supportando il nucleo familiare, favorendone la coesione e l’integrità, proteggendone la routine e la serenità, soprattutto in presenza di figli piccoli» spiega Sabino De Placido, Direttore Oncologia Medica, Università degli Studi di Napoli Federico II.

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GESTIONE DEI BAMBINI DURANTE LA MALATTIA

Un aspetto delicato della malattia, soprattutto severa come un tumore, è proprio la comunicazione con i figli piccoli. Quanto spiegare e cosa non dire?

Secondo Mario Clerico non bisogna avere paura a condividere: «Il desiderio di proteggere un bambino escludendolo dal dialogo non è positivo. Nasce da un sentimento di affetto, ma in realtà è come dire “tu non sei in grado di capire quindi stanne fuori”. Questo atteggiamento crea sofferenza e solitudine. Nei momenti difficili abbiamo bisogno di spalle su cui piangere, quindi bisogna rinforzare le spalle, anche dei figli, e non allontanarle».

Per aiutare i genitori a comunicare la malattia ai figli piccoli, Gabriella De Benedetta, Silvia D’Ovidio e Antonello Pinto dell’Unità di Ematologia Oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori, Fondazione G. Pascale di Napoli, hanno ideato un corto animato dal titolo “Mamma Uovo”.

COME SPIEGARE LA MALATTIA AI BAMBINI

«Il video fa parte del progetto “La malattia spiegata a mio figlio” che, attraverso un libro illustrato e al video, accompagna i genitori che devono parlare ai bambini della malattia e delle terapie (con una particolare attenzione agli effetti collaterali)» spiegano gli autori. «Entrambi questi strumenti possono rappresentare un sostegno per i genitori, attraverso l’uso di parole e di immagini che si fondono in una favola pensata per bambini di ogni età».

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