
NUMERO DISCARICHE IN ITALIA –
È uno dei record che ci fa arrossire, come Paese, e costa caro, in termini di multe da pagare. Secondo una mappa fornita dal Dipartimento Ambiente della Commissione europea, infatti, l’Italia è il paese dell’Unione con il più alto numero dei rifiuti che finiscono in discarica, quasi il 40 per cento del totale, e delle discariche abusive, spesso gestite dalla malavita organizzata, che sono complessivamente 188. L’ultima è stata sequestrata qualche giorno fa in provincia di Catanzaro: si estende su una superficie di 3.500 metri quadrati, ingoia 800 metri cubi di spazzatura, e si trova a pochi metri da una scuola. D’altra parte in Calabria il 90 per cento della spazzatura finisce nelle discariche, mentre in Sicilia questa percentuale sale al 93 per cento.
LEGGI ANCHE: Ecco la terra più inquinata del mondo, in Ghana, dove migliaia di ragazzi lavorano nella discarica dei prodotti elettrici
DOVE SI TROVANO LE DISCARICHE IN ITALIA –
E dove sono dislocate le discariche abusive in Italia? Prevalentemente nelle regioni meridionali. E cioè: 48 in Campania, 43 in Calabria, 28 in Abruzzo, 21 nel Lazio, 12 in Puglia, 12 in Sicilia, 9 in Veneto. Le restanti si trovano nelle altre regioni, una perfino nell’isola del Giglio, con l’esclusione della Val d’Aosta e del Trentino, dove la raccolta dei rifiuti ha target di efficienza e di qualità analoghi a quelli dei paesi europei più avanzati in questo settore.
PROBLEMA DELLE DISCARICHE IN ITALIA –
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti promette, indignato, di chiudere tutte le discariche entro il 2020, cioè nei prossimi cinque anni. Un obiettivo che sembra del tutto irrealizzabile considerando l’attuale punto di partenza, ma le parole di Galletti si spiegano con un altro motivo: lo spreco delle multe che siamo costretti a pagare per le discariche. Infatti, oltre al prezzo per l’inquinamento ambientale e per i rischi della salute dei cittadini, c’è la moneta contante pari a 43 milioni di euro ogni sei mesi: questa è la multa sancita già nello scorso dicembre dalla Corte europea di Giustizia. E allora, di fronte a un simile disastro che indigna i cittadini (tra l’altro è partita una petizione popolare per la bonifica dei siti entro il 2 giugno da parte di www.firmiamo.it) , il ministro prova a spararla grossa.