Fuga dai matrimoni, sempre meno italiani si sposano in chiesa e in municipio. Pochi figli

Nel 1973 si celebrarono 7,6 nozze ogni mille abitanti, adesso siamo a 3,1. Meno della metà. Così avremo un paese sempre più vecchio, e con poca voglia di futuro

Matrimoni in calo in Italia

Continuano a diminuire a rotta di collo, in chiesa e al municipio. La fuga dal matrimonio, con tutti gli sprechi che si associano, è ormai diventata un fattore endemico nella crisi della società italiana. Per dare un’idea del crollo, basta tenere presente una curva registrata dall’Istat: nel 1973 in Italia si celebravano 7,6 nozze ogni mille abitanti, ora siamo a 3,1. Meno della metà. In cifre assolute siamo passati dai 418mila matrimoni del 1973 e 1974 ai 184mila del 2019, l’ultimo anno della rilevazione di questa contabilità.

MATRIMONI IN CALO IN ITALIA

La crisi colpisce in modo più profondo la funzione religiosa, ma anche il matrimonio civile è in caduta libera. In particolare, nelle regioni del Centro-Nord, di tre matrimoni solo uno è celebrato con rito religioso; nelle regioni meridionali, dove alcune tradizioni sembrano resistere un tantino di più, due matrimoni su tre sono celebrati in chiesa.

CAUSE DIMINUZIONE DEL NUMERO DI MATRIMONI IN ITALIA

Sulle cause più antiche della fuga dal matrimonio c’è poco da aggiungere rispetto ad analisi che sono state fatte negli ultimi anni da sociologhi e studiosi della curva demografica. Dal referendum con il quale la legge sul divorzio è stata definitivamente salvaguardata in Italia, sicuramente l’istituzione matrimoniale ha avuto un colpo micidiale, segno anche di una forte secolarizzazione della società italiana. I numeri però dicono che, anche dopo il 1970, l’anno nel quale la legge sul divorzio è stata approvata, il matrimonio ha retto bene nel corso degli anni Ottanta. Iniziando a declinare negli anni Novanta e registrando una fortissima regressione dopo la metà degli anni Duemila. C’è stato un cambiamento culturale molto importante, e qui veniamo a ragioni della fine del matrimonio più attuali rispetto alle leggi sul divorzio e sulla separazione. Non si avverte più la necessità di una famiglia. Né per godersi la maternità e la paternità, né per condividere un progetto di vita. La società dell’Io, e solo Io, produce una serie di iniziative fai-da-te per costruire legami affettivi e anche vincoli genitoriali, nelle quali non rientra il vecchio schema del matrimonio. Troppo rigido e vincolante rispetto alla domanda di totale autonomia delle scelte private.

L’eclissi del matrimonio altro non è che un angolo della metamorfosi della società italiana che sta cambiando pelle sotto la spinta di una curva demografica sempre più orientata all’invecchiamento della popolazione e di nuovi stili di vita, o meglio di coppia. Un quarto dei bambini italiani nasce fuori dal perimetro della famiglia classica e un terzo delle stesse famiglie sono unipersonali.

MATRIMONI CELEBRATI IN CHIESA IN CALO IN ITALIA

Poi ci sono le componenti economiche, che sono diventate sempre più decisive. Il matrimonio è un costo e un investimento: due parole difficile da reggere sull’onda di una crisi economica che risale al 2008, e dalla quale l’Italia non si è mai ripresa. I giovani spesso non sono in condizione di rischiare, con la curva dei redditi piatta, e non hanno neanche la possibilità di immaginare un mutuo per la convivenza, laddove questo era normale nella società italiana fino alla fine del secolo scorso. Bassi salari, redditi piatti, molti lavori precari: in questa trappola non c’è spazio per la scommessa, anche finanziaria, di un matrimonio. Tantomeno se poi si considera che qualora dovesse arrivare una separazione, tutto potrebbe diventare insostenibile, fino alla soglia dell’impoverimento.

FUGA DAL MATRIMONIO IN ITALIA

Ma che cosa significa una società con la fuga dal matrimonio? Quali sprechi e danni comporta? Quale che sia il nostro individuale giudizio sul matrimonio e sulle sue regole, non è possibile anche solo immaginare di risollevare il tasso di natalità e la curva demografica in Italia, se l’istituzione matrimoniale resterà soffocata dai fattori che abbiamo visto. Solo il matrimonio può spingere gli italiani a fare più figli, e a riequilibrare gli elementi in base ai quali siamo diventati, e saremo sempre di più in futuro, un Paese di vecchi e per vecchi.

In secondo luogo senza il matrimonio, e senza una netta inversione della curva della natalità, stiamo mettendo a rischio il nostro sistema di welfare. Pensioni, assistenza sanitaria, istruzione. Sono settori dove la presenza dello Stato, fondamentale per un banale elemento di equità sociale, è messa in crisi dall’andamento della curva demografica. Le entrate si abbassano, le uscite si alzano. Mettere in sicurezza il welfare significa garantire a tutti un livello di benessere soddisfacente: provate soltanto un attiamo a pensare che cosa sarebbe accaduto in Italia con il Covid-19 se non avessimo avuto un sistema sanitario nazionale universale e gratuito.

Un terzo elemento da non sottovalutare è che la crisi del matrimonio significa l’eclissi della famiglia. Anche qui: usciamo dalla retorica delle singole opinioni, e proviamo, freddamente, a ragionare come sistema Paese. La società italiana si fonda sulla famiglia che garantisce sviluppo economico e coesione sociale. Un interminabile elenco di attività produttive sono inscindibili dalla collaborazione familiare, dal bar alle piccole imprese, dall’artigianato al campo delle professioni. Come andranno a ricostruire la loro forza senza il sottostante della rete familiare.

Infine, una società senza matrimoni ha poca voglia di futuro. È appiattita sul presente, e guarda avanti con nostalgia e con rimpianto, ma non certo con uno spirito vitale, come richiederebbero tempi di grandi cambiamenti come questi che stiamo vivendo.

CROLLO DELLE NASCITE DOPO IL COVID

Diminuiscono i matrimoni, e crollano le nascite. In questo caso la curva demografica sconta l’effetto drammatico della pandemia. Nel 2020, rispetto al 2019, si è verificata una diminuzione della natalità di oltre il 10 per cento, e l’inizio del 2021 non fa immaginare nulla di buono per l’anno in corso. Già nel mese di gennaio, infatti, la media giornaliera è scesa a 992  nascite rispetto alle 1.159 del gennaio 2020. Tutta l’Italia perde popolazione (con l’unica eccezione del Trentino Alto Adige) e con un risultato drammatico in termini demografici: il Paese registra sette nati e tredici decessi ogni mille abitanti.

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