
Partiamo da una premessa: senza i medici di base è inutile parlare di assistenza sul territorio. L’intera prima linea a difesa della salute del cittadino, il territorio appunto, è nelle loro mani. E se non lavorano, o lavorano male, l’assistenza semplicemente evapora, con sprechi enormi per l’intero sistema sanitario. Dal medico di base andiamo non solo per avere una ricetta, ma anche per una fondamentale prima visita con relativa diagnosi.
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MEDICINA SUL TERRITORIO
Dunque, la domanda se servono i medici di base è puramente retorica. Sono essenziali. Ed è giusto che il governo abbia deciso di stanziare ben 7 miliardi dei fondi del Recovery Plan per migliorare la rete dell’assistenza territoriale, che al momento fa acqua da tutte le parti. Quanto abbiamo bisogno di un buon medico di famiglia? Noi siamo convinti che buttare a mare queste competenze, archiviare figure professionali così importanti nella nostra vita quotidiana, sia uno spreco assoluto. A danno dell’occupazione dei medici e della loro professionalità, e con un colpo non secondario, in termini di rischi, per la nostra salute.
IMPORTANZA DEL MEDICO DI BASE
I primi a volere l’assistenza del medico di famiglia sono gli italiani. Si rivolgono a lui il 74 per cento dei cittadini: dunque non stiamo parlando di un professionista scomparso e abbandonato, o sciaguratamente sostituito da qualche ricerca su Google o su Facebook. In secondo luogo, abbiamo pochi medici generalisti rispetto ad altri paesi europei, per esempio, e in generale alle esigenze di una popolazione destinata comunque ad invecchiare. Altro dato da tenere presente: i medici generalisti in Italia (89,2 ogni 100mila abitanti) sono meno dei tedeschi (97,8 ogni 100mila abitanti) e dei francesi (152,9 ogni 100mila abitanti). Dati che confermano un altro spreco che abbiamo più volte denunciato sul nostro sito: i giovani medici che potrebbero avere lavoro ai quali non diamo spazio nelle università e nelle scuole di specializzazione. Infine, nei prossimi cinque anni, e quindi non tra un secolo, mancheranno 45mila medici di base all’appello. Andranno in pensione e non ci sarà ricambio. Qualcuno li vuole sostituire in blocco con gli specialisti reclutati attraverso le ricerche sul web? Oppure, peggio ancora, dobbiamo rassegnarci all’idea di avere meno assistenza pubblica e più costi per spese sanitarie private? Piuttosto: medici di base, medici generici, medici di famiglia, rappresentano un universo di professionisti che, per diversi motivi, è sempre più distante dalla rete del Servizio sanitario nazionale. Con danni per tutti. E semmai vanno organizzati meglio.
IMPORTANZA DEL MEDICO DI FAMIGLIA
Un tempo erano l’eccellente prima linea del sistema sanitario, adesso sono diventati una retrovia. Il lungo passo indietro dei medici di famiglia, ormai completamente sfilati dalla rete dell’emergenza, ha trasformato i Pronto soccorso degli ospedali in una sorta di imbuti dove ogni giorno si accalcano milioni di cittadini. Anche inutilmente. Con sprechi enormi, sia in termini di costi finanziari sia sul piano delle risorse umane impegnate. Le statistiche dicono che ogni anno 24 milioni di italiani bussano alla porta di un Pronto soccorso, e di questi l’84 per cento viene dimesso in breve tempo, spesso con una banale medicazione, mentre solo il 16 per cento finisce ricoverato. Il popolo del Pronto soccorso avanza, a Nord come a Sud, senza alcun filtro iniziale, quello che appunto dovrebbero fare i medici di famiglia con i loro studi. Solo per fare un esempio concreto, al Cardarelli di Napoli ogni due minuti si presenta un paziente in Pronto soccorso e solo la generosità dei medici, che lavorano spesso con turni massacranti, consente di evadere una domanda di assistenza così debordante.
QUANDO ANDARE DAL MEDICO DI BASE
L’abdicazione dei medici di famiglia, che tra l’altro li sottrae dalla responsabilità di decidere in alcuni casi tra ricovero e dimissione del paziente, è legata anche alla difesa di un’attività professionale protetta (non esiste una concorrenza), non troppo impegnativa e ben retribuita. Quanto basta per considerarsi una corporazione che deve autoproteggersi. Mediamente, e salvo casi eccezionali, gli ambulatori dei medici di famiglia sono aperti 15 ore a settimana e per cinque giorni, escludendo dunque il sabato e la domenica. Considerando il tetto dei 1.500 pazienti iscritti e detratte le spese per la gestione dell’ambulatorio, un medico di famiglia può guadagnare fino a 5-6mila euro netti al mese, una cifra che i suoi colleghi in ospedale, a partire da quelli impegnati sul fronte del Pronto soccorso, si sognano. In queste condizioni, con questi orari e con questa frammentazione degli ambulatori, è impossibile garantire il servizio di prima assistenza, e filtrare così i ricoveri nei Pronto soccorso ospedalieri. Eppure il medico di famiglia potrebbe e dovrebbe avere questa funzione vitale, a beneficio dell’efficienza dell’intero sistema e di un passo avanti, sul piano culturale, degli italiani in versione di pazienti talvolta immaginari. Sarebbe la più semplice e la più indolore spending review del sistema sanitario. Significherebbe meno lavoro nei Pronto soccorso, e in condizioni più civili; meno analisi e indagini; perfino meno ricoveri. Invece senza una barriera iniziale, si sciala nel mare magnum della sanità pagata dalla mano pubblica, con una catena di sprechi. Ogni anno, per esempio, si eseguono 43 milioni di prestazioni radiografiche e di quelle che partono dai Pronto soccorso il 70 per cento hanno “esito negativo”: numeri che la dicono tutta sull’effettiva utilità di questa corsa all’esame con i raggi.
MEDICI DI BASE E VACCINI CONTRO IL COVID-19
Un momento nel quale una percentuale molto alta di medici di base ha dimostrato indifferenza e irresponsabilità è stato quando bisognava accelerare la campagna vaccinale. Da dove partire? Dal territorio, ovviamente. Ma qui è cascato l’asino, ovvero il medico di famiglia. In tanti si sono rifiutati, dicendo che il loro mestiere non è «fare siringhe» (forse è quello di prescrivere farmaci?), oppure protestando per la scarse misure di sicurezza che avrebbero messo a repentaglio la loro salute. Insomma: alla fine ogni scusa è stata buona per disertare dal fronte delle vaccinazioni, con uno spreco e un danno pagato dal Paese.
PER SAPERNE DI PIÙ: Farmaci generici, in Italia non li usiamo e sprechiamo un miliardo di euro l’anno
LE LOBBY DEI MEDICI DI BASE
L’ex ministro Renato Balduzzi è stato l’ultimo titolare del ministero della Sanità che ha tentato di riportare i medici di famiglia in una posizione strategica nel sistema sanitario. Con la solita, eccessiva enfasi dei cambiamenti annunciati troppo in anticipo, Balduzzi ha messo sul tavolo la sua “rivoluzione” organizzativa. Cose semplici e di naturale buon senso, a partire dalla spinta ad accorpare studi e ambulatori dei medici di famiglia, per attrezzarli anche alle analisi, agli accertamenti di base, a una diagnostica completa di primo livello. Con un obiettivo: avere studi aperti giorno e notte, 24 ore su 24, e sette giorni alla settimana. A quel punto, il filtro sarebbe stato ripristinato. Ma Balduzzi non aveva fatto i conti con il corporativismo della categoria e con la solita, porosa complicità della politica che, come nel film Il medico della mutua interpretato da Alberto Sordi, considera i pazienti che fanno capo a ciascun professionista come un bel pacchetto di voti da coltivare innanzitutto attraverso il dottore. Non a caso, i medici di famiglia sono barricati in ben cinque sindacati di categoria, oltre alle organizzazioni generali del settore: la Federazione medici di famiglia (Fimmg), il sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (Snami), il sindacato dei medici italiani (Smi), il sindacato italiano dei medici del territorio (Simet), il sindacato dei medici pediatri di famiglia (Simpef), la società italiana di medicina generale (Simg). Autentiche lobby, con al vertice sempre le stesse persone (Milena Gabanelli su Corriere della sera ha scoperto che l’ematologo Claudio Cricelli è alla guida della Simg da trent’anni!) e con un’incredibile sovrapposizione di ruoli. Sono i sindacati che prima formano i medici di base, e poi stipulano i contratti per la categoria.
LA MANCATA RIVOLUZIONE DEI MEDICI DI BASE
Così la rivoluzione tanto annunciata è stata rapidamente sommersa dall’urlo di una minacciosa protesta, durante la quale i medici di famiglia sono arrivati a lamentarsi per essere considerati come dei “servi della gleba”. Con un altro ex ministro, Beatrice Lorenzin, molto sensibile alle sirene delle corporazioni, siamo tornati, con il passo del gambero all’italiana, alla più tenue e opaca sperimentazione. Non si capisce, però, che cosa ci sia ancora da sperimentare, quali altri verifiche sul campo vanno fatte per tappare i buchi neri che stanno mettendo alle corde l’intero sistema sanitario. Forse bisognerebbe essere più onesti e dire che non c’è voglia di cambiare nulla, e si preferisce lasciare i medici di famiglia nei loro fortini, da dove sono sempre pronti, quando un paziente chiama fuori orario con qualche preoccupazione, a dare la risposta di rito, la più semplice e anche la più inutile: «Vada in Pronto soccorso». Tanto da quelle parti c’è chi paga e chi lavora.
QUANDO LA SANITÀ CI FA ORRORE:
Ken Falco
25.09.2014Si può parlare di filtri e di prime linee finchè si vuole. Ma l’esperienza mi insegna che finchè gli accessi sanitari non verranno messi a pagamento qualcuno “scoppierà” sempre. Non importa chi, se i cosiddetti medici di famiglia, o gli ospedali. Il sistema scoppia non solo perché è corporativistico e c’è una assurda separazione tra ospedali e cosiddetta medicina del territorio, ma anche perché il cittadino non è responsabilizzato su nulla: se ci fosse anche un solo euro da dare allo Stato gli ambulatori dei cosiddetti medici di famiglia si svuoterebbero come per magia!
E di quella buffonata invereconda che è diventato il cosiddetto corso di medicina di base in mano alle regioni ne vogliamo parlare?
Elle Zeta
28.09.2014Allora se è vero che fare il medico di famiglia vuol dire fare la vita da nababbo poco lavoro e ben remunerato perchè i medici ospedalieri e in particolare quelli che lavorano in pronto soccorso non vengono a lavorare nel territorio ? Esistono molte zone carenti scoperte e nei prossimi anni si stima che almeno un milione di persone rimarranno senza medico di famiglia perchè coloro che andranno in pensione non saranno rimpiazzati da altrettanti colleghi ….Mi chiedo cosa sia sucesso a qualche medico che lavora nel servizio di emergenza che attratto da questo eden che è la medicina di base ,abbia lasciato solo dopo 15 giorni una condotta di 1500 pazienti (vale a dire almeno 6-7000 euro al mese) per tornarsene in ospedale !! forse si annoiava???!!… Se invece prima di scrivere si provasse a vedere realmente cosa fa il medico di base , magari frequentando l’ambulatorio solo una giornata ! Ho avuto modo di sentire qualcuno dei giovani neolaureati che frequentano lo studio d MMG come tirocinanti prima dell’esame di stato , con mia grande sorpresa la maggioranza di loro sperano di vincere il concorso per entrare in qualche scuola di specializzazione la medicina generale non è il massimo delle loro aspirazioni ..Non me la sento di dare loro torto…
Ken Falco
26.09.2014E aggiungo che era ora che si cominciasse a leggere di questi articoli.
La tragedia secondo me è che purtroppo ci sono molti giovani che entrano anche
loro in questo sistema e in questa mentalità ed anzi, non ne vedono l’ora! Come
facciano, non lo so. Io me ne sono andato, mi sono laureato con il massimo, ho
visto e ho preso il coraggio a due mani e sono fuggito con il coraggio della
disperazione. (Non crediate che l’argomento specializzazioni in Italia sia
molto diverso … Basta vedere l’ultima pagliacciata del bando di concorso
specializzazioni, vedere per credere …).
Aggiungo che purtroppo è l’intero sistema che ha generato la cosiddetta
convenzione dei medici di base ed è il sistema che genera distorsioni, caste e
castucole.
Il discorso è complesso, ma in generale anche l’argomento del cosiddetto
accorpamento dei medici di famiglia e delle cosiddette “case della salute”
aperte H24 è purtroppo anche quello una pia illusione per vari motivi, non
ultimo il fatto che se in un ambulatorio di medicina di famiglia metti un
ecografo gratis, hai finito di vivere e brucerai le sonde in una settimana perché
ci sarà un assalto generale da parte di gente che non ha nulla, ma che comunque
pretende l’ecografia perché sa che è disponibile. Tutti i tentativi di filtro o
barriera che non toccano le tasche e gli euro di coloro che accedono a un
servizio, specie in Italia, sono falliti e falliscono tutt’ora e i risultati
sono sotto gli occhi di tutti. Chi è del ramo e non ha falsi preconcetti sa di
cosa parlo.
Marc Rom
27.09.2014censuriamo?bene,bene….