Perché sprechiamo un miliardo di euro l’anno rifiutando gli ottimi farmaci generici?

Abbiamo la percentuale più bassa di medicine generiche vendute in Europa. Uno spreco che piace all’industria farmaceutica, ai medici poco responsabili, a qualche farmacista che non accetta il cambiamento. In Giappone valgono quasi l’80 per cento delle prescrizioni.
Uso farmaci generici in italia

USO FARMACI GENERICI IN ITALIA

In Giappone si conta di arrivare, entro il 2020, all’80 per cento delle prescrizioni, ma già adesso i farmaci generici sono la stragrande maggioranza di quelli venduti. Come in diversi paesi europei, dall’Inghilterra alla Germania. D’altra parte il mercato mondiale dei generici sfiora i 442 miliardi di dollari l’anno ed è quasi raddoppiato dal 2013. Con evidenti risparmi e riduzione degli sprechi sia per il servizio pubblico sia per i cittadini. In Italia, invece, il farmaco low cost non fa strada, viene respinto, e sappiamo bene da chi e come, con danni per tutti. Un muro che potrebbe iniziare a crollare con la scadenza, ormai prossima, di alcuni brevetti su medicine molto diffuse per abbassare il colesterolo  e per mettere in ordine la pressione.

Un farmaco no logo, chiariamolo una volta per tutte, ha gli stessi principi attivi e le stesse caratteristiche, di un farmaco griffato. Produce gli stessi effetti sul malato, e ha ricevuto l’identica autorizzazione dall’Agenzia nazionale del farmaco più noto grazie alla marca. E allora dove sta la differenza? Nel prezzo: semplicemente costa meno. Eppure in Italia, proprio in Italia dove siamo in eterno affanno per contenere la spesa sanitaria e per non tagliare servizi essenziali, di farmaci generici ne consumiamo il meno possibile. Meno di tutta l’Europa. Tanto che negli altri paesi dell’Unione, complessivamente, grazie all’uso dei farmaci generici si risparmiano 13 miliardi di euro, mentre noi sprechiamo circa 1 miliardo di euro per il mancato acquisto di questi prodotti in sostituzione degli equivalenti griffati.

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FARMACI SENZA LOGO

I farmaci low cost costano mediamente il 20 per cento in meno rispetto ai griffati, ma il risparmio può arrivare fino al 50 per cento. Il buco e lo spreco diventano evidenti laddove la spesa farmaceutica in Italia per prodotti generici non supera il 14 per cento del totale, rispetto al 50 per cento in Germania e in Olanda, all’85 per cento in Inghilterra e al 75 per cento negli Stati Uniti. Tra l’altro proprio in Germania grazie a un ricorso così diffuso dei farmaci generici, la spesa sanitaria è crollata del 6 per cento. Sono numeri importanti in tempi di vacche magre e di spending review sul versante della spesa sanitaria.

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UTILIZZO DEI FARMACI GENERICI IN ITALIA

Ma dove nasce lo spreco, e in qualche caso la truffa, dello scarso uso dei generici? Innanzitutto c’è la costante pressione delle case farmaceutiche, pronte a scoraggiare ogni acquisto che riduca i loro margini di guadagno. Poi c’è la complicità dei medici, che dovrebbero attenersi a una legge introdotta dal governo Monti: la ricetta non deve indicare il nome commerciale del farmaco ma solo il principio attivo in esso contenuto, salvo quando la medicina “non è sostituibile”. E dietro questa formula piuttosto vaga si apre la prateria di un’eccessiva discrezionalità dei medici. Infine, le farmacie. I farmacisti sono solo dispensatori di farmaci e quindi non possono sostituirsi al medico: ma potrebbero favorire campagne di informazione per spiegare i vantaggi dei medicinali generici in termini di risparmio e di sicurezza. Insomma: tutti possono fare qualcosa per finirla con questo record europeo dello spreco che abbiamo conquistato con l’abbuffata dei medicinali e con lo scarso uso dei generici.

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COME NON SPRECARE MEDICINE:

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